«QUEI DATI FANNO MALE»

Caro Direttore, ho letto e riletto l’articolo pubblicato da Risoitaliano più volte e ho scritto questa lettera, cancellata e riscritta più volte, perché davvero pensare e dire che «LOMELLINA E PAVESE HANNO PERSO POCO» fa male!

Sì, fa male a noi addetti ai lavori, ma ancor di più fa male a quelle aziende che hanno sofferto e che non hanno raccolto; fa male a quelle aziende che versano in grave crisi economica perchè – a causa della siccità – non hanno prodotto, non hanno venduto, non hanno incassato e non possono seminare o affrontare con serenità la campagna 2023, in quanto i fornitori non riescono ad avere le adeguate garanzie.

Fa male perché ancora una volta i dati diranno e daranno risultati che possono essere letti come “non gravi”. Ma mi chiedo, sempre con massimo rispetto del lavoro di tutti e quindi anche dell’informazione indipendente che offre Risoitaliano: chi dice che i danni non sono stati gravi ha mai girato i campi, si è messo gli stivali (che per altro servivano a poco) per fare un giro in risaia?

Noi produciamo riso da seme, siamo a contatto quotidianamente con chi coltiva questo cereale e sono felice se vi siano zone che hanno prodotto bene e con alta qualità. La realtà dei fatti in altre zone non è la stessa e lo attesta anche l’andamento dei mercati di Mortara, Vercelli e Novara. Le rese dei risi da interno sono più basse delle medie, i granelli più piccoli, insomma i danni sono evidenti.

Spero, a beneficio di chi si occupa di dati statistica e previsioni, che il 2023 non sia simile al 2022 ma soprattutto spero che non si debba attendere che le aziende chiudano davvero, per vedere la realtà fotografata anche dalle statistiche ufficiali e rendersi conto della gravità della situazione siccitosa. Autore: Carlo Minoia, direttore generale Sapise