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IL MERCATO SECONDO PRANDO

da | 23 Nov 2022 | NEWS

Mercato riso

Il mercato attende la pubblicazione dei dati sui trasferimenti, mantenendo consolidate le sue dinamiche ed avendo pochi sussulti (leggi l’analisi completa).

«ANNATA STRANA, PREZZI BUONI»

Come consueto affrontiamo questi temi con gli attori del settore. Oggi incontriamo Vito Prando, risicoltore Vercellese, che afferma: «L’annata appena trascorsa è stata strana. C’è stata molta variabilità nelle condizioni di campo e di economia aziendale che hanno reso difficile ogni scelta imprenditoriale. Questo contesto ha portato a molta diversità nei risultati delle aziende. Generalizzare è difficile, ma mi sento di affermare che oggi i prezzi compensano l’esborso avuto, nella maggioranza dei casi. Così ho potuto constatare personalmente e confrontandomi con i colleghi, anche laddove non siano intercorse difficoltà idriche, le produzioni sono calate in special modo per i lunghi B, mentre i risi da interno si sono dimostrati poco performanti, con i lunghi A da parboiled pressoché invariati».

«DOBBIAMO DARE OSSIGENO AL MERCATO PER EVITARE CROLLI»

«Meglio han fatto, al contrario, i risi tondi, elemento che, unitamente all’andamento sul mercato nell’ultimo anno ed all’elevata produttività generale (pari ai lunghi B e maggiore degli altri comparti), ha portato i risicoltori ad interessarsi molto alla coltivazione di queste varietà. Oggi pare sia pressoché finita la semente disponibile. È vero anche, come da voi ravvisato, che i numeri sul trasferito sono lontani dalla consuetudine (-45%, ndr)».

«Ciò è avvenuto in quanto credo che i risicoltori vogliano spingere al massimo il listino per queste varietà prima di vendere. In sostanza, è il riso su cui puntiamo di più, soprattutto per mercati di nicchia come Selenio. Certo questo potrebbe diventare un gioco pericoloso. Difficile riuscire ad intercettare il massimo e dovendo fronteggiare il rischio di un rapido calo nella domanda. Quest’ultima evenienza potrebbe anche avvenire in seguito ad un calo di interesse per una varietà troppo trattenuta dall’offerta ed alla quale l’industria riesce a trovare un sostituto nel momento di necessità»

«Ritengo che il mercato debba essere assecondato quando tira in un senso, prima di scadere in dinamiche simili a quella appena descritta. Penso che la strategia giusta sia vendere in modo controllato accompagnando il mercato fino al raggiungimento del massimo».

«AUSPICO “INDICA” A 55 €/Q»

«Tornando alle scelte di semina dei risicoltori – prosegue Prando – registro anche un calo nell’interesse verso i lunghi B. come spesso accade, dunque, i colleghi si fanno ingolosire dall’andamento dei prezzi e questo nell’annata successiva porta ad un squilibrio in senso opposto, dinamica meno influente negli ultimi anni in cui sono intercorsi importanti ed inaspettati eventi esterni. Riguardo al mercato dei risi “indica”, in ogni caso, auspicherei un approdo 55 €/q lordi, una valutazione che credo possa essere soddisfacente, considerando che già 50 €/q è un buon prezzo per questo comparto. Le importazioni sicuramente influiscono nell’attuale situazione di stallo apparente ma credo che una crescita del 10% sia realistica nel prossimo futuro, essendo riconosciuto da tutti gli attori sul mercato il maggior valore merceologico del nostro prodotto.»

IMPORTAZIONI E CONSUMI

«Sul decadimento definitivo dei dazi, ritengo che noi agricoltori dobbiamo accettare di interagire in un libero mercato. Qui siamo liberi di produrre qualsiasi tipo di coltura da reddito, non per forza esclusivamente il riso se questo significa dare un prodotto di cui la domanda è già soddisfatta o che si trova su altre piazze ad un prezzo migliore».

D’altro canto è importante che la concorrenza sia equa. Ciò significa che nei paesi che competono con noi sul mercato non è accettabile venga sfruttato il lavoro minorile mentre qui sono in vigore restrizioni sui fitofarmaci al limite del sopportabile. Infine, riguardo alla recente iniziativa del presidente di Airi, Francese, di richiedere al Ministro Lollobrigida l’annessione del riso tra gli alimenti sul quale ridurre o azzerare l’Iva, ritengo che, pur essendo un atto positivo per il settore, non abbia un’influenza significativa. Il riso è un bene imperfetto, ovvero con un consumo non proporzionale all’andamento del prezzo. Il Consumo è descritto più da dinamiche di varia natura, legate ad esempio alla cultura culinaria o a mode alimentari». Autore: Ezio Bosso.

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