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UNA RISAIA PER MEDICINA

da | 15 Set 2017 | NEWS

Qui, nella bassa bolognese, si faceva riso fino agli anni ’50. Poi il vento è cambiato, ora si coltiva altro. Da quest’anno però nel paesaggio di Medicina è rispuntata una risaia, che seppur di soli 2 ettari e mezzo, l’anno prossimo è destinata a crescere, e non di poco. La scelta di tornare a coltivare riso è di Luca Quartieri, imprenditore agricolo di questo centro a 25 chilometri da Bologna, che con i suoi tre fratelli gestisce un’azienda agricola di circa mille ettari: « Ho sempre voluto coltivare riso, era un mio sogno sin da ragazzo. Per varie ragioni non mi è stato possibile finora, ma adesso ci ho provato e l’esperimento è riuscito».

Pochi i problemi colturali, grazie al fatto che si tratta di una risaia vergine: «Abbiamo optato per la semina in asciutta, riducendo le quantità d’acqua necessarie per la coltivazione. Inoltre abbiamo seguito il consiglio di innalzare il livello della sommersione fino a coprire le infestanti. Così siamo riusciti a contenerle senza grandi difficoltà. Devo dire che pensavo che la coltura richiedesse più cure». Da qui la decisione di portare l’area interessata da 2, 5 ettari a 10 l’anno prossimo. In futuro la superficie potrebbe anche aumentare. Per avviare questa esperienza l’azienda agricola ha dovuto acquistare un essiccatoio: per l’anno prossimo ha previsto di dotarsi anche di una mietitrebbia. «Per il resto, abbiamo utilizzato le attrezzature di cui già disponevamo – continua Luca Quartieri – e ora che l’esperimento è riuscito, qualcuno, che prima l’aveva considerato quasi impossibile, comincia a guardare alla nostra prova con interesse».

La prospettiva dell’azienda comunque è di puntare alla trasformazione dei propri prodotti: «E’ in questa fase della filiera che si possono recuperare le risorse economiche: già ora produciamo pasta con il nostro grano, l’idea è di lavorare anche il riso, per poi venderlo o servirlo direttamente nel nostro agriturismo. L’obiettivo è quello di passare direttamente dal campo alla tavola».

L’impresa non è nuova a cambiamenti: «L’anno scorso abbiamo deciso di convertire un centinaio di ettari a coltura biologica, stiamo facendo le nostre esperienze, come per il riso, ma riteniamo stia dando risultati interessanti, abbiamo abbandonato, ad esempio, la barbabietola da zucchero, perché non era più remunerativa». La filosofia è quella di sfruttare il più possibile gli spiragli che si aprono sul mercato: «La nostra famiglia è piuttosto numerosa, la forza lavoro non manca e diamo anche spazio ai giovani: se portano idee, cerchiamo di aiutarli a realizzarle».

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