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SEMINE E MERCATO: I DATI DI RICE UP

da | 30 Nov 2018 | NEWS

Nella conferenza di Rice Up che si è tenuta ieri pomeriggio a San Genesio ed Uniti (Pavia), l’associazione ha esposto il proprio sondaggio sulle semine 2018, con un’analisi delle prospettive di mercato. Paolo Ghisoni, mediatore lombardo e coordinatore del progetto, ha esordito ricordando l’importanza di lavorare per ottenere il marchio IGP della Valle del Po, anche nell’ottica di maggiori esportazioni. L’argomento dell’IGP è stato anche al centro di una relazione di Melissa Spina sulla riconoscibilità del prodotto. (HAI SCARICATO LA NUOVA APP DEI RISICOLTORI?)

Il sondaggio di Rice Up

I dati diffusi circa l’investimento di semina per varietà  provengono da un ingente numero di aziende lombarde (7,4% della superficie totale 2017/2018, 30,78% della superficie di Pavia 2017/2018, 21,24% della superficie di Milano 2017/2018, 8,56% della superficie Lomellina 2017/2018, 28,59% della superficie di Lodi 2017/2018) e sono stati confrontati con le semine degli ultimi dieci anni, divisi per zona e per percentuale, su ogni varietà: «Un lavoro molto impegnativo dunque, che confrontato con i dati globali forniti dai sementieri si è dimostrato molto verosimile, gratificando i nostri sforzi.- afferma Ghisoni – A livello pratico i dati 2018 confrontati con l’anno precedente mostrano una diminuzione globale dell’ettarato del 7,4 %, peccato mortale a mio parere. Vi sono ancora delle tendenze dovute ai prezzi di mercato nel periodo di semina abbastanza marcate (BALDO E SIMILARI+20% e LUNGO A GENERICO+9%, entrambi con le quotazioni di mercato più alte a aprile 2018), anche se in calo rispetto agli anni precedenti, forse anche grazie al nostro operato in minima parte».

 

Successivamente è stato proposto il dato confrontato con l’ipotesi di equilibrio tra domanda e offerta sul mercato, da cui emerge la forte carenza di indica nelle nostre produzioni (-15.900), che dimostra la mancanza di fiducia in questo prodotto, in seguito alle evoluzioni del mercato ben note: questo andamento ha anche influenzato la produzione di Japonica, diventata eccedente e dunque presumibilmente capace di modificare i prossimi mercati.(HAI SCARICATO LA NUOVA APP DEI RISICOLTORI?)

Carnaroli in sofferenza

Il grafico proposto, elaborato in base ai dati descritti, è, a detta degli autori, migliorato molto nella conformità tra domanda e offerta, presentando parallelepipedi pressoché uguali, al contrario degli anni precedenti. Successivamente sono state stimate le produzioni di quest’anno, per provare a ragionare sui prezzi. Ecco il parere di Ghisoni: «il dato rimane imperfetto in quanto le condizioni climatiche particolari di questa annata potrebbero mutare i valori. Preoccupa molto il dato sulle giacenze, in quanto composte per più del 70% da Volano e Carnaroli, che manterranno o incrementeranno le loro difficoltà di crescita sul mercato, a causa di semine mal predisposte degli agricoltori che pagheremo anche in questo mercato». Il riso tondo invece si dimostra il prodotto più richiesto dal mercato (insieme ai Lunghi B), anche a causa delle grosse esportazioni, riuscendo a soddisfare l’ipotesi di equilibrio alla perfezione come dimostrato dalla quotazione in crescita, «ma che non supereranno una certa soglia ormai fissata dalla globalizzazione del mercato» ricorda sempre Ghisoni.  In generale i risi che rispettano la richiesta del mercato nella loro disponibilità (composta da prodotto e giacenze) saranno quelli di cui vedremo salire i prezzi mentre quelli dove c’è maggiore disponibilità saranno in difficoltà (dati esposti in tabella).

Le carenze di Lungo A, secondo Rice Up, sono giustificate dalla presenza dei dazi all’importazione emessi dalla Turchia, principale importatore dei nostri risi, che potrebbero modificare l’equilibrio. Per il S. Andrea invece si potrebbe “tappare il buco” con Baldo e Roma, ma la carenza che va a ledere il nostro mercato maggiormente è, come comprensibile, l’Indica, che rappresenta le 90.000 t di differenza totale tra offerta e domanda (come constatabile dalla tabella). L’oratore analizza così il dato: «molti si sono allontanati dall’indica per il prezzo inferiore ai 30 €, ma provate a pensare: è meglio prendere 26 €/q per l’Indica o 32 per il Carnaroli? È ovvio che l’equilibrio sia indispensabile nelle scelte ma se si continua in questa direzione si mette in difficoltà tutta la filiera, semplicemente per disorganizzazione». (HAI SCARICATO LA NUOVA APP DEI RISICOLTORI?)

Occhio alle relazioni tra produzione e prezzo

Al convegno è stato quindi proposto un focus su Carnaroli e Volano: a parere di Rice Up, il dato di confronto tra andamento della produzione e prezzo dimostra, per entrambi i casi, un calo della valutazione quando la produzione supera le 100.000 t e un optimum intorno alle 80.000/90.000 t. La presentazione si è chiusa con un confronto tra varietà storica dei due gruppi (Carnaroli e Arborio) e i similari, sottolineando come nelle eccedenze vi siano per lo più similari, altro elemento su cui riflettere per le scelte future. 

Un servizio per la Lombardia

Secondo Ghisoni, il servizio di analisi fornito in Lombardia da Rice Up, potrebbe diventare fondamentale per l’organizzazione della semina di ogni azienda risicola e dovrebbe essere allargato, sia nella raccolta dati che nella divulgazione, a tutti gli operatori del settore. La gestione dell’offerta è l’unico elemento nelle mani dell’agricoltore, ricorda Rice Up, per governare il mercato. Autore: Ezio Bosso

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