Recentemente, il nostro Paese ha dichiarato conclusi i lavori sul Pan – Piano d’azione nazionale sull’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari e il mondo agricolo rumoreggia: mettersi in regola comporterà tempo e denaro, per corsi di formazione (25 ore, 90% di frequenza), adempimenti, tarature delle macchine e degli impianti e consulenze obbligatorie. Nel presentare il piano degli usi sostenibili nel corso di un recente convegno, la Regione Lombardia ha sottolineato che il Pan (durata: 5 anni) punta a ridurre i rischi e gli impatti derivanti dall’uso di agrofarmaci, ma anche a promuovere la difesa integrata e biologica e dei mezzi alternativi. Il varo del Pan, analizzato da Beniamino Cavagna, del servizio fitosanitario regionale, va a sovrapporsi alla nuova Pac e ai Piani di sviluppo rurale, inaugurando una stagione di adempimenti burocratici – già ribattezzata con lo spauracchio delle “tre P” – che non faciliterà i risicoltori.
Nel corso del convegno, Mery Pampaluna della Dga regionale, parlando della nuova Pac, ha ricordato che, a fronte delle nuove incombenze, “all’Italia saranno allocati pagamenti diretti pari a 26,67 miliardi di euro in sette anni, cioè meno di quattro miliardi all’anno. Ciò significa un secco -18,4% delle risorse rispetto al passato. In altre parole, gli agricoltori italiani dovranno fare di più per avere di meno”. Esclusi gli obblighi del greening (per il riso in sommersione), per il dirigente regionale può addirittura sembrare che “la Politica comune europea premierà chi i propri terreni non li tratterà, non li concimerà, non li arerà, perfino chi non li letamerà” con il rischio che si abbandonino le campagne e l’Italia divenga “un Paese di trasformatori di materie prime estere”. Per scaricare il documento della Regione Lombardia sul Pan clicca QUI. (10.12.13)