Il mondo del riso italiano vive ore di incertezza. I listini continuano a parlare di crisi, con le varietà da interno nuovamente in calo sulla piazza di Mortara: solo Baldo e Cammeo paiono al riparo dai venti ribassisti, alimentati anche dalle voci di una concentrazione delle decisioni di semina sui risi da interno. Sale sulle ferite dei risicoltori che a Torino, dove l’assessore all’agricoltura Giorgio Ferrero ha convocato il tavolo di settore, non hanno nascosto le loro preoccupazioni, ma non sono riusciti neanche a trovare l’unità necessaria nei momenti difficili. Prova ne sia che all’intervento critico de #ildazioètratto anche un sindacalista compassato come Paolo Dellarole, presidente vercellese della Coldiretti, alle critiche del movimento di protesta, è insorto: «voi dite sempre che rappresentate 600 persone ma allora avete anche la responsabilità di una proposta, non basta protestare». E alla replica di Piero Actis che avrebbe ipotizzato un ammasso finanziato dallo Stato, Dellarole ha risposto: «non voglio insegnar niente a nessuno ma certe strade sono già state percorse. E poi magari ci si fa del male…»
Uno scetticismo avallato da Ferrero, il quale ha definito improbabile il ricorso a misure di sostegno pubblico per il settore. Commento che gela le speranze di chi, in queste ore, sollecita il governo a riconoscere al settore risicolo lo stato di crisi: sarebbe in verità l’unica ciambella di salvataggio se non venisse concessa la clausola di salvaguardia che il governo ha chiesto a Bruxelles per fermare le importazioni dai Pma e che sarà al centro della discussione del secondo forum europeo del riso, promosso dall’Ente Nazionale Risi nella capitale belga per il 23 gennaio. Anche intorno a quell’appuntamento vi è incertezza: esiste un documento che, come ha anticipato il presidente dell’Ente Risi Paolo Carrà, punterà a sensibilizzare le istituzioni politiche anche sulla necessità di regole “reciproche” nell’uso dei fitofarmaci da parte dei Paesi che importano riso nell’Ue; tuttavia, alcuni vorrebbero aprire la discussione anche sull’etichettatura obbligatoria, messa in forse dal nuovo regolamento europeo, e pare che il Copa Cogeca subordini la propria firma all’inserimento di altri impegni. Insomma, i prossimi saranno giorni laboriosi per gli sherpa dell’Ente Risi.
A Torino si è avuta qualche avvisaglia delle difficoltà, anche se Ferrero ha cercato di risollevare gli animi promettendo che Piemondina, la campagna promozionale varata dalla Regione Piemonte per il riso, produrrà presto dei risultati. Inoltre, Ferrero ha sottolineato che, con una recente modifica della legge regionale in materia di controlli, l’attività di vigilanza dei servizi regionali antisofisticazione, che opera in sedi decentrate sul territorio e che finora era limitata al solo settore vitivinicolo, sarà estesa all’intero settore agroalimentare e, per quanto riguarda il riso, l’attività verrà concentrata su due filoni: controlli sul riso biologico; controlli sulla filiera del riso piemontese, anche in funzione, appunto, del nuovo marchio “Piemondina”. Rassicurazioni che non sono state sufficienti a rasserenare gli animi, se è vero che 24 ore dopo la Coldiretti emetteva un bellicoso comunicato stampa in cui, oltre a far notare «i ritardi circa i contributi dell’assicurazione sulla grandine che, per alcune aziende, risalgono addirittura al 2015, l’attesa del saldo Pac 2017 ed il blocco, per alcune imprese, delle domande per la revisione delle superfici su campagne pregresse stiano mettendo in difficoltà il lavoro dei nostri imprenditori» ha aperto nuovamente il fuoco contro l’industria risiera, presente al Tavolo piemontese. «E’ opportuno – sottolineano i dirigenti Coldiretti – aggregare l’offerta per essere più incisivi e maggiormente operativi sul mercato moderno, oltre ad essere uniti, come parte agricola, sulle intenzioni di semina al fine di evitare sovrapproduzioni di determinate qualità. Auspichiamo che al più presto avvenga l’incontro, da noi più volte richiesto e come anche l’assessore Ferrero ha proposto di organizzare, con l’industria del Piemonte e della Lombardia per costruire in modo concreto dei contratti di filiera in vista della prossima campagna risicola».