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LUCI ED OMBRE DEL REGOLAMENTO BIO

da | 17 Mar 2020 | NEWS

falso bio

Prima del Coronavirus, l’argomento dell’agricoltura biologica era uno dei più dibattuti. Il Consiglio dei Ministri aveva appena approvato le nuove norme in materia di illeciti agroalimentari su proposta del Ministro della giustizia Alfonso Bonafede e di Teresa Bellanova, Ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali. «L’approvazione del DDL da parte del Consiglio dei Ministri è un segnale importante circa la volontà di tutelare l’intero settore agroalimentare italiano. Il biologico, che negli ultimi otto anni ha fatto registrare una crescita del 76% delle superfici coltivate e del 66% delle aziende, rappresenta un comparto sempre più centrale dell’agroalimentare. Ben venga dunque un DDL che rafforzi il sistema di protezione verso gli illeciti grazie a norme e sanzioni più rigorose. FederBio è da sempre in prima linea nel supporto a Istituzioni, Magistratura e Forze di Polizia per contrastare il falso bio e tutelare i consumatori e le imprese oneste del settore» aveva dichiarato Maria Grazia Mammuccini, Presidente FederBio, a fine febbraio. Poi, si sa, la situazione si è ingarbugliata: l’approvazione al Senato della legge sul biologico, passata quasi all’unanimità alla Camera con la sola astensione di Forza Italia, è in lista d’attesa. La nuova Commissione Ue ha lanciato il Green New Deal e sta adeguando anche le politiche di settore a obiettivi ambiziosi, che prevedono indicatori precisi di crescita per il settore biologico certificato, attraverso il Regolamento 2018/848. Recentemente, lo abbiamo analizzato con Giuseppe Sarasso. Ci torniamo sopra per capire cosa ne pensino il mondo bio e i sindacati agricoli (ad eccezione di Coldiretti che per il momento non si esprime).

Federbio: dai gruppi una svolta

Il Segretario Generale di FederBio, Paolo Carnemolla, lo commenta così: «La possibilità di creare “gruppi di operatori” ritengo sia l’unica vera innovazione proposta dal Regolamento, permettendo ai piccoli produttori di avere una gestione agevolata dei sistemi burocratici, diminuendo i costi indiretti. Riguardo alla semente biologica il testo di fatto non dice nulla di nuovo mentre molto più interessante è quello che si sta scrivendo negli atti delegati e esecutivi, dove siamo riusciti come Italia, grazie all’impegno di FederBio, ad affermare che il tempo utile che deve intercorrere tra l’ordine della semente biologica e la consegna non deve essere legato esclusivamente al tempo di preparazione ed effettuazione della consegna del materiale ma anche a quello di produzione della semente se non già disponibile a magazzino, partendo dalla programmazione colturale agronomica resa necessaria dalla rotazione aziendale. Parlando del sistema di certificazione ritengo sia importante la conferma dell’approccio introdotto dal Reg. 834/2007 e il tentativo che sta facendo l’Italia di rafforzare trasparenza, tracciabilità e standardizzazione ma la vera novità è l’entrata in vigore lo scorso 19 dicembre del nuovo regolamento sul controllo ufficiale di mangimi e alimenti (Reg Ue 625/ 2017) che equipara i controlli sui prodotti biologici a controlli ufficiali; ottima notizia per il nostro comparto che vede chiarito e rafforzato il ruolo del sistema di certificazione. Chiaramente i due regolamenti dovranno armonizzarsi e mi auguro che questa sarà l’occasione per razionalizzare in Italia l’organizzazione del sistema di certificazione, superando la mancata riforma fatta con il D.lvo 20/2018».

Cia: non risolve

Giovanni Daghetta, presidente regionale di Cia-Agricoltori Italiani della Lombardia, ci dice invece che «la certificazione dei prodotti biologici è da sempre un tema controverso e trovo che questo Regolamento non risolva a pieno la situazione, anche se si tratta di un documento tutto sommato positivo. Il mio timore tuttavia, sapendo che questo testo potrà essere interpretato con libertà dagli stati membri, è che l’Italia possa modificarlo in negativo nell’attuazione nazionale. Il limite della privatizzazione degli enti certificatori, in  ogni caso, è rimasto, lasciando una macchia su questa impostazione agronomica. Parlando di note positive credo che lo possibilità di sviluppo del comparto sementiero anche nella produzione biologica possa essere un’ottima occasione imprenditoriale e che la dicitura “gruppi di operatori” possa essere una semplificazione burocratica importante per le piccole aziende».

Confagricoltura: il nodo seme

Paola Battioli, presidente di Confagricoltura Novara e Vco punta sul tema del seme: «Parlando di semente biologica uno dei principali problemi è il ricevimento della stessa, molte volte impossibile, che porta i risicoltori ad un reimpiego obbligato. A livello generale, si sta scrivendo un PAN che punta ad aumentare la produzione biologica nazionale del 30% minimo, attraverso un regolamento stringente. Ritengo che sia un percorso a dir poco ambizioso che, a mio avviso, deve essere affiancato da un cambiamento nelle certificazione, in particolare riguardo agli enti predisposti ad attuarle, i quali non dovrebbero essere privati. Riguardo alla creazione di “gruppi di operatori”, la scarsa definizione degli stessi mi preoccupa e non vorrei che anche questa fosse un’occasione di aggiramento delle regole. Il biologico in risicoltura rimane un tema controverso e credo che anche questo Regolamento non abbia risolto i dubbi esistenti». Autore: Ezio Bosso

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