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«LE CONCESSIONI IDRICHE DEVONO CAMBIARE»

da | 10 Ago 2022 | NEWS

denuclearizzata

L’Anbi ha emesso un comunicato stampa sulla siccità che sparge sale sulle ferite dei risicoltori piemontesi, perché evidenzia la sofferenza della Valle d’Aosta, la regione che ha negato l’acqua al Piemonte tenendo chiuse le sue dighe. Perciò, giunti ormai all’epilogo di questa stagione siccitosa, abbiamo chiesto un commento a Benedetto Coppo, presidente dell’Unione agricoltori di Vercelli. Coppo aveva invocato pubblicamente l’aiuto dei valdostani. Ecco il suo commento.

DEFLUSSO MINIMO E AUMENTO DEI VOLUMI

«Dal Punto di vista idrico, per l’agricoltura piemontese e pavese gli ultimi 60 giorni sono stati di estrema emergenza. Le cause sono le mancate precipitazioni e la conseguente forte riduzione dei volumi d’acqua derivabili a favore dell’irrigazione dai 3 principali fiumi, Po, Dora Baltea e Sesia, e dal lago Maggiore».

«Le Associazioni preposte alla gestione della risorsa idrica hanno fatto il possibile per gestire quanto disponibile e, unitamente alle Organizzazioni di categoria, hanno lanciato più volte l’allarme. Sono state sollecitate le Istituzioni, Regioni in testa, affinchè fosse resa disponibile una maggiore quantità d’acqua attraverso la riduzione del Deflusso Minimo Vitale e l’aumento dei volumi idrici rilasciati dagli invasi alpini».

LE REAZIONI DI PIEMONTE E VALLE D’AOSTA

«La politica, raccogliendo le istanze, ha sollecitato i relativi interlocutori, istituzionali e non, i quali hanno parzialmente risposto positivamente in Piemonte mentre. In Valle D’Aosta, invece, la risposta è stata totalmente negativa. Anzi, sono continuate le solite riduzioni di rilascio tipiche dei fine settimana quando minore è la richiesta di energia elettrica». La conseguenza è stata l’impossibilità di mitigare i danni da siccità.

IL PARADOSSO VALDOSTANO

Dal comunicato stampa di ANBI di questi giorni si apprende, tra l’altro, che ”la verdeggiante Valle d’Aosta […..], dove le precipitazioni fin qui registrate nel 2022 sono prossime ad inedite performances negative, ma le alte temperature, favorendo lo scioglimento anche delle nevi perenni, hanno per paradossale conseguenza, una delle stagioni più favorevoli per la Dora Baltea”.

Alla luce di tali osservazioni, e ricordando che istituzionalmente l’uso dell’acqua è in primo luogo civile, poi agricolo ed infine idroelettrico, appare ulteriormente incomprensibile il comportamento dei concessionari valdostani. Questi ultimi trattenendo tali acque per aumentare i volumi invasati, hanno ulteriormente aggravato la già precaria situazione.

LA STIMA DEI DANNI

«Ormai i giochi sono fatti, in questi giorni si stanno contando i danni patiti dalle aziende agricole, in certe zone fin’oltre il 50%, e si inizia a ragionare in prospettiva».

«E’ chiaro che sarà necessario migliorare la gestione irrigua delle acque. Tuttavia, ricordare che l’uso agricolo della risorsa significa, oltre che sufficienza alimentare, tutela del territorio e della biodiversità ad esso collegata, sarà anche, e soprattutto, necessario far rispettare le leggi in materia di priorità nell’utilizzo».

«Sono in scadenza alcune concessioni per l’uso idroelettrico dell’acqua e altre scadranno a seguire. Da qui l’appello alle Istituzioni preposte al loro rinnovo di elaborare bandi di gara che prevedano espressamente l’incondizionato e automatico rilascio della risorsa idrica in condizioni di emergenza. L’obiettivo è che in analoghe e insperate situazioni non si abbia a ripetere quanto accaduto quest’anno». Autore: Benedetto Coppo, Confagricoltura Vercelli e Biella

TESTO INTEGRALE DEL COMUNICATO ANBI

EUROPA SOFFRE IL 45%

In un contesto, in cui il 45% dell’Europa è in sofferenza idrica e ben il 13% del continente è colpito da siccità estrema (fonte: EDO – European Drought Observatory), le recenti piogge cadute “a macchia di leopardo” su parte della Penisola non hanno risolto i problemi dei corpi idrici italiani.

«E’ una situazione idricamente critica, che abbisognerà di tempo per essere recuperata, perché stiamo utilizzando riserve pluriennali – precisa Francesco Vincenzi, Presidente dell’Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (ANBI) – Serviranno condizioni meteorologiche favorevoli, ma soprattutto un territorio infrastrutturato per raccogliere ogni apporto di pioggia. Dati alla mano, sembra purtroppo che l’esperienza degli anni più recenti, caratterizzati dall’estremizzazione degli eventi atmosferici, abbia insegnato davvero poco».

LA VALLE D’AOSTA TORNA AL MEDIOEVO

Settimana dopo settimana il report dell’Osservatorio ANBI sulle Risorse Idriche cancella certezze climatiche:    questa settimana tocca alla verdeggiante Valle d’Aosta, dove l’indice SPI (Standard Precipitation Index) a lungo termine (12 mesi) indica livelli di siccità estrema per tutta la fascia centro-meridionale della regione (fonte: Centro Funzionale Regionale), facendo tornare la mente al periodo medievale, quando in quei territori crescevano gli ulivi. Le recenti piogge hanno portato la media mensile di luglio a 25 millimetri, cioè circa il 30% di quella storica. Le precipitazioni fin qui registrate nel 2022 sono prossime ad inedite performances negative. Inoltre, le alte temperature, favorendo lo scioglimento anche delle nevi perenni, hanno per paradossale conseguenza, una delle stagioni più favorevoli per la Dora Baltea. Nel mese appena concluso la temperatura media è stata di ben 3 gradi superiore alla norma, sfiorando addirittura i 40 gradi nelle località Saint Marcel e Saint Christophe.

SI PARLA ANCHE DI PAESAGGIO

«La situazione valdostana è la testimonianza di quanto si stia alzando la fascia equatoriale e di come l’acqua sia fondamentale per mantenere anche le caratteristiche paesaggistiche del territorio: per quanto belli, i panorami italiani sono apprezzati anche per i colori, che la siccità inevitabilmente impallidisce» precisa Massimo Gargano. Direttore Generale di ANBI.

FIUME PO

Ancora a proposito di record, la portata media del fiume Po a Pontelagoscuro (ultimo rilevamento prima del delta) è stata, in luglio, pari a 160,48 metri cubi al secondo, cioè addirittura   il 32,29% in meno del precedente record negativo di portata media mensile, registrato nel Luglio 2006; non solo: quest’anno è stato toccato anche il nuovo record di portata minima con soli 104,3 metri cubi al secondo (24 Luglio).

I LAGHI DEL NORD

Tra i laghi del Nord continua a decrescere il livello del lago Maggiore (rimane solo il 10,8% di risorsa ancora utilizzabile), mentre il Lario segna –0,6% sullo zero idrometrico (nuovo apice negativo: – cm. 39.9), il Garda è al 29,3% e l’Iseo è al 5,7% del riempimento.

Il fiume Po, corroborato da temporali localizzati, ha registrato leggeri aumenti di portata, ma le rilevazioni più recenti dimostrano quanto effimeri siano i benefici, che le piogge hanno apportato (in Piemonte sono caduti circa 30 millimetri di pioggia in 7 giorni, nel Ferrarese meno di 17 millimetri in un mese…).

PIEMONTE, LOMBARDIA ED EMILIA ROMAGNA

Il Piemonte fa osservare solo l’incremento di oltre 27 metri cubi al secondo nella portata del fiume Tanaro, quasi azzerata la settimana scorsa, così come la Sesia. Le dighe della Baraggia Biellese e Vercellese (Ingagna, Ostola e Ravasanella) stanno trattenendo appena 4,83 milioni di metri cubi d’acqua. Si tratta di quasi il 50% dei volumi registrati nel siccitosissimo Luglio 2017 e circa il 60% in meno della media del periodo.

Regione Lombardia sembra stabilizzarsi in basso la portata del fiume Adda, cui mancano, rispetto al 2021, ben mc. /sec 427, cioè quasi l’80% dei flussi. In linea con questo dato, l’acqua trattenuta oggi nei bacini della regione segna -66% rispetto alla norma e -67% rispetto all’anno scorso.

In Emilia-Romagna, i fiumi appenninici restano più o meno stabili su livelli molto bassi: solo la Trebbia, sul cui bacino a luglio sono caduti circa 27 millimetri di pioggia, ha registrato un significativo incremento di portata.

VENETO E TRENTINO

In Veneto, le falde sono praticamente a secco (fonte: ARPAV): quasi ovunque i livelli sotterranei sono i più bassi dei recenti 20 anni. Le piogge cadute a luglio sono state il 41% in meno rispetto alla media storica. Qui in alcuni bacini il deficit ha superato il 60% (Sile: -69%).  Le recenti piogge hanno apportato un momentaneo beneficio agli esangui corsi d’acqua, che però rimangono ai livelli più bassi in anni recenti. Il bacino del Corlo sul fiume Brenta registra il riempimento minimo dopo quelli del 2000, 2003 e 2006.

Va segnalato che sul Trentino sono caduti nei giorni scorsi tra i 30 ed i 70 millimetri di pioggia con punte di mm. 90 registrati in un solo giorno su alcune località della Valsugana.

TOSCANA E MARCHE

I fiumi toscani Greve e Bisenzio sono quasi in secca. lLArno supera di poco i 5 metri cubi al secondo, il Serchio i mc. /sec. 3, mentre l’Ombrone da un mese ha una portata inferiore al metro cubo al secondo. Le Marche, che avevano sofferto meno durante l’inverno e la primavera, oggi registrano dati addirittura peggiori delle siccitose annate 2021 e 2017. Emblematico è il caso del fiume Sentino, il cui livello è 10 centimetri più basso dei minimi registrati nel 2018 e l’anno scorso.

UMBRIA E LAZIO

La crisi idrica dell’Umbria è ben rappresentata dal lago Maroggia, che oggi trattiene solo 1/3 dei volumi che generalmente conserva in questa stagione. Nel Lazio i laghi calano di altri 3 centimetri, così come il fiume Tevere, il cui livello scende di un ulteriore mezzo metro in soli 7 giorni. Le portate dell’Aniene sono fino al 50% inferiori alla media. Il Sacco continua a calare da diverse settimane.

CAMPANIA E MOLISE

Per quanto riguarda il Molise, il livello del bacino del Liscione è calato di oltre 4 metri in un mese e mezzo. In Campania, i livelli idrometrici dei fiumi danno informazioni diversificate: il Volturno è nuovamente in calo, il Garigliano è in aumento. Stabile il Sarno; si segnalano altresì in deciso calo i volumi nei bacini del Cilento e del lago di Conza. Permane così stabile la condizione di siccità nel bacino idrografico del Liri-Garigliano e Volturno e nella bassa valle del Sele.

Infine, le disponibilità idriche negli invasi di Basilicata e Puglia sono calate, in una settimana, rispettivamente di 14,50 e 8,58 milioni di metri cubi; ciò incrementa a 45,3 milioni di metri cubi, il deficit lucano rispetto all’anno scorso, mentre nella confinante regione pugliese resta uno scarto positivo, che tocca gli 11 milioni di metri cubi sul 2021. Autore: Anbi

 

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