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COSA SI NASCONDE NELLE OFFERTE DEI SUPERMERCATI?

da | 28 Giu 2017 | Internazionale

Anche la Spagna si muove contro le importazioni dai Paesi Eba: il coordinamento di agricoltori e allevatori (COAG) ha presentato una denuncia con l’Agenzia di informazione e di controllo alimentare (AICA) per indagare, nell’ambito delle sue competenze, su una possibile vendita di riso in perdita nella catena di supermercati Dia. Questa catena fornisce, nell’ambito di quella che chiamano “quindicina Pr € ciazos” (dall’8 al 21 giugno), un’offerta di riso a 0,49 euro  al chilo, con una riduzione del 31% sul prezzo iniziale di 0,71 euro al chilo. L’offerta si trova in diversi supermercati della catena in tutto il territorio spagnolo. 

I dati sui prezzi alla varietà di origine del riso a grani lunghi bianco (Indica) commercializzato in Spagna, dimostrano che i valori che vengono offerti al consumatore sono inferiori a quelli che si stanno offrendo sul mercato interno per tutta la campagna, con un valore minimo di 0,54 euro al chilo e un massimo di 0,57  euro al chilo di origine, come indicato nella relazione del prezzo del riso settimanali Mapama1 per la campagna 2016/2017. Secondo le quotazioni offerte dal mercato di Valencia (aprile 2017), le varietà di riso a lungo come Gladio o Puntal sono quotate a circa 0,55  euro al chilo. Queste quotazioni si riferiscono al prezzo all’ingrosso e questo vanno aggiunto i costi di imballaggio, trasporto, margini di commercializzazione, ecc., pertanto COAG considera praticamente impossibile offrire un riso lungo di produzione nazionale a 0,49  euro al chilo, senza essere in perdita. Nel caso improbabile, che il riso sia stato importato (l’offerta non specifica la fonte), sarebbe molto difficile non subire perdite perché alle vendite dei prezzi medi della stagione 2016-2107 (0,40  euro al chilo in Thailandia e Vietnam, maggiore importatori per il nostro Paese) dovrebbero essere aggiunti i costi di trasporto, la logistica, il pagamento delle tasse e delle tariffe.

La Spagna consuma meno riso di quello che produce ma non sarebbe necessario importare più di un 1 milione di tonnellate l’anno. «Chiaramente le importazioni di riso a basso prezzo provenienti da paesi terzi, soprattutto dalla Thailandia, Vietnam e Cambogia e Myanmar (Pma), hanno una chiara componente speculativa di influenzare il mercato nazionale, spingendo verso il basso i prezzi pagati agli agricoltori. pInoltre si configura anche una concorrenza sleale per i nostri produttori a causa dell’uso di pesticidi vietati da anni nella Ue» ha sottolineato Miguel Blanco, segretario generale della COAG, che ha aggiunto: «Le strategie come quelle della DIA minacciano il nostro tessuto produttivo e la fattibilità di una cultura sociale che produce lo sviluppo economico e l’equilibrio ambientale nelle zone rurali di Andalusia, Aragona, Catalogna, Estremadura, Comunidad Valencia, Murcia e Navarra».

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