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A CHI FA PAURA LA RICERCA?

da | 18 Ago 2019 | Non solo riso

Tutti gli organismi viventi sono soggetti a modificazioni dell’informazione genetica come conseguenza di processi biologici (es. mutazioni legate alla replicazione) e come effetto di fattori ambientali o di trattamenti mutageni operati dall’uomo. Tali modificazioni sono alla base dell’evoluzione e conducono, inevitabilmente, alla diversificazione delle popolazioni. La semplice selezione e le tecniche di miglioramento genetico applicate in agricoltura hanno sfruttato e sfruttano questa diversità per la produzione di piante, animali e microrganismi con nuovi caratteri. Le piante coltivate sono il risultato della selezione plurisecolare di specie selvatiche che ha causato poche ma profonde modificazioni genetiche funzionali alla coltivazione e al sostentamento dell’uomo e degli animali. Le modificazioni sono, quindi, intrinseche all’agricoltura e senza di esse non vi sarebbe sufficiente produzione per sostenere l’attuale popolazione.

Successivamente alla semplice selezione, nell’ultimo secolo sono state sviluppate diverse tecniche con l’obiettivo di creare, introdurre, tracciare e combinare nuovi e desiderabili caratteri; si sono sviluppate tecniche innovative di miglioramento genetico (New Breeding Techniques). Le NBT comprendono un’ampia varietà di tecniche, le più innovative e promettenti sono quelle che permettono la correzione o revisione del genoma (il cosiddetto Genome Editing) per l’ottenimento di precise modificazioni della sequenza di DNA che possono variare da mutazioni puntiformi (modificazione di uno o pochi nucleotidi) all’inserzione di geni ex novo. Il Genome Editing, già possibile da diversi anni in modalità poco efficiente, è stato notevolmente migliorato e facilitato dall’introduzione delle nucleasi sito dirette (in pratica delle forbici precise nel taglio del DNA e nell’inserimento dei nucleotidi o del gene che si desidera aggiungere, ndr) ed è letteralmente esploso negli ultimi sette anni con lo sfruttamento delle nucleasi RNA dipendenti (per la maggior facilità di riproduzione ed utilizzo della catena singola rispetto alla doppia, DNA, ndr). Altra importante innovazione è stato l’inserimento dell’incrocio Cisgenico, basato sull’introduzione di geni da specie simili e familiari, arrivando a creare non più quindi organismi transgenici, ma cisgenici appunto. Dal punto di vista metodologico si utilizzano le stesse tecniche usate per ottenere OGM ma il risultato che si ottiene è del tutto simile a quello che si sarebbe potuto avere attraverso la normale riproduzione sessuata.

Le modificazioni genetiche indotte negli organismi, dunque, risultano in molti casi indistinguibili da quelle ottenute mediante metodi convenzionali di mutagenesi o derivanti da mutazioni spontanee. Benefici ambientali ed economici, inoltre, sono prevedibili in seguito alla coltivazione di varietà prodotte mediante NBT, con particolare riferimento alla resistenza a patologie microbiche. Considerato il basso costo, le NBT risultano accessibili a molti enti di ricerca e sviluppo, pubblici e privati, e sono trasferibili alla maggior parte delle colture tipiche del territorio nazionale. Il miglioramento genetico tradizionale è efficace ma lento, mentre le nuove biotecnologie potrebbero preservare le varietà tradizionali attraverso il Genome Editing; tuttavia un anno fa la Corte di Giustizia Europea ha fatto ricadere i prodotti ottenuti con le nuove tecniche nella direttiva 2001/18/CE sugli OGM, rendendoli inutilizzabili per l’agricoltura europea, mentre i principali competitor extra UE procedono nell’applicazione di queste tecniche che consentono un miglioramento preciso e veloce delle colture. Il mondo scientifico è in subbuglio e ha tutte le ragioni per esserlo. Urge una contromossa efficace.

«La modifica della direttiva OGM sarebbe una prima reale azione per cercare di realizzare un’agricoltura sostenibile, perché l’impiego delle NBT consente ai ricercatori e al settore sementiero di ottenere varietà più resistenti ai patogeni, riducendo così il ricorso ai fitofarmaci, più tolleranti alle condizioni climatiche avverse (salinità, siccità, eccesso idrico, carenze nutrizionali, caldo, freddo) e più nutrienti – afferma Giuseppe Carli, Presidente di Assosementi, associazione che riunisce le aziende sementiere italiane -. In molti Paesi al di fuori dell’Europa le NBT sono soggette ad una regolamentazione che si basa sulla valutazione delle caratteristiche del prodotto finale e non dei metodi utilizzati per ottenerlo. Una simile impostazione ha un duplice vantaggio: da un lato permette di garantire il controllo su ciò che si produce e dall’altro non blocca l’innovazione. Infatti, poiché la modifica ottenuta con le NBT, in particolare con il Genome Editing, è analoga a quanto si potrebbe ottenere spontaneamente in natura non dovrebbe essere soggetta al complesso sistema di valutazione previsto per gli OGM, rendendola così accessibile anche a piccole e medie imprese. Assosementi rivolge un appello alle rinnovate istituzioni comunitarie e a quelle nazionali, affinché adottino misure in grado di rilanciare l’agricoltura europea, garantendone la competitività grazie all’utilizzo delle più moderne tecniche di miglioramento genetico. A tal fine è necessario rivedere l’attuale regolamentazione che priva i nostri agricoltori delle opportunità fornite dall’innovazione varietale». Autore: Ezio Bosso

(Nelle prossime ore pubblicheremo le opinioni del settore risicolo sulle NBT)

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