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«NON UCCIDETE IL GENOME EDITING»

da | 19 Ago 2019 | Norme e tributi

Il tema delle NBT è tutt’altro che teorico. Il genome editing potrebbe fare molto anche per il riso. Ce lo conferma Stefano Conti, Manager for cereal, rice and breeder sections di Assosementi: «Dopo essermi confrontato con il dottor Carlo Minoia, nostro coordinatore per l’area riso e Direttore Generale di Sa.Pi.Se., voglio ribadire come la sentenza dello scorso luglio (relativa all’inserimento dell’incrocio cisgenico nella direttiva sugli OGM, ndr) è assai negativa per il nostro settore e per la scienza in generale. Questa non consente l’applicazione di tecniche all’avanguardia  mentre negli ambienti extra UE ne si fa uso largamente, creando un gap tecnologico tra questi due territori. Ad oggi sappiamo che, utilizzando queste tecniche, i filoni di ricerca rimangono gli stessi del breeding tradizionale, quindi gli obbiettivi sono: aumento delle rese, tolleranza agli stress biotici e abiotici, maggiore efficienza di utilizzo dell’azoto e aumento del contenuto nutrizionale. Le potenzialità di queste tecniche sono molto interessanti, consentendo di accelerare notevolmente il principio di selezione delle nuove varietà. Il risultato, inoltre, sarebbe analogo a quello ottenuto con i metodi tradizionali, da quello che ci viene detto, per cui non si capisce il motivo di tanto timore verso queste metodologie di ricerca. Le ditte sementiere, che rappresentiamo, ad oggi effettuano breeding tradizionale per soddisfare le esigenze di tutte le parti prese in causa nella filiera, compresi i consumatori, tuttavia guardiamo con estremo interesse gli sviluppi del dibattito, al fine di comprendere  se anche nel settore riso Italiano vi possano essere gli stessi progressi per il mercato, che si sono riscontrati in altre realtà. Si tratta, chiaramente, di un argomento delicato per il mondo politico e popolare, rientrando nell’orbita ideologica dei tanto stigmatizzati OGM, ma noi riteniamo che si debba valutare con lucidità la questione per trarne il meglio, cercando di capire se sia adattabile al nostro contesto e al tipo di prodotto che il mercato ricerca»

Secondo Cesare Martinotti, Responsabile della sperimentazione per Lugano Leonardo SRL «il Genome Editing è una tecnologia molto interessante per il nostro settore, la manipolazione è interna alla specie riso, pertanto non è da considerarsi strumento transgenico ma cisgenico. Il miglioramento in senso pratico risiede nelle tempistiche di selezione, nella possibilità di essere precisi nelle sostituzioni geniche e di limitare il più possibile i caratteri indesiderati. Questa tecnologia è già conosciuta e sperimentata in diverse Università Italiane. Tali Enti potrebbero quindi collaborare con le Società Sementiere Riso per produrre varietà migliorate con caratteristiche che con il breeding classico sarebbe difficile realizzare, a costi di ricerca accessibili alle Società. Per questi motivi, dunque, essa rappresenta una tecnologia democratica e non elitaria. Attualmente però il suo utilizzo non è permesso in Europa, anche se è in corso il dibattito. Con tale tecnologia si potrebbero avere varietà con maggiore resistenza agli stress biotici e abiotici, con caratteristiche allelopatiche, ovvero competitive allo sviluppo delle erbe infestanti, favorendo la diminuzione dell’utilizzo dei diserbi, con un impatto ambientale più basso. Ultimamente questa tecnica ha permesso di ottenere varietà apomittiche, consentendo di stabilizzare le stesse con vigore ibrido senza l’utilizzo di piante maschio sterili. Il Genome Editing quindi può rappresentare per la risicoltura italiana uno strumento di grande sviluppo».

E’ della medesima opinione Giacomo Gavina, responsabile dell’area ricerca e sviluppo di SIS: «Riteniamo che sia necessario fare al più presto chiarezza sul sempre più ampio mondo delle nuove tecniche di selezione vegetale (NBT), per regolamentarne ambiti di applicazione e prospettive. Ferma restando la necessità di continuare ad applicare le regole in materia di autorizzazione nell’impiego degli OGM, bisogna costruire regole chiare per consentire ai produttori di poter valutare le potenzialità delle nuove tecnologie di miglioramento genetico, salvaguardando con ciò il principio di precauzione, il libero accesso al mercato, la salute e la nostra biodiversità». Insomma, la guerra che si sta combattendo in Europa a colpi di carte bollate merita di essere seguita con grande attenzione anche dai risicoltori italiani. Autore: Ezio Bosso

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