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INCONTRO AIRI-MEDIATORI SUL TRICICLAZOLO

da | 14 Mag 2017 | NEWS

L’Airi ha dato appuntamento ai mediatori al centro ricerche dell’Ente Risi, venerdì pomeriggio, per parlare di riso e triciclazolo. Una riunione a porte chiuse per spiegare alcune cose, affinché siano trasferite ai risicoltori. La prima: il regolamento 1826 vieta l’uso
de triciclazolo, mentre una nuova norma comunitaria, che sarà norma di legge da giugno e entrerà in vigore da luglio, abbassa il limite massimo di residui da 1 a 0,01 mg/kg di riso lavorato ma sul piano commerciale l’industria chiederà che questo limite sia rispettato anche dal risone, in quanto è impossibile sapere quali partite saranno o meno parboillizzate. Questo significherà che l’agricoltore dal 2017 non dovrà usare neanche un grammo di triciclazolo – neanche per sbaglio – non solo perché è vietato dalla legge, ma perché il suo risone rischierebbe altrimenti di finire in discarica. La seconda: il nuovo regolamento prevede che la produzione 2016 e precedenti possa essere commercializzata comunque, ma proprio per questo l’industria chiede che sia segregata, cioè divisa in magazzino dal risone 2017. Poiché non è verosimile un sistema di stoccaggio così preciso, è chiaro che l’industria effettuerà analisi su tutto il risone che sarà ritirato e per questo si stanno preparando molti laboratori (tra cui quello dell’Ente Risi) per offrire le necessarie certificazioni del LMR. La terza: che il nuovo LMR e i vincoli sulla commercializzazione del riso prodotto fino al 2016 varranno anche per il prodotto d’importazione, il quale godrà però di termini meno restrittivi, in virtù del principio dell’import tolerance. Sembra che il clima che si è respirato all’incontro non fosse dei più sereni, dal momento che la crisi dei prezzi si riflette anche sulle parcelle dei mediatori. I quali, detto per inciso, avrebbero rispedito al mittente la richiesta di segnalare su ogni contratto l’anno di produzione del riso venduto, in modo da segregare commercialmente il prodotto “contaminato” da triciclazolo. E’ probabile, comunque, che la segnalazione dell’anno di produzione avvenga sulla documentazione rilasciata dall’Ente Risi, anche se la questione è ancora oggetto di discussione tra Airi, Ente Risi e organizzazioni agricole. All’uscita, molti mediatori hanno espresso seri dubbi sulla funzionalità del sistema di segregazione e di analisi del risone 2016, il che potrebbe comportare una pressione alla svendita dei risoni raccolti entro lo scorso anno, per quanto la norma europea non fissi limiti di tempo entro i quali bisogna commercializzare il prodotto potenzialmente “contaminato” dal triciclazolo. In altre parole, la riunione ha sparso altro sale sulle ferite della risicoltura, confermando il rischio che la produzione 2016 e precedenti – cioè quelle potenzialmente trattate con triciclazolo – siano penalizzate al momento della vendita e la certezza che dall’autunno 2017 si debbono mettere in conto i costi aggiuntivi di immagazzinamento e di analisi del risone. Sicuramente, su un punto l’industria ha insistito molto: con l’aria che tira, il riso italiano non può permettersi il benché minimo errore, cioè non deve accadere che sia scoperta anche una sola partita di risone contaminato da una sostanza che – in base ai dati oggi disponibili e secondo l’Europa – potrebbe essere dannoso per la salute. (Nella foto: il laboratorio d’analisi dell’Ente Risi)

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