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LA LOMBARDIA APPLICA COSÌ IL PAN

da | 14 Ott 2019 | Non solo riso

La Regione Lombardia sta preparandosi da tempo ad applicare il nuovo Piano di azione nazionale. L’ha spiegato Beniamino Cavagna (DG Agricoltura Regione Lombardia, Servizio Fitosanitario Regionale) al workshop “I prodotti fitosanitari nell’agricoltura di qualità. Aspetti sanitari ed ecologici, proposte normative per un uso razionale e sostenibile”, organizzato dalla Società Agraria di Lombardia in collaborazione con la Fondazione Cariplo e la Fondazione Invernizzi, presso il Dipartimento di Scienze Agrarie e Alimentari dell’Università degli Studi di Milano. «Dall’entrata in vigore del primo PAN con il DM del 22 gennaio 2014 ad oggi, per Regione Lombardia sono state attuate due fasi di lavoro, in collaborazione con ICPS, ARPA, ESRA e UniMi: l’indagine della “Fase 1” (approccio statico) – 2015-2018, con l’approvazione del DGR 3233 del 6 marzo 2015, ha fotografato i casi peggiori (terbutilazina, glyphosate, oxadiazon) e, su questi sono state definite le misure di mitigazione per l’intera regione; nella “Fase 2” (approccio dinamico), con delibera di marzo 2019, sono stati valutati i trend ed attuate mitigazioni a livello territoriale». Il funzionario pubblico ha spiegato che dalle mappe sono state attenzione le seguenti sostanze attive: «Il Bentazone non è utilizzabile sul riso ma è ammesso l’utilizzo al max sul 50% della SAU aziendale, rappresentata dalla somma delle colture su cui la sostanza attiva è autorizzata; è prescritta la riduzione della deriva del 30%; misure di mitigazione sono previste per la sola provincia di Pavia. Per il Flufenacet la mitigazione è prevista per le province di Lodi e Milano e, annualmente, ne è ammesso l’utilizzo al max sul 70% della SAU aziendale, rappresentata dalla somma delle colture su cui la sostanza è autorizzata, indipendentemente dall’epoca in cui viene distribuito e dalla concentrazione con cui è presente nel formulato. Metolachlor e S-Metolachlor: annualmente, ne è ammesso l’utilizzo al max sul 70% della SAU aziendale, rappresentata dalla somma delle colture su cui è autorizzato, indipendentemente dall’epoca in cui viene distribuito e dalla concentrazione con cui è presente nel formulato; riduzione della deriva del 30%; mitigazione prevista per le province di Milano, Monza Brianza, Cremona, Mantova, Brescia e Pavia. Oxadiazon: annualmente, è ammesso l’utilizzo al max sul 50% della SAU a riso gestita con la tecnica della semina interrata a file con irrigazione turnata; riduzione della deriva del 30%. Sulcotrione: annualmente, ne è ammesso l’utilizzo al max sul 70% della SAU aziendale, rappresentata dalla somma delle colture su cui la sostanza è autorizzata, indipendentemente dall’epoca in cui viene distribuito e dalla concentrazione con cui la s.a. è presente nel formulato; riduzione della deriva del 30%; mitigazione prevista per le province di Milano, Lodi e Pavia. Terbutilazina: annualmente, ne è ammesso l’utilizzo al max sul 70% della SAU aziendale, rappresentata dalla somma delle colture su cui la sostanza è autorizzata, indipendentemente dall’epoca in cui viene distribuito e dalla concentrazione con cui è presente nel formulato; riduzione della deriva del 30%; mitigazione prevista per le province di Milano, Lodi, Monza Brianza, Cremona, Mantova, Brescia e Bergamo. Piretroidi ed Esteri fosforici: riduzione della deriva del 90% per le aree trattate confinanti con i corpi idrici rilevanti. Glyphosate (-AMPA): annualmente è ammesso l’utilizzo della al max sul 50% della SAU aziendale; sul 70% della SAU per le aziende risicole in provincia di Pavia, nei programmi di contenimento del riso crodo, in associazione alla tecnica della falsa semina; sul 70% della SAU per le aziende che aderiscono all’operazione Psr 10.1.04 agricoltura conservativa; riduzione della deriva del 30%; divieto extra agricolo.

Cosa avverrà col nuovo Pan?

Dopo il 15 ottobre il Comitato tecnico scientifico raccoglierà e valuterà tutte le osservazioni; predisporrà il nuovo testo che, per quanto possibile, terrà conto delle osservazioni; proporrà ai Ministeri il nuovo testo. Compito dei Ministeri sarà valutarlo e condividere eventuali modifiche; trasmettere il testo alla Conferenza delle Regioni che deve a sua volta condividerlo ed infine predisporre il decreto interministeriale. Il Piano – ha detto Cavagna – rientra strutturalmente fra i temi portanti del percorso di riforma della Pac post 2020 come priorità dell’architettura verde della Strategia Nazionale. La Pac deve armonizzarsi con il Pan per favorirne una più efficace attuazione sul territorio attraverso; l’integrazione con gli elementi della condizionalità obbligatoria; la messa a punto di misure di intervento specifiche per sostenere ed incentivare l’adozione di pratiche volontarie virtuose, coerenti e sinergiche con gli obiettivi del Piano. Secondo Flavio Barozzi, Presidente della Società Agraria di Lombardia, «senza difesa fitosanitaria è previsto un calo nelle produzioni di circa l’84%, impensabile per la nostra agricoltura e per l’industria agro-alimentare. I risultati complessivi nazionali indicano un livello di protezione del consumatore adeguato e le irregolarità (0.9%) sono al di sotto della media europea (2.5%); oggi l’agricoltura di qualità non può fare a meno di fitofarmaci, ma per evitare danni all’operatore, all’ambiente e al consumatore finale occorre applicare rigorosamente una serie di disposizioni dettate dalle norme vigenti e dal buon senso. Senza protezione fitosanitaria non si produce qualità e, ricordiamo che il discorso vale sia per l’agricoltura impropriamente definita “convenzionale” che in quella impropriamente definita “biologica”. Dovremmo fare una riflessione sul termine “qualità”, cercando di avere sempre più un approccio basato sul prodotto, che rappresenta un elemento di differenziazione. Questo approccio è perseguibile attraverso scienza, ricerca e tecnologia, valutando sempre oggettivamente quali potrebbero essere i rischi per la salute e per l’ambiente, che spesso sono l’opposto di quelli che la società percepisce come tali».

Quali sono i criteri di registrazione dei prodotti fitosanitari?

Angelo Moretto, docente del dipartimento di Scienze Biomediche e Cliniche dell’Università degli  Studi di Milano e Direttore dell’ICPS (International Centre for Pesticides and Health Risk Prevention) dell’Ospedale L.Sacco « Tutto dipende dalla Dir.1107/2009 che definisce i criteri per l’autorizzazione, l’immissione in commercio, l’utilizzazione ed il controllo dei prodotti fitosanitari. Il concetto alla base di questa legge è che un composto (provata la sua efficacia agronomica), può essere autorizzato solo se rientra in una classe di rischio accettabile per la salute umana, animale e dell’ambiente. Il punto di partenza sono le Gap (buone pratiche agricole) che ci dicono: quando e quanto utilizzare il composto perché sia efficace. Da qui si stabiliscono i MLR (livelli massimi di residuo), qual è la concentrazione massima di residuo che posso attendermi se il composto è utilizzato secondo le GAP. Quindi sia chiaro che l’MRL non è un limite di tipo sanitario, è un limite di tipo agronomico e indica soltanto se il composto è stato utilizzato in maniera corretta. Tuttavia, attraverso l’MRL posso stimare qual è l’esposizione del consumatore: in base all’indagine sulla dieta (alimenti, quantità, frequenza e trasformazioni delle derrate) si arriva alla quantità di sostanza a cui viene esposto. Non solo dati relativi al consumatore ma, ci viene detto anche quanto è esposto l’agricoltore quando fa il trattamento e l’entità dell’esposizione dell’ambiente (ecosistema). Abbiamo parlato di stime dell’esposizione, ora trattiamo della valutazione degli effetti: confrontiamo a quali dosi ho effetti sull’uomo e li confronto con l’esposizione stimata sul consumatore, se sono compatibili, ovvero se l’entità dell’esposizione del consumatore è inferiore al limite che ho verificato, allora il composto è autorizzato. In questo quadro non è rilevante di quanto siano inferiori, poiché sono stabiliti sulla base dell’efficacia agronomica; quindi si stima la probabilità che un effetto avverso possa avere e si decide se il prodotto è sicuro. Il “toxicological protocol” è un pacchetto molto complesso ed esteso di valutazione in cui vengono definiti dei limiti di esposizione, identificando il NOAEL (No Observable Adverse Effect Level) e dividendolo per un fattore che tiene conto dell’incertezza: prendiamo lo studio che ha questo effetto avverso più basso e applichiamo un fattore demoltiplicativo, “safety factor”, legato all’incertezze che abbiamo della specie animale rispetto all’uomo. Come si fa a proteggere tutta la specie umana? Applichiamo un altro fattore intra-specie. Quindi stabiliamo un limite di esposizione che è 100 volte più basso della dose che nella specie animale presa in considerazione non ha causato rischi. Alla fine otteniamo la dose giornaliera accettabile per l’esposizione cronica; fissiamo la dose per l’esposizione acuta e quella per i lavoratori agricoli».

Come si arriva all’approvazione della sostanza attiva? 

La ditta produttrice propone il dossier, questo viene valutato dallo stato membro che a sua volta lo fa circolare negli altri stati membri attraverso l’EFSA; compito dell’Agenzia è approvare o meno la sostanza attiva. I prodotti commerciali che contengono anche il principio attivo registrato, passano invece attraverso gli stati membri e ricevono un’autorizzazione zonale; in seguito ci potrà essere il mutuo riconoscimento da parte degli altri stati membri. «Annualmente – ha affermato Donatello Sandroni, divulgatore scientifico ed esperto di comunicazione – si può stimare che un cittadino medio ingerisca poche decine di milligrammi di residui, stazionando in tal modo a circa un millesimo delle soglie di sicurezza specifiche per molecola. Nelle acque le concentrazioni, quando presenti, sono spesso nell’ordine dei nanogrammi per litro. Ovvero miliardesimi di grammo. Raramente si entra nel range dei microgrammi, milionesimi di grammo. In più, il limite di Legge fissato a 0,1 microgrammi per litro è bene sapere che non ha alcun significato tossicologico. Per quanto possa stupire, non è stato fissato in base a ragionamenti scientifici. Infatti è uguale per ogni molecola, dalla meno tossica alla più tossica. Applicando le formule consigliate dalle linee guida australiane, per esempio, si scopre che il limite di glifosate potrebbe essere perfino 10 mila volte superiore a quello italiano. Non a caso, negli Usa, seguendo formule analoghe, il limite dichiarato nelle acque per glifosate è 700 microgrammi per litro. Settemila volte il limite italiano. Facile quindi spaventare il pubblico affermando che un tot. di analisi rivelerebbero sforamenti del limite legale. Perché a 1,08 microgrammi per litro, valore massimo rilevato nelle acque profonde nell’arco di sei anni di monitoraggi, glifosate è di fatto innocuo, ma risulta comunque oltre dieci volte sopra i limiti di Legge».

Come valutano il Pan gli agricoltori?

«Il capitolo della bozza legato alla Pac post 2020, che vedrà proposti finanziamenti legati ad una coltura biologica ed integrata – ha detto Dario Ravelli di Confagricoltura Mi-Lo -, rischia di saturare un mercato che non è ancora pronto a livelli di consumo e rischia di essere deleterio per l’intero settore. Se si vuole promuovere un’agricoltura sostenibile, lo deve essere sotto tutti i punti di vista; per le azioni individuate ad oggi rimaniamo sotto un profilo di carattere ambientale e poco economico. Ci stupisce che si parli molto di coinvolgere tutte le autorità competenti fino ad arrivare alle amministrazioni locali, di sensibilizzare gli agricoltori ma in nessun passaggio si citano le associazioni agricole, che non sono state neanche coinvolte nella redazione e possono intervenire solo ora nelle osservazioni. Positivo nella bozza il riferimento alle innovazioni e alla ricerca, anche se solo in un secondo passaggio viene valorizzato il ruolo dell’agricoltura di precisione. A nostro avviso occorre dare maggiore spazio alla ricerca in ambito genetico (genoma editing e breeding) di supporto alla diminuzione dell’uso degli agrofarmaci».

Secondo Carlo Murelli di CIA Pavia «il limite posto sul biologico e l’integrata, difficilmente raggiungibile, è un limite indicativo ed è un obiettivo che ci siamo posti; non raggiungerlo potrebbe creare imputazioni su qualcosa che già da principio era ridimensionabile. Occorre avvalersi del miglioramento genetico ed altre forme che tutelino la qualità delle nostre produzioni promuovendo l’innovazione tecnologica».

Per Ermanno Comegna della Rete SETA (Scienze e Tecnologie per L’Agricoltura), «emerge una pregiudiziale negativa verso i prodotti fitosanitari: il Pan fissa obiettivi in termini di Sau da raggiungere, ma, non è il suo ruolo e contrario con le disposizioni della Dir. 128/2009 e soprattutto fissa questi obiettivi ambiziosi senza far riferimento al mercato. Introducendo un collegamento con la Pac, nella quale sicuramente troveremo il conto di quanto costa perseguire questi obiettivi, si prospetta un’incidenza della spesa a favore del Bio (oggi intorno al 9%) ad un raddoppio. Questo come già specificato, non può essere deciso in sede Pan. Il comitato scientifico va ad ipotecare le decisioni della futura Pac».

Giovanni Arcangeli di Agrofarma ha dichiarato: «Siamo favorevoli a come è stato predisposta la bozza in termini di sostenibilità. Tuttavia, le criticità sorgono quando non si permette l’uso dei prodotti.. il Pan è stato redatto per l’utilizzo sostenibile dei prodotti fitosanitari, non per escluderli dall’agricoltura. Non ha senso vietare prodotti autorizzati, come accade per i cosiddetti “candidati alla sostituzione”: questi non sono altro che pf utilizzabili in attesa di un’alternativa più performante o sostenibile ma, non per questo bisogna toglierli dal commercio. Tra gli aspetti positivi della bozza ricordo: una forte implementazione della formazione».

Infine, Giuseppe Croce, Presidente dell’Ordine dei Dottori Agronomi e Forestali di Milano «si parla di precauzioni che è giusto avere ma, che sono ampiamente monitorate. Dal Pan emerge un problema di comunicazione. L’agricoltura è additata come elemento colpevole. Viene data una grande importanza  alle restrizioni e poca al tecnico che interviene, fungendo da garante per la corretta applicazione dei prodotti fitosanitari». Autore: Martina Fasani (vedi il workshop su Youtube)

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