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«IL NOSTRO BASMATI PROFUMA D’ITALIA»

da | 23 Mar 2018 | NEWS

È in arrivo il primo riso “basmati” tutto made in Italy. Lo comunica Coldiretti Emilia Romagna informando che la nuova varietà, denominata “Giglio” (il termine Basmati non può essere usato per un riso italiano), è stata selezionata dalla Società Italiana Sementi (Sis) in collaborazione con Coldiretti, Fir, l’associazione dei risicoltori della Filiera italiana riso, e Riso Gallo, storica azienda leader di mercato.

Si tratta –– afferma Coldiretti regionale – di una varietà interamente frutto dell’attività di ricerca di Sis, simile al Basmati orientale, ma con profumi più intensi e con sapore più mediterraneo e in più con tutte le caratteristiche di un prodotto italiano in termini di qualità e, soprattutto, di salubrità, grazie agli standard normativi e ai controlli sanitari del nostro Paese.

Quest’anno – informa Coldiretti Emilia Romagna – ne sono stati seminati i primi 100 ettari, che assicureranno per il 2018 una produzione di 6-7 mila quintali, di cui i produttori conoscono già il prezzo in quanto l’industria Gallo si è resa disponibile ad entrare nella cordata per la produzione della nuova varietà con un contratto di filiera che assicura alle aziende agricole il ritiro della produzione ad un prezzo prefissato che sarà sul mercato con il marchio “Aroma”.

«Come già nel recupero di grani antichi – afferma il presidente di Sis e di Coldiretti Emilia Romagna, Maro Tonello – Sis nella sua attività di ricerca è attenta a selezionare nuove varietà che assicurino un prodotto finale di alta qualità in termini nutrizionali e salutistici. Per questo abbiamo avviato uno studio scientifico per comprovare le qualità organolettiche del nuovo prodotto e le sue caratteristiche nutrizionali e di digeribilità. Caratteristiche – spiega Tonello – che saranno poi inserite in etichetta, in modo da dare una informazione completa al consumatore e metterlo in grado di scegliere consapevolmente. Tutto questo lo facciamo per correttezza nei confronti dei consumatori che noi consideriamo a pieno titolo parte della filiera produttiva e che come tali devono avere informazioni complete su ciò che portano a tavola. Grazie all’accordo di filiera, altrettanto trasparente sarà anche la ripartizione del valore finale del prodotto tra tutti i soggetti lungo tutta la filiera, dalla produzione al consumo». (nella foto: Roberto Moncalvo, Mario Preve  e Mauro Tonello)

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