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DEFLAZIONE SENZA OSSERVATORIO

da | 7 Gen 2017 | NEWS

La deflazione porta l’Italia indietro di mezzo secolo e gli effetti negativi del grande freddo che si è abbattuto sui prezzi si avvertono anche nell’agricoltura: i risicoltori lo sanno bene! Nei giorni scorsi si è discusso molto sulla deflazione registrata nel 2016, che è la conseguenza della caduta costante dei consumi domestici, con oltre 16 milioni di cittadini che solo hanno ridotto gli acquisti di carne; più di 10 milioni quelli di pesce e 3,5 milioni quelli di ortofrutta, in base al report diffuso dall’Istat. Ma l’andamento negativo si fa sentire anche all’origine, dove i prezzi spuntati dagli agricoltori sui campi non riescono, in molti settori, a coprire i costi di produzione. Secondo la Cia, ad esempio, soltanto a ottobre i cereali hanno ceduto il 14% sul 2015, gli ortaggi il 18%, gli avicoli il 9%. Facendo una media tra i principali prodotti, si può stimareche per ogni euro speso dal consumatore finale, solo 15 centesimi sono andati nelle tasche dell’agricoltore. E questo nonostante, nel complesso del 2016, i prezzi degli alimentari al supermercato siano cresciuti dello 0,2% e quelli di vino e altre bevande alcoliche dell’1,5%, osserva l’Ufficio studi dell’organizzazione agricola. Ma il ragionamento può andare ben oltre se ci affacciamo sulla risaia italiana: secondo i dati della Camera di Commercio di Vercelli, infatti, da novembre a novembre il Carnaroli è passato da 68 a 48,5 euro a tonnellata,  seguito a ruota dagli altri risi da interno, il gettonassimo Augusto da 36,9 a 33, il Selenio da 36,3 a 34,25 e via calando. Come abbiamo documentato, poco prima di Natale il calo è proseguito, con il Carnaroli a 43,5 e il Selenio a 33,5. I listini dei risi lavorati e parboiled mostrano un andamento analogo.In questa situazione, vien da chiedersi che fine abbia fatto il famoso osservatorio dei prezzi del riso che la filiera aveva concordato di istituire – garanti il Ministero e l’Ente Risi – per rendere più trasparenti scambi e quotazioni e del quale non si sente più parlare… Al contrario, si sente parlare con sempre maggiore insistenza di trasferire tutte le contrattazioni sul risone alla Borsa telematica o alla Commissione unica nazionale, una scelta che secondo molti renderebbe meno trasparente il mercato dei risoni, sottraendolo al controllo del territorio e dei risicoltori. Al contrario, la scelta di istituire un serio osservatorio sui prezzi del riso sarebbe un’ottima risposta alla fase di incertezza che si sta attraversando e che rischia di ripercuotersi strutturalmente sui rapporti all’interno della filiera.

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