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BYE BYE MAURIZIO

da | 14 Mar 2018 | Non solo riso

Se ne va il ministro dell’agricoltura più detestato dai risicoltori italiani. Non è detto che otterranno maggiore attenzione dal premier Gentiloni ed è probabile che nei dossier che interessano il nostro settore peserà ancor di più l’attivismo del Mise e quindi gli interessi dell’industria, ma Maurizio Martina non lascia un vuoto. Le critiche che ha attirato su di sé in questi anni non sono tutte meritate: le misure di sburocratizzazione e di alleggerimento fiscale di cui ha beneficiato anche il nostro settore – a partire da quelle sull’Imu – non ci sarebbero state se Martina non avesse creato un rapporto organico tra la Coldiretti e il governo Renzi, rapporto proseguito con Gentiloni e diluito solo nel recente periodo elettorale con le aperture della bonomiana al M5S. Un rapporto che non si è mai creato con Confagricoltura, per difetto più del sindacato di Giansanti che per disinteresse del Ministro.

Martina ha commesso sostanzialmente un errore nei confronti del riso. Ha sottovalutato la crisi della Cambogia, lavorando poco e male alla clausola di salvaguardia, che è stata chiesta solo quando la situazione era definitivamente compromessa. Il balletto delle notifiche dei dossier, prima annunciati, poi ritirati, infine cambiati e notificati, riflette il pressapochismo con cui il nostro governo ha affrontato questo tema. La legge del mercato interno non è farina del suo sacco, ma, prevalentemente, dell’Ente Risi e della filiera. Sull’etichettatura, invece, Martina si è mosso a rimorchio della Coldiretti, ma su questo punto vale il ragionamento che abbiamo già fatto: se un solo sindacato riesce a parlare con il governo da pari a pari non è colpa di quel sindacato ma della debolezza degli altri due. La scena del 13 febbraio 2017, con il ministro che convoca il tavolo del riso in un Ministero addobbato di bandiere gialle e prima di annunciare ufficialmente le misure salva-riso alle delegazioni presenti le annuncia alla Coldiretti, spiega la sproporzione di forza politica. Certo, spiega anche che i vertici dello Stato hanno perso ogni senso delle istituzioni pubbliche, ma tant’è. Un altro tema, infine, su cui Martina si è giocato il consenso di molti agricoltori è il glifosate, per il divieto del quale si è speso in ogni sede. Non c’è da stupirsi se un simile ministro si sia speso poco (nulla) per le autorizzazioni all’uso eccezionale dei fitofarmaci indispensabili per la risicoltura.

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