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COME DIFENDERSI DA FUNGHI E NEMATODI

da | 28 Feb 2019 | Tecnica

Le pratiche di gestione, come l’uso delle rotazioni delle colture, le colture di copertura e i concimi verdi, gli emendamenti organici e la lavorazione conservativa, contribuiscono alla costruzione di comunità microbiche e micro-artropode attive, diverse e soppressive dalle malattie. Tutte queste pratiche hanno dimostrato di ridurre efficacemente le principali malattie del suolo in alcune situazioni. Tuttavia, in molti casi questo non è sufficiente e devono essere messi in atto ulteriori RRO (Risk Reducing Options). La prevalenza di molti microrganismi che vivono nel suolo, inclusi non solo i patogeni delle piante ma anche alcuni vermi, lumache, centopiedi, insetti e semi, possono essere ridotti (idealmente completamente eliminati) da agenti chimici (fumiganti, altri pesticidi), fisici (calore, rimozione meccanica) e metodi biologici (soppressione, biofumigazione). Sebbene il bromuro di metile sia stato il fumigante di scelta per molte applicazioni del suolo pre-semina in passato, il suo ritiro ha innescato l’interesse per alternative chimiche e non chimiche. Attualmente, ci sono solo una manciata di sostanze chimiche registrate per il trattamento del suolo nell’UE e la situazione è in costante cambiamento.

Difendersi con il divieto di importare

L’Agenzia europea per la sicurezza alimentare (EFSA), ha esaminato ampiamente i rischi per la salute delle piante derivanti dall’importazione dell’UE di terreno o di substrati di coltivazione (leggi il documento in inglese). Il gruppo di esperti scientifici ha rilevato che il “divieto di importazione” è l’unica misura fitosanitaria con un’efficacia molto elevata e una bassa incertezza. Il gruppo ha considerato, tuttavia, che diverse misure incluse in questo RRO potrebbero essere molto efficaci (cioè riscaldamento, fumigazione). Tuttavia, la loro efficacia dipende da diversi fattori, in particolare dalle caratteristiche del terreno di coltura, dal tipo di organismi nocivi e dalla procedura di applicazione. A causa della variabilità dei loro effetti, l’efficacia di questi RRO per mitigare i rischi posti dall’importazione di suolo o di substrati di coltivazione è altamente incerta.I principali limiti tecnici per l’implementazione di questi RRO, ad esempio, fumiganti attualmente autorizzati, i generatori di isotiocianato di metile Metam sodico, Metam potassio e Dazomet sono molto efficaci contro i nematodi e sono ampiamente utilizzati. Tuttavia, sebbene si tratti di biocidi ad ampio spettro, le loro prestazioni sono incoerenti a causa di una volatilità inadeguata, che si traduce in una scarsa distribuzione del suolo.

Difendersi con la fumigazione

Analizziamo ora alcune di queste pratiche per comprenderne meglio gli effetti: durante la pratica della “Fumigazione”, il suolo viene frequentemente trattato con fumiganti per il controllo soprattutto dei nematodi ma anche del suolo, funghi (Fusarium e Verticillium), erbe infestanti e batteri; in alcuni casi particolari, ad esempio letti di semi e telai freddi, il terreno può essere sterilizzato dal calore trasportato in vapore vivo o aerato, acqua calda o calore secco. Affinché questo metodo detto “Riscaldamento” sia efficace, l’umidità del suolo dovrebbe essere compresa tra il 50% e l’85% della capacità del campo e la temperatura del suolo superiore a 13 ° C a una profondità di 15,2 cm; la “Solarizzazione” è stata utilizzata per la gestione dei patogeni del suolo dal 1976 come trattamento del suolo pre-semina ed è ancora ampiamente utilizzata in molte aree del mondo. Ci possono essere limiti alla sua efficacia in alcune aree in cui le temperature calde coincidono con le precipitazioni poiché la copertura nuvolosa e la pioggia ridurranno l’effetto della radiazione solare sotto la plastica; l’”Inondazione” è usata come pratica agronomica standard e il suo valore insetticida contro un certo numero di parassiti è stato riconosciuto più di 70 anni fa: questo metodo può essere efficacemente usato contro i nematodi galligeni (Meloidogyne spp.), il nematode gambo (Ditylenchus dipsaci), il nematode scavatore (Radopholus similis) e il nematode giapponese a cisti del riso (Heterodera elachista).

Difendersi con la soppressione

Questo RRO può essere utilizzato solo dove l’acqua è abbondante e in colture tolleranti alle inondazioni per un periodo prolungato o durante il periodo bianco tra due colture; i terreni soppressivi hanno un potenziale considerevole per la gestione degli agenti patogeni presenti nel suolo. Quando la “Soppressione” ha un’origine biologica, identificare gli organismi causali è il passo cruciale nella realizzazione di questo potenziale; nel caso in cui la soppressione del suolo può essere attribuita agli effetti di singoli o selezionati gruppi di microrganismi ed è trasferibile, questi microrganismi possono essere aggiunti a suolo, piantine, substrati di coltivazione, ecc., prima del trapianto utilizzando metodi diversi; la pratica di incorporare materiale vegetale ottonato nel terreno per controllare gli organismi portati dal suolo è stata coniata “Biofumigazione”: quando un campo di piante di brassica viene tritato meccanicamente e rapidamente incorporato nel terreno, un flusso di isotiocianato può essere rilasciato in una concentrazione sufficiente per colpire le popolazioni di nematodi parassiti di piante e alcuni funghi presenti nel terreno.

Il caso del riso italiano

Tutti i RRO esposti sopra possono influenzare la probabilità che il parassita sia associato, spazialmente o temporalmente, al percorso all’origine, dove essi possono avere un effetto diretto sulla prevalenza del parassita nel raccolto.Le aziende risicole italiane, per le peculiarità agronomiche e colturali dell’agroecosistema in cui il riso viene coltivato, raggiungono un alto grado di specializzazione e hanno sempre più bisogno di un processo di revisione delle modalità di coltivazione. L’areale risicolo è, infatti, caratterizzato da un elevato valore naturalistico e deve mantenere e potenziare la sua connotazione per sfruttare l’immagine positiva che rende unico questo territorio. Tuttavia, la sostenibilità agro-ambientale di tali sistemi è fortemente legata alle pratiche agronomiche adottate. Il potenziale per aumentare la loro sostenibilità dipende da una approfondita comprensione dei processi coinvolti e da un trasferimento efficace delle conoscenze scientifiche e tecniche alle aziende.

Lo studio Ristec

I metodi di coltivazione adottati, che prevedono la monosuccessione per gran parte del territorio rendono critica la sostenibilità dell’ambiente tipico della risaia per diverse ragioni: bassa efficienza della fertilizzazione azotata, con con seguente perdita di nutrienti; riduzione della fertilità chimica, fisica e biologica; emissioni di gas serra, in particolare metano. Esistono ampie soluzioni ai problemi evidenziati, che si concretizzano primariamente nell’adozione di tecniche alternative e poco esplorate nell’areale risicolo padano, quali la sommersione invernale, l’agricoltura conservativa e l’utilizzo di cover crop invernali. Esse devono essere però adattate all’ambiente specifico, tenendo conto delle proprietà del suolo, delle esigenze varietali e della gestione del territorio. Il tema è stato esaminato anche in Italia. «L’Ente Nazionale Risi, in collaborazione con le Università degli Studi di Torino e Milano, ha avviato il progetto dimostrativo – Nuove tecniche colturali per il futuro della risicoltura (RISTEC) -, inserito nella misura 1.2.01 del PSR di Regione Lombardia»: Marco Romani, responsabile del Settore Agronomia e Difesa del Centro Ricerca di Castello d’Agogna, sottolinea come l’obiettivo del progetto sia quello di favorire la divulgazione delle informazioni derivanti dalle pregresse attività di sperimentazione scientifica tra gli agricoltori, al fine di applicarle nell’ottica di una maggiore sostenibilità agro-ambientale dell’areale risicolo.

Il parere di Romani

«Il progetto, nello specifico – continua Romani – intende dimostrare i vantaggi produttivi e agroambientali della sommersione invernale, del sovescio di leguminose e delle lavorazioni conservative: partendo da queste ultime saranno evidenziati gli aspetti agronomici della coltura, l’efficienza della concimazione azotata e l’influenza della tecnica sulle dinamiche della sostanza organica. Sarà considerato, inoltre, l’adattamento varietale in funzione delle caratteristiche degli apparati radicali. stanti. Anche per la tecnica del sovescio saranno dimostrati gli aspetti agronomici con particolare attenzione alla produttività del riso e all’efficienza della concimazione».

La prevenzione

La prevenzione è ad oggi l’unico strumento a disposizione: controllare accuratamente l’apparato radicale del riso quando si manifestano zone a ridotto sviluppo, ma anche prima di mettere a dimora piantine sia erbacee sia arboree. Se sono presenti galle sulle radici, ben visibili a occhio nudo, bisogna eliminare la pianta. Occorre inoltre una particolare cura nella pulizia dei mezzi che operano in campo, perché attraverso i residui di terra che rimangono aderenti agli organi di lavorazione si può ulteriormente diffondere l’infestazione. Autore: Martina Fasani

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