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«PAGARE IL 70% DELLA PAC»

da | 18 Giu 2020 | Non solo riso

Venerdì 5 giugno, a Cuneo, ha avuto luogo un incontro con l’Assessore regionale all’Agricoltura Marco Protopapa, alla presenza del presidente nazionale di Cia, Dino Scanavino, del presidente e del direttore di Cia Cuneo, rispettivamente Claudio Conterno e Igor Varrone. Oggetto del confronto sono state le strategie per il rilancio delle filiere e la necessità di una ripartenza condivisa e realmente efficace per il comparto agricolo regionale. Abbiamo intervistato, a questo proposito, Gabriele Carenini, presidente di Cia Piemonte. 

Cosa si farà per l’agricoltura?

«L’agricoltura, in questo periodo di emergenza Covid 19, non si è mai fermata, abbiamo fatto del nostro meglio per garantire l’approvvigionamento e le derrate alimentari sugli scaffali per il nostro Piemonte. Credo, però, che la ripartenza delle filiere e del settore agricolo passi inevitabilmente da una coesione di tutti i settori; l’agricoltura è inserita in un sistema che, ormai, coinvolge ristorazione, trasformazione, agroalimentare ecc. e, pertanto, il progetto di ripartenza deve essere costruito assieme agli altri comparti. Con l’Assessore  Marco Protopapa  abbiamo condiviso proposte per la ripartenza dell’agricoltura regionale che, in questi mesi, pur non fermandosi mai, ha subito pesanti perdite. Al centro dello scambio, l’esigenza di maggiore attenzione alle filiere più colpite dall’emergenza sanitaria, per le quali è necessario individuare provvedimenti specifici e consistenti. Abbiamo affrontato i numerosi problemi che affliggono il comparto lattiero-caseario, dai danni provocati dalla fauna selvatica, agli allevamenti, al rispetto degli accordi sul prezzo del latte, e ragionato su politiche sindacali legate al settore. Risollevare il nostro sistema agricolo, motore economico della nostra regione, deve essere priorità condivisa». 

Quali sono le esigenze delle filiere? 

«Le imprese agricole possono operare solo in un contesto organizzato che dia le stesse possibilità a chi vive nelle aree rurali rispetto a chi vive nelle città. Abbiamo bisogno di parità di servizi, della diffusione della banda larga, di una fiscalità di vantaggio per consentire il mantenimento del tessuto agricolo nella nostra regione. Per rafforzare il nostro ruolo, abbiamo bisogno di ripartire valorizzando i prodotti e le eccellenze dei nostri territori, con progetti che partono dal campo e arrivano sulla tavola. Noi abbiamo un progetto che si chiama “Il paese che vogliamo”, il quale affronta proprio questa tematica, unitamente alla considerazione ed alla valorizzazione delle aree rurali del paese».

Quale ruolo potrebbe avere il settore risicolo nella ripresa?  

«Durante l’emergenza Covid 19, la filiera risicola ha continuato a lavorare a ritmi elevati. L’aumento dei consumi interni di riso ed il blocco delle importazioni dai paesi asiatici, sia in Europa che in Italia, ha portato ad un aumento delle quotazioni dei risoni in tutti i comparti, ed in particolare dell’Indica. Questo a dimostrazione di quanto sosteniamo e della necessità di regolarizzare le importazioni con la modifica del sistema di preferenze generalizzato (SPG) e di monitorare le importazioni di riso, soprattutto Japonica, in forte aumento. L’accordo con la Cina è sicuramente importante per valorizzare i nostri risi da risotto. Questa emergenza ha dimostrato come l’agricoltura sia strategica per il Paese e la risicoltura rappresenta senza dubbio un’eccellenza: c’è la necessità di dotare la prossima PAC di strumenti idonei al nostro sistema produttivo e che ci permettano di valorizzarlo. Per tutte le filiere è importante che ci sia un progetto di sviluppo che, puntando sulla qualità, tenga conto delle esigenze di tutti i protagonisti della filiera, dal produttore primario al consumatore, e che garantisca un’equa suddivisione del valore economico generato che risulta oggi molto sbilanciato a favore della distribuzione».

Quali sono le criticità dei programmi PSR e dei pagamenti ARPEA?

«Una delle nostre richieste è il pagamento sollecito dell’anticipo del 70% dei premi PAC 2020 come iniezione di liquidità alle aziende. Per quanto riguarda il PSR riteniamo adeguate le risorse per le misure agroambientali, tema su cui Cia si è molto spesa. Occorre trovare risorse per poter scorrere le graduatorie dei bandi 2019 per i nuovi insediati e per i miglioramenti aziendali che ad oggi vedono ancora molte domande non finanziate. Molto importanti anche gli aspetti legati all’informazione, alla formazione, alla consulenza e alla ricerca anche alla luce della discussione in corso in sede europea sui nuovi programmi “farm to fork” e “green new deal”». Autore: Milena Zarbà

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