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MINERBE RITROVA IL RISO

da | 3 Gen 2014 | NEWS

250px-Chiesa_parrocchiale_di_San_LorenzoOggi Minerbe è un piccolo comune della  Bassa Veronese ma un tempo fu un centro di grande importanza storica, politica, artistica e… risicola. Una tesi di laurea ne ha riscoperto quei fasti: la laureata è Claudia Vivaldi, dipendente della Banca Popolare di Vicenza, che ha discusso la sua tesi in Marketing e comunicazione d’impresa all’università di Verona. Il titolo del lavoro, composto da tre capitoli suddivisi in un centinaio di pagine, è «La risicoltura a Minerbe: una storia plurisecolare». la notizia è apparsa sull’Arena di Verona. Secondo lo studio di Vivaldi, le prime notizie sulla volontà di piantare il riso a Minerbe sono datate 9 maggio 1558, quando il nobile Tommaso Spolverini spedì la sua «supplica» a Venezia. Erano i tempi della Serenissima e senza il beneplacito dei veneziani era impossibile iniziare la coltivazione. Da allora passarono quasi 80 anni prima che a Minerbe (nella foto piccola la parrocchiale) l’«oro bianco» potesse essere finalmente lavorato. Era il 1635 quando in cambio di 237 ducati gli Spolverini ottenerono la possibilità di utilizzare 20 campi per la risicoltura. I successori degli Spolverini, i Guariente-Buri, continuarono l’espansione arrivando nel 1783 a contare 452 campi coltivati a riso. Secondo i dati rinvenuti da Vivaldi negli archivi di Stato di Verona e Venezia, tra il 1826 e il 1827, a Minerbe, il cereale bianco era piantato in 973 campi su 7.247, pari al 13,42 per cento del totale, mentre erano in funzione ben cinque pile, una delle quali – Pila Comuni, oggi completamente restaurata – è di proprietà della famiglia Vivaldi. La coltivazione del riso cessò versò il 1960 a causa dei costi sempre più elevati e della penuria d’acqua. Oggi, in paese, esistono uno stabilimento industriale e un laboratorio di pilatura, ma in nessun campo cresce il riso, mentre il Comune da diversi anni organizza una festa – «La Galzega del riso» – proprio per ricordare la lunga tradizione che lega il territorio alla risicoltura. «Con questo lavoro», ha detto la neolaureata Vivaldi all’Arena, «credo di aver solamente aperto una porta sul mondo della risicoltura nel Basso veronese. Mi auguro», conclude  «che gli storici delle nostre zone possano proseguire le ricerche sull’argomento». (24.12.13)

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