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MERCATO INTERNO, UN MANIFESTO CONTRO L'OMOLOGAZIONE

da | 6 Lug 2014 | NEWS, Riso in cucina

Si intitola “Manifesto della difesa dei risi tipici italiani”, e segna l’apertuta di una nuova campagna di sensibilizzazione dell’opinione pubblica, del mondo risicolo, delle associazioni dei consumatori e per la difesa dell’ambiente. Lo ha emesso l’Associazione nazionale delle Città del riso, promettendo battaglia contro il progetto della nuova legge per il mercato interno, che riduce il numero delle varietà commercializzate con il loro nome e che è stata divulgata da Risoitaliano nei mesi scorsi. L’opinione dell’associazione è che “mentre crescono le importazioni di risi esteri e asiatici low cost, continua in Italia la spinta ad omologare verso il basso la produzione dei nostri grandi risi italiani”. Quindi s’infittiscono i dubbi sul provvedimento che dovrebbe riformare la legge del ’58. Finora erano stati sollevati da associazioni di categoria, ma Città del riso vuole portare la “guerra del nome” alla base della filiera e tra i consumatori. “E’ un vero grido di allarme – spiega il Presidente delle Città del riso, Gian Mario Ferraris – perchè la ‘omologazione verso il basso’ delle produzioni italiane è un attentato non solo alla nostra produzione agricola, ma alla tipicità e al Made in Italy. Purtroppo non tutta la filiera è consapevole dei risultati di questa logica pseudo-industriale, in cui si tende a svilire la tipicità per ‘fare quantità’. Si guadagna nell’immediato, ma si svilisce il prodotto e ci si va a scontrare da perdenti con le immense produzioni straniere low cost. In questo modo infatti si aprono ancora di più di ciò che accade oggi le porte all’invasione di risi esteri (europei e asiatici) di basso costo e di bassa qualità”. Aggiunge il direttore delle Città del riso, Marco Reis: “Le nuove norme in discussione mirano a rendere legale uno sconsiderato abbassamento della qualità dei risi offerti al consumatore, e di fatto a cancellare o occultare dalle etichette le varietà e le provenienze reali. Con in più seri pericoli per la salubrità del prodotto e dell’ambiente. E’ un fenomeno che ha già fatto danni enormi in altri settori, spinto dalle esigenze miopi di poche grandi industrie ma in contrasto con gli interessi veri dei produttori e dei consumatori. Con questo ‘Manifesto’, che spiega bene i pericoli in corso, ci apprestiamo a coinvolgere non solo la filiera del riso ma anche le associazioni dei consumatori e quelle che difendono l’ambiente. E’ veramente incredibile che si stia discutendo una legge che per esempio decide cosa si può mettere nelle confezioni di riso, senza che siano consapevoli e coinvolti coloro che, poi, quelle confezioni comperano senza sapere davvero cosa c’è dentro, e che magari proviene da Paesi che non hanno neanche l’ombra delle leggi italiane che regolano la produzione del riso e l’ambiente di risaia”. Ecco cosa dice il manifesto.

1. I grandi risi tipici italiani sono in pericolo

Mentre crescono le importazioni di risi esteri e asiatici low cost, continua in Italia la spinta ad omologare verso il basso la produzione dei nostri grandi risi italiani.

Secoli fa il riso non veniva chiamato per nome. Secoli di tradizioni nazionali hanno invece creato specifiche varietà che, selezionate in purezza, hanno dato origine ai famosi risotti. Si sono così susseguite varietà famose: partendo dall’Originario e passando al Maratelli, al Rosa Marchetti, al Razza77, l’Europa, il Vialone Nano, il Ribe, il S.Andrea, l’Arborio, il Baldo, il Roma ed il Carnaroli. Varietà che stanno invadendo il mondo con molti tentativi di contraffazione!

E l’evoluzione continua. Ogni volta che l’Italia crea una nuova e buona varietà non fa altro che elevare la fama del Made in Italy. La parola “Risotto” non ha traduzioni in nessuna lingua ed è conosciuta nel mondo come espressione della cucina italiana, ma oggi è umiliata dalla possibilità di essere associata ad ogni tipo di riso straniero.

Il riso sfama oltre la metà dell’umanità: è l’umile pane del mondo, ma noi italiani lo abbiamo elevato al ruolo nobile di una cucina ricca di tradizione, gusto, identità, originalità.

2. Non solo gusto, ma qualità, salute e ambiente

E non solo di gusto si tratta, ma di qualità, di salute, di ambiente.

Qualità: l’Italia è l’unico paese che fino ad ora ha difeso l’identità varietale e tutelato i diritti di trasparenza e informazione per i consumatori. Salute. l’Italia è di gran lunga il Paese che più al mondo dà le massime garanzie al consumatore: non esiste altrove una legislazione di controllo -dalla coltivazione al confezionamento- paragonabile alla nostra. Ambiente. Non esiste al mondo una legislazione pari a quella italiana in tema di protezione dell’acqua e dell’ambiente di risaia.

3. Il pericolo che arriva da una legge che uccide la tipicità

Oggi la politica sta cedendo alla strategia pseudo-industriale europea di omologare le nostre varietà alle varietà low cost prodotte in Paesi in cui la legislazione è largamente insufficiente, se non inesistente, su importanti aspetti della trasparenza per il consumatore, di salute pubblica e di protezione dell’ambiente.

E ora la politica sta valutando la legge sul commercio del riso prevedendo che

(•) si possano miscelare risi diversi.

(•) Si possa nascondere al consumatore il nome della varietà dalla confezione messa in vendita.

(•) Si possa vendere come italiano il riso coltivato all’estero a basso costo e basso controllo semplicemente facendo l’ultimo passaggio di confezionamento in Italia.

(•) Si possano fare etichette al limite dell’inganno obbligando a chiamare una varietà con un altro nome.

(•) Si possano aumentare le tolleranze verso i difetti e le impurità varietali nei risi offerti al consumatore.

4. Cosa è urgente per proteggere il Made in Italy, i consumatori e l’ambiente

E’ importante che nella nuova legge vi siano invece 5 capisaldi.

(1) Bisogna che le etichette dei risi indichino molto chiaramente al consumatore le vere varietà contenute nelle confezioni.

(2) Bisogna che le etichette indichino molto chiaramente la vera provenienza dei risi, cioè il loro luogo di coltivazione.

(3) Bisogna mantenere alti gli standard qualitativi, senza allargare le maglie della tolleranza dei difetti e delle impurità.

(4) Bisogna che lo Stato si impegni ai controlli necessari a difesa del consumatore e dei produttori.

(5) Bisogna che l’Italia svolga in Europa il ruolo di leader che le compete, spingendo gli altri Paesi Europei all’adeguamento alle regole italiane di etichettatura.

La tradizione e la qualità italiana vanno difese e valorizzate. Per la loro grandezza. Per rispetto del consumatore. Per proteggere l’ambiente in cui viviamo. Per valorizzare i territori unici delle ‘Terre d’acqua’ italiane.

Questo è un interesse vitale e strategico non solo di parte dell’agricoltura, ma di tutto il nostro Paese.

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