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LOMELLINA E PAVESE TROPPO ASCIUTTI

da | 7 Giu 2019 | NEWS

E anche quest’anno è la semina a file interrate il metodo che ha prevalso nelle risaie della Lomellina e del Pavese. E’ da sempre una tendenza tipicamente lombarda, ma i dati parlano chiaro: la coltivazione in sommersione piace sempre meno e l’asciutta ricopre una percentuale che sale al 67,5% nelle province di Pavia, Lodi, Milano. Il perché ormai è noto a chiunque: ricordiamo che il sistema è stato messo a punto per risparmiare manodopera e mezzi, utilizzando una quantità d’acqua più o meno equivalente alla sommersione, così come la resa della pianta, avendo a disposizione anche un maggior numero di molecole per i trattamenti. Tuttavia, il rischio che si corre infatti è la possibilità elevata che nel mese di luglio non ci sia acqua sufficiente per consentire al riso di completare il ciclo produttivo.

Daghetta: risorgive a zero

«Dopo un inverno particolarmente siccitoso le risorgive sono a zero – afferma Giovanni Daghetta, presidente di CIA Lombardia e consigliere del consorzio di irrigazione Est Sesia – si è determinato un abbassamento della falda su tutto il comprensorio a est del sesia: si parte da un deficit di 40-50 cm meno nella parte alta per arrivare a 1,5/2 mt nella parte più bassa. Il 30% della piena competenza dei canali (240 m3/sec ) derivano infatti dai fontanili, che cominceranno a dare nel mese di luglio».

La situazione dei laghi

La sommersione delle risaie più a monte risulta utile per alimentare fontanili più a valle, permettendo in pratica di riutilizzare la stessa goccia per bagnare tre chicchi in posti diversi. Ritardata a giugno l’allagamento crea una sovrapposizione con la bagnatura del mais, che mette a rischio questo equilibrio.  Secondo Coldiretti, le intense precipitazioni hanno fatto innalzare il livello dei fiumi e gonfiato i grandi laghi verso valori massimi come quello di Como che ha raggiunto un grado di riempimento al 63%, il maggiore salito al 96% e fino al Garda addirittura al 98%, senza dimenticare che in montagna ha nevicato abbondantemente. «Hanno patito maggiormente i campi di orzo e grano» afferma invece Confagricoltura. L’ondata di maltempo fuori stagione è l’evidente conseguenza dei dei cambiamenti climatici che condizionano la produzione agricola nazionale.

Problemi di semina

Molti risicoltori evidenziano anche le problematiche riguardanti una semina precoce: «L’iniziale siccità ha indotto a seminare con profondità maggiore per cercare un terreno più freddo – specifica Mauro Maregatti, risicoltore di Candia Lomellina – conseguentemente le piogge hanno deteriorato la situazione, irrigidendo il suolo, riscontrando inoltre problematiche di fitotossicità per i diserbi di pre- emergenza». «In Lomellina si parla di risemine per un 10% di risicoltori: in questi casi il danno è stato significativo, pari a circa un 60-70% dell’appezzamento» aggiunge Angelo Ceruti, responsabile Vendite di Terrepadane, «le varietà in questione sono quelle a ciclo lungo, seminate ad aprile come molti indica ed ibridi», conclude.

Le varietà sensibili

Stefano Guerini, risicoltore di Garbana ci segnala Mare, Barone, Sole, CL XL 745 tra i più colpiti, data anche la loro bassa energia germinativa. Secondo Adriano Bandi, conduttore di un’azienda risicola a Robbio, nei casi di risemina, anche se rari in questa zona, è consigliabile procurarsi la stessa varietà con semente certificata o cestire con varietà a ciclo più breve sempre certificata: per esempio, un CL26 con un Gladio o su un Mare seminare un Sirio. Per Gianni Pincetti ed Alberto Tempella, risicoltori rispettivamente di Gallia e Candia Lomellina, invece, non sono state riscontrate problematiche conseguenti una semina in asciutta di fine aprile.

Pythium in agguato

In questo contesto di sbalzi termici frequenti e significativi, la proliferazione fungina nelle risaie ha avuto piede libero: Fabrizio Domenicale, tecnico- agronomo di Terrepadane segnala una vasta presenza di Pythium, un fungo presente nel terreno che fa marcire il seme specialmente evidente sulla semina in asciutta, che si può combattere allagando completamente la risaia e rendendo quindi l’ambiente anaerobico. A convalidare il riscontro anche l’agronomo Giovanni Pavesi di Vipetrol Mortara, il quale specifica la presenza del fungo principalmente su terreni più sciolti, confermando le varietà indica e ibride evidenziate dai risicoltori come le più colpite. Autore: Martina Fasani

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