A Torino, Palazzo Lascaris, venerdì 4 aprile si è tenuta l’inaugurazione del 229° anno accademico dell’Accademia di Agricoltura di Torino, con una prolusione di Gian Franco Caselli, noto magistrato, che dopo il pensionamento è diventato Presidente del Comitato Scientifico dell’Osservatorio sulla criminalità in agricoltura e sulle agromafie, istituito congiuntamente dalla Federazione nazionale dei coltivatori diretti e dall’Eurispes. Gli scopi dell’Osservatorio sono volti ad evidenziare e ridurre le criticità nei sistemi di tracciabilità, nelle norme sull’etichettatura e nei sistemi di allerta sanitaria riguardanti gli alimenti. Per quanto la piaga delle agromafie impatti certamente di più su altri settori, la relazione di Caselli è istruttiva anche per il mondo della risicoltura. Il magistrato è partito dall’osservazione che in Europa, ed ancor più in Italia, la legislazione è molto complessa e talora di incerta interpretazione, gli impegni burocratici molto pesanti e difficili da ottemperare da parte delle aziende, le procedure processuali complesse e molto lente. Di questo approfittano i “furbi”, che tra le pieghe della legge riescono a destreggiarsi usando tracotanza, prevaricazioni, sfruttamento, per condizionare il mercato, a scapito dei produttori onesti. La mafia della coppola e della lupara è retaggio del passato; ha spiegato, ed attualmente la mafia è composta da colletti bianchi, che riescono a penetrare in tutte la attività economiche. L’attuale crisi di liquidità di molte aziende favorisce l’iniezione di capitali di dubbia provenienza, che ne condizionano pesantemente l’attività. Si stima che il movimento di capitali di origine mafiosa raggiunga i 160 miliardi annui, dei quali 24 riguardanti il settore agroalimentare, con stravolgimento dei mercati, a danno dei consumatori e degli imprenditori onesti. L’attività della mafia, nata originariamente in agricoltura, si è espansa in molti altri settori, ed attualmente sta “riscoprendo” l’agroalimentare. Le manipolazioni fraudolente degli alimenti sono economicamente molto convenienti, specialmente quando interessano prodotti di particolare pregio. L’alto valore dal Made in Italy va difeso dal punto di vista commerciale, ma soprattutto nell’interesse della salute dei consumatori. Dall’inizio della crisi, che spinge alla ricerca di prodotti a basso costo, le frodi sono triplicate. Si stanno affermando alcuni tipi di reato: l’italian sounding, che consiste nel denominare prodotti di provenienza straniera con nomi simili a quelli delle eccellenze italiane, talora aggiungendo in etichetta fuorvianti bandierine tricolori; l’italian laundering, ossia il riciclaggio di capitali di dubbia provenienza, per acquistare rinomate aziende italiane. Dopo averle depredate dei brevetti, della tecnologia produttiva e della clientela, i siti produttivi italiani vengono chiusi e si commercializzano di prodotti esteri di scarsa qualità utilizzando il marchio italiano acquisito. Tra gli scopi dell’Osservatorio vi è quello di suggerire alle autorità italiane ed europee norme più restrittive riguardo alla dichiarazione della provenienza degli alimenti in etichetta. Il 33% dell’agroalimentare commerciato come italiano contiene materie prime di provenienza straniera, ed occorre che il consumatore ne possa essere correttamente informato. Conclusa la relazione con uno scrosciante applauso da parte della platea, si passa alla nomina dei nuovi soci, tra i quali due soci onorari, che si sono distinti nell’esercizio della propria attività: Cav. Bruno Ceretto, che con il fratello si occupa della coltivazione dei 165 ettari di vigneto e della gestione della relativa cantina, oltre che dei 50 ettari di noccioleti, trasformati nella ditta Relanghe, che produce torrone ed altri derivati (il cav. Bruno si occupa in particolare della commercializzazione dei prodotti); Cav. Amilcare Merlo, titolare dell’omonima ditta di produzione di caricatori telescopici. Le macchine prodotte, oltre che per logistica e cantieristica, sono state sviluppate con appositi modelli adatti alle aziende agricole, dove hanno riscosso un grande successo mondiale L’innovazione è sempre stata il concetto ispiratore di una azienda totalmente italiana, che oggi ha 1200 dipendenti, ed esporta il 93% della sua produzione. Autore: Giuseppe Sarasso (foto piccola) (08.04.14)
BOOM DEL PAKISTAN
Continua il boom delle esportazioni di riso del Pakistan, che hanno raggiunto i 4 miliardi di dollari nell’anno fiscale 2024,