Slow Food ha costituito un presidio in Africa che riguarda una varietà antichissima di riso rosso: è nato nel 2016 dalla collaborazione tra la Fondazione Slow Food per la Biodiversità, la Regione Piemonte, la Coldiretti Piemonte, e il consorzio delle ONG piemontesi, la Provincia di Vercelli, e l’Association Inter Villageoise de Gestion des Ressources Naturelles et de la Faune de la Comoé-Léraba (AGEREF/CL – Associazione tra villaggi per la gestione delle risorse naturali e della fauna dei Comoé-Léraba ). E’ attivo nella provincia di Comoé, nel sud del Burkina Faso, al confine con la Costa d’Avorio, dove cresce una varietà tradizionale di riso rosso, denominata nella locale lingua cerma “Cira-Mahingou”, originaria del delta del Niger e caratterizzata dal colore rosso del rivestimento dei chicchi: si tratta in realtà di una varietà locale di Oryza glaberrima, antica di almeno 4 mila anni. Il progetto serve a valorizzare l’identità culturale del territorio. L’iniziativa intende portare reddito alle popolazioni locali con attività rispettose del territorio, contrastando anche la diffusione del bracconaggio.
Questa regione, la cui foresta è catalogata come sito Ramsar, ossia zona umida di importanza internazionale, è attraversata dal fiume Comoé e si distingue per una fauna e una flora molto ricche: antilopi, elefanti, uccelli migratori, ma anche numerose specie di alberi e frutti selvatici. Il riso rosso è una delle ricchezze della biodiversità dell’area: questa varietà si è adattata molto bene al pedoclima della zona. Il chicco, di medie-piccole dimensioni, assume sfumature che vanno dal bianco al rosso ed è particolarmente fragile, quindi più difficile da trasformare senza rotture. Inoltre, si disperde facilmente, e questo determina una perdita di produzione alla raccolta. Di norma è coltivato dalle donne nelle aree marginali pianeggianti, si semina a mano durante la stagione delle piogge (attorno a giugno), cresce durante le piene e rimane immerso sotto l’acqua per 60 giorni. Il ciclo di produzione è di 6 mesi, il doppio rispetto alle varietà ibride oggi coltivate e consumate in Africa occidentale. Per queste ragioni la sopravvivenza del riso rosso è minacciata da ibridi più produttivi: solo alcune donne lo coltivano ancora per il consumo familiare, nei villaggi di Sienena e Ouangolodougou. Rappresenta infatti un ingrediente immancabile nei pranzi delle cerimonie del popolo Ciramba (Gouin). E’ un riso buono, meno dolce al consumo, e grazie alla sua grande capacità di assorbire l’acqua è molto apprezzato nella preparazione di una zuppa e del tô, un piatto tradizionale cucinato durante i rituali.