A fine anno la Granaria di Milano chiuderà. Terremoto in arrivo nel mondo delle borse merci. La prima scossa arriva dalla proprietà della sede di Buccinasco della Borsa dei grani (riso, mais, soia, grano duro e tenero…), che ha deciso di non rinnovare il contratto d’affitto. In autunno, a settembre e al più tardi entro dicembre, si dovrà trovare una nuova sede ed ecco la seconda scossa: l’Ager di Bologna, che doveva a sua volta trasferirsi definitivamente a Fico, pare averci ripensato e penserebbe a una fusione con la sala di contrattazione milanese. Come succede nei terremoti, quando si muovono le grandi faglie, le piccole seguono a ruota e infatti si parla di una fusione di Milano e Bologna con Torino, dove si quotano i grani francesi utilizzati nell’industria molitoria piemontese, e nel discorso entrano Pavia, Genova e Verona. In pratica, si formerebbe, probabilmente a Parma (perché sede di Cibus e con una logistica ideale), una Borsa nazionale, progetto di cui spesso si è discusso senza mai crederci veramente, in un mondo ancora zavorrato dai campanilismi. E non solo da quelli: il progetto di fusione potrebbe scontrarsi sia con gli appetiti di Borsa Telematica che con il disegno della Coldiretti di lanciare quanto prima le Cun, un progetto che recentemente si è scontrato con il diniego di Italmopa. Per ora, una certezza: dall’autunno la Granaria dovrà traslocare. E l’ultimo numero del giallone, che è l’house organ dell’associazione, parla della necessità di internazionalizzare e “unificare” le contrattazioni. Un futuro, è il caso di dirlo, già scritto …