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BAYER-MONSANTO, OK

da | 21 Mar 2018 | Non solo riso

Via libera condizionato dalla Commissione Europea all’acquisizione della Monsanto da parte della tedesca Bayer. La fusione è condizionata a disinvestimenti per rimediare alle sovrapposizioni dei due gruppi nelle sementi, nei pesticidi e nell’agricoltura digitale.  La decisione di oggi fa seguito a un’indagine approfondita che dura dal 22 agosto 2017. Monsanto è il primo produttore al mondo di sementi, che generano la maggioranza del suo fatturato negli Usa e in America Latina. La multinazionale Usa vende anche il glifosato, l’erbicida più usato al mondo. Bayer è il secondo produttore mondiale di pesticidi, con una forte focalizzazione sull’Europa, oltre ad essere un importante player nelle sementi. La fusione creerà pertanto il maggior gruppo integrato mondiale nei pesticidi e nelle sementi. La casa tedesca ha preso impegni che rispondono “in toto” ai problemi sollevati dalla Commissione. Nelle sementi di ortaggi, Bayer si è impegnata a cedere l’intero business, inclusa la ricerca e sviluppo, a un compratore non già operante nel
settore, cosa che permetterà a quest’ultimo di replicare la pressione concorrenziale esercitata da Bayer su Monsanto, mantenendo invariato il numero dei gruppi globali che fanno ricerca e sviluppo nelle sementi per ortaggi. Il sacrificio nel campo degli ortaggi è solo il più rilevante. In questi mesi, Bayer ha dovuto disinvestire anche nella rete di vendita e di assistenza, che è stata profondamente rivista. Un sacrificio motivato dalle pressioni dell’Antitrust ma anche da esigenze finanziarie. Secondo Coldiretti, la fusione rappresenta comunque un vulnus per gli agricoltori: la concentrazione dei prodotti nelle mani delle multinazionali si traduce in una perdita di potere contrattuale e in difficoltà economiche e occupazionali per gli agricoltori ed è «evidente la necessità per l’Italia di rafforzare il sistema dei consorzi agrari che sono l’unica struttura degli agricoltori italiani in grado di sostenere il potere contrattuale delle imprese agricole di fronte al crescente strapotere delle multinazionali nel mercato dei mezzi tecnici».

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