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ANDALUSIA IN PIAZZA CONTRO LA PAC

da | 1 Ott 2021 | Internazionale

Il settore agricolo andaluso contesta le scelte del ministero dell’agricoltura, e vuole scendere in piazza per protestare. Se non otterrà risultati, lo stato di agitazione diventerà permanente. Il comparto andaluso, rappresentato dai sindacati degli agricoltori Asaja, Coag, Upa e Cooperative Agroalimentari dell’Andalusia, chiama tutti gli agricoltori e allevatori della regione a una carovana, il 14 ottobre a Siviglia, in difesa di una Pac equa per gli agricoltori dell’Andalusia e per protestare contro il fallimento del ministro dell’Agricoltura Luis Planas, in riferimento alle scelte compiute che non tutelano la realtà e la diversità produttiva della campagna andalusa. L’Andalusia è una delle zone risicole più importanti della Spagna.

Se il Piano Strategico Nazionale, dicono i sindacati, non sarà modificato, questa protesta sarà la prima di un periodo di mobilitazione permanente che non si fermerà fino a quando gli sforzi di questa regione saranno partecipati e riconosciuti.

Un anno dopo la firma della Dichiarazione Istituzionale dell’Andalusia sul futuro della Pac (28 settembre 2020), gli obiettivi e le richieste contenute in questo accordo rimangono pienamente in vigore e la difesa di un modello inclusivo (che tenga conto dell’attività agricola reale), diverso (che includa il maggior numero possibile di regioni), graduale (che eviti impatti bruschi), coerente (che colleghi gli ecosistemi e gli aiuti diretti alle regioni produttive) e rispettoso della realtà agricola di ciascuna delle regioni produttive continua a costituire la base dell’unità d’azione che ha portato le organizzazioni rappresentative del settore agricolo andaluso a scendere nuovamente in strada con i loro trattori.

Piano strategico nazionale della PAC in Andalusia

Il Ministero dell’Agricoltura sta disegnando, attraverso il Piano Strategico Nazionale della Pac, un modello di produzione che non rispecchia il potenziale produttivo locale, poiché non si può dimenticare che una parte molto importante del bilancio della Pac in Spagna è il risultato del lavoro degli agricoltori e degli allevatori andalusi e, quindi, in chiara risposta alla sua rilevanza agricola in tutta la Spagna. Per questo motivo, il settore agricolo insiste che, se il Piano Strategico Nazionale non riconosce la situazione strategica dell’Andalusia, gli agricoltori e gli allevatori andalusi continueranno a manifestare sine die.

L’ultima proposta del Ministero dell’Agricoltura stabilisce un massimo di 20 regioni, il che penalizza la diversità produttiva dell’Andalusia. Anche se il panorama proposto nelle prime bozze era meno aderente alla realtà locale, una volta reso noto l’approccio della distribuzione regionale, così come gli importi medi, le organizzazioni agricole chiedono con forza modifiche sostanziali per raggiungere il necessario equilibrio territoriale e produttivo, minimizzando l’impatto reale e le perdite che deriverebbero per migliaia di agricoltori andalusi.

La proposta di eco-schemi inclusa nel Piano Strategico Nazionale rappresenta un’evidente perdita di reddito per la campagna di quest’area della Spagna, dissociando le nuove pratiche ambientali dalle regioni produttive in cui verranno applicate.

Inoltre, la proposta impedisce l’applicazione di più di un eco-schema per azienda, il che scoraggia gli agricoltori disposti ad andare oltre in termini di sostenibilità. Se il dipartimento di Luis Planas persiste nel dissociare eco-schemi e regioni produttive, la conseguenza immediata sarebbe la perdita, solo per questa ragione, di più di 50 milioni di euro all’anno nella sola Andalusia.

Allo stesso modo, i sindacati sostengono che gli aiuti diretti dovrebbero essere diretti agli agricoltori che svolgono un’attività agricola reale ed effettiva. Il Piano Strategico Nazionale non dovrebbe introdurre criteri che escludano agricoltori con altre attività economiche, ma per i quali l’attività agricola è un complemento di reddito.

Le nuove strategie ambientali

Le nuove strategie ambientali della Commissione Europea – “From Farm to Fork” e “Biodiversity 2030”-, come riconosciuto dalle relazioni della Commissione Europea e del Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti, porteranno a notevoli diminuzioni della produzione, aumento dei costi, perdita di competitività e, in definitiva, all’impoverimento del settore produttivo. Pertanto, il settore agricolo andaluso esige l’opposizione frontale del Ministero dell’Agricoltura a queste iniziative politiche.

Tutte queste questioni si tramuteranno in perdite pari a più di 100 milioni di euro all’anno per gli agricoltori e gli allevatori andalusi. Senza dimenticare che più di 50.000 beneficiari potrebbero essere lasciati fuori dal sistema di aiuti se la proposta venisse resa meno flessibile così come chiesto da alcune comunità autonome.

Pertanto, a distanza di un anno e di fronte alla deriva dei negoziati per la riforma, gli organismi firmatari della Dichiarazione Istituzionale dell’Andalusia sul futuro della Pac ribadiscono il loro impegno a mantenere l’unità d’azione e di protesta contro qualsiasi proposta che metta in pericolo la redditività delle campagne andaluse e convocano una carovana di protesta (trattori e automobili) il 14 ottobre a Siviglia.

I sindacati agricoli locali ricordano che nell’ultimo anno gli agricoltori e gli allevatori andalusi sono già scesi in piazza in una dozzina di occasioni in difesa di una Pac equa. In particolare a Siviglia, hanno manifestato in Plaza de España il 15 aprile con l’obiettivo che il Piano Strategico Nazionale finalmente presentato a Bruxelles dal governo spagnolo sia il risultato del consenso, della collaborazione e del riconoscimento del peso strategico che ha l’Andalusia nell’insieme dell’agricoltura spagnola.

Le associazioni ricordano che la filiera agroalimentare è un motore socio-economico chiave per la regione: rende vivibile l’ambiente rurale, genera più del 10% dell’occupazione nella regione e supera i 18.000 milioni di euro di attività. Inoltre equilibra la bilancia commerciale (con un saldo positivo vicino a 6.500 milioni di euro), contribuisce alla conservazione dell’ambiente e impedisce lo spopolamento del territorio.

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