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MOLTIPLICARE CONVIENE?

da | 18 Dic 2022 | NEWS

seme

Le disponibilità di risone per questa campagna, come sappiamo, sono al valore minimo degli ultimi anni con importanti deficit soprattutto nei risi da interno. Questa scarsità potrebbe intaccare anche il settore sementiero, già rimaneggiato negli ultimi tempi, come ha voluto spiegare ai nostri microfoni Giuliano Compagnin, risicoltore vercellese.

MOLTIPLICAZIONE IN DIFFICOLTÀ

Il moltiplicatore ha dichiarato: «Vista la previsione di calo della produzione di risone in tutta Italia, era evidente una mancanza di offerta di seme certificato per le semine del 2023. Già in precedenza, inoltre, questo settore affrontava difficoltà ben note: poca superficie dedicata alla moltiplicazione del seme e condizioni dei contratti poco favorevoli».

«Si tratta di una nicchia in profonda crisi. Ciò avviene a causa di condizioni economiche poco premianti. Nella scorsa annata, ad esempio, i venditori di riso da seme sono stati retribuiti in primavera meno di chi ha venduto riso da pila nello stesso momento. Inoltre, non si considera la consuetudine di aver conferito la merce prima delle semine con pagamento a giugno. Infine, a causa dei prezzi attuali del risone, si rischia che siano in pochissimi gli agricoltori che comprino semente certificata. I costi della semente ammontano a quasi 300 €/q ai prezzi correnti, considerando le spese della ditta sementiera».

«BISOGNA PREMIERE LA QUALITÀ»

«Nei contratti di moltiplicazione, in aggiunta, sono in atto condizioni che non supportano la qualità. Basti pensare all’assenza di alcuna diversità retributiva tra un pre-base, con 0/1 grana rossa, e una seconda riproduzione, con 3/5 grane rosse, o al fatto che non ci sia alcun premio economico per le partite con analisi di laboratorio che evidenziano un’alta germinabilità».

«Ad esempio una germinabilità dell’80% rispetto ad una del 95% crea una perdita alla semina di 15 kg ogni 100 seminati. Seminando 160 kg/ha significa che effettivamente avrò 128 piante e non 152, una diversità importante. Questo contesto rende la situazione disastrosa sia per la ditta sementiera, che fatica a disporre del materiale necessario a fornire il settore al meglio, sia per l’agricoltore. Quest’ultimo, a sua volta, è danneggiato dovendo accontentarsi del seme disponibile, sia in quanto a varietà, sia in quanto a qualità».

Compagnin ha poi aggiunto: «Queste premesse ed un premio al quintale sempre più risicato in proporzione al prezzo del risone sul mercato allontano i risicoltori dalla moltiplicazione. Di conseguenza rischiamo di non avere il seme necessario. Le prossime campagne potrebbero vedere l’obbligo di utilizzo di semente certificata per ottenere i fondi europei».

«MANCA PROGRAMMAZIONE»

Compagnin, riferendosi sempre a questa proposta, presentata dal Ministero e riguardo cui l’Ente Nazionale Risi si era opposto, fa presente come la Commissione Europea non abbia presentato richieste in questo senso.

«Ritengo che se dovesse esserci l’entrata in vigore di tale condizionamento, che auspico possa avvenire almeno tra un anno, bisognerebbe inserirlo con estrema accortezza, considerando tutte le variabilità. In primis, come ho sempre sostenuto, manca una programmazione seria. Nella prossima campagna molti coltivatori potrebbero puntare sui risoni da interno, alla luce degli andamenti del mercato. Tuttavia, sarebbe incoerente dimenticare gli altri gruppi merceologici: i medi, i tondi e i lunghi B».

«Per avere più equilibrio auspico un maggiore confronto con l’industria. In secondo luogo sarà fondamentale comprendere anche le superfici su cui sono seminati 3/400 kg di semente di varietà non ancora iscritta a registro. Queste varietà, se anche non dovessero mai raggiungere il mercato, vanno tutelate al pari delle altre. Sono i passi fondamentali di una ricerca volta a proporre il meglio ad agricoltori, trasformatori e consumatori.» Autore: Ezio Bosso.

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