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IL RISO INTERESSA SOLO A LORO

da | 24 Gen 2018 | NEWS

Del forum europeo sul riso di ieri abbiamo capito una cosa: che alcuni politici dedicano il loro tempo a studiare i problemi degli agricoltori e altri snobbano gli appuntamenti di lavoro per privilegiare le sfilate. Lo vogliamo dire chiaro: nel pieno della crisi del nostro settore solo Paolo De Castro (Pd), Alberto Cirio (Forza Italia), Angelo Ciocca (Lega), Tiziana Beghin (M5S) e Salvatore Cicu (Forza Italia) hanno trovato il tempo di partecipare, di ascoltare, di capire i problemi della risicoltura europea, partecipando attivamente al forum. Gli altri hanno inviato i loro portaborse (pagati dal Parlamento europeo per essere lì) e hanno preferito tornarsene a casa. Qualcuno, poi, è stato notato alla convention di Confagricoltura a Milano dove si parlava dei problemi degli agricoltori, ma nelle lussuose sale dell’Hotel Principe di Savoia, in un clima ormai da campagna elettorale. Lo vogliamo sottolineare: Beghin, De Castro, Ciocca, Cirio, Cicu sono europarlamentari che fanno il loro lavoro. Diversamente da altri che lo fanno fare ai loro portaborse.

Una precisazione che ci pare doverosa e che è il cuore dell’evento di Bruxelles, dove i risicoltori europei hanno cercato di sensibilizzare le istituzioni comunitarie sulla crisi del riso. Ad un anno dal primo forum sul riso dell’Ue, l’Ente Nazionale Risi ha organizzato l’incontro tra i risicoltori e trasformatori degli otto Paesi produttori. Hanno partecipato anche il Segretario generale del Copa-Cogeca Pekka Pesonen – che ha ringraziato l’Ente Risi per aver promosso il confronto – e il direttore generale del Mipaaf Felice Assenza. Secondo la nota conclusiva dell’Ente Risi, il Ministero ha colto negli interventi dei presenti «l’importanza di procedere nella richiesta della clausola di salvaguardia, della modifica dell’art. 29 del regolamento (UE) n. 978/2012, che venga considerata in modo davvero incisivo la specificità del riso nei negoziati internazionali e che tale specificità rientri nella futura programmazione della PAC, che esista una efficace reciprocità di regole  nell’utilizzo dei prodotti fitosanitari, la necessità che venga considerata l’importanza dell’indicazione sull’origine del prodotto, che vengano predisposte misure eccezionali a sostegno del settore in crisi, che venga istituito un plafond specifico per il riso nell’ambito della promozione».

Un’agenda ricca, certo, ma che rischia di venire indebolita dalla mancanza di unità della filiera, che emerge dai comunicati finali dei sindacati. Muta l’Airi e silente la Cia, la Coldiretti torna a sollevare il caso dei Rohingya nel Myanmar e chiede «l’immediata adozione di misure di salvaguardia europee nei confronti dell’importazione di riso greggio asiatico» (ma non, come invoca l’industria, nei confronti del riso confezionato che arriva dalla Cambogia) e individua nell’etichettatura obbligatoria l’unico modo per fermare lo tsunami: in realtà, il decreto sull’etichettatura obbligatoria richiamato dalla Coldiretti è fortemente insidiato dalla riforma del regolamento europeo sull’etichettatura e l’insistenza con cui l’organizzazione agricola difende l’etichettatura nazionale significa che quella, per la bonomiana, diventa la nuova linea del fronte nel confronto con l’Europa, anche per il riso. Per contro, Confagricoltura focalizza, oltre alla clausola, la necessità di veder riconosciuta la specificità della risicoltura (oltre alle concessioni sono in gioco gli aiuti della prossima Pac) e invoca «una totale reciprocità nelle regole del commercio internazionale; sia per quanto riguarda l’impiego dei prodotti fitosanitari, ma anche per le norme in materia di diritti sociali e dei lavoratori». La confederazione di Giansanti, rappresentata a Bruxelles dalla vicepresidente  Elisabetta Falchi e dal presidente della Federazione nazionale di prodotto Giovanni Perinotti, guarda a «un percorso di etichettatura che consenta il riconoscimento e la connotazione del nostro prodotto rispetto a quello importato» ma non difende il decreto italiano, essendosi pronunciata da tempo per l’etichettatura europea. E sottolinea «aspetto questo condiviso anche dal Mipaaf» come a dire che il decreto sull’etichettatura d’origine ha i giorni contati. Infine, Confagricoltura invoca «l’attivazione di misure eccezionali di sostegno da parte della Commissione europea, come già avvenuto per altri settori in crisi, ad esempio il latte», che la Coldiretti non ha mai citato, mentre è un punto fermo nella strategia di Confcooperative. La discussione proseguirà il 31 gennaio nell’ambito della Consulta nazionale risicola.

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