Sappiamo che c’è stato uno stop sulla autorizzazione del glifosate e che senza questa sostanza è in pericolo una parte del raccolto. Ma adesso vogliamo sentire cosa ne pensa un agricoltore biologico, per vedere come egli sostituisca interventi chimici di sintesi, sopratutto riguardo al glifosate.
IL SOLE BIO
Primo a parlare tra i biologici, è Alberto Fusar, dell’azienda il sole di Fusar. Situata ad Ottobiano, in Lomellina, la sua azienda si estende su una superficie di 15 ettari di cui il 60% destinato a riso e i restanti 40% a legumi di alimentazione umana o cereali senza glutine (miglio per eccellenza).
La motivazione di gestire la sua terra a biologico è riportata da lui stesso, «ho scelto di praticare agricoltura biologica per una mia avversione contro l’utilizzo di molecole chimiche di sintesi, dannose a parer mio per uomo, animali, aria e vegetazione accompagnatrice, oltre che anche problematiche legate alla idrosfera. Credo poi che il mondo migliore sia stato quello vissuto dai miei nonni, dove ognuno era autosufficiente e gestiva in modo autonomo la propria terra, provocandone un tasso di inquinamento praticamente nullo. Ciò inoltre mi permette di non sottostare ad un sistema capitalistico come quello della chimica in agricoltura, in cui a volte la salute dell’ uomo e la salubrità ambientale vengono dopo il fine unico del guadagno».
MAI USATO IL GLIFOSATE
Riguardo alla specifica domanda sul glifosate, Fusar afferma: «non ho mai fatto uso di glifosate nemmeno negli anni pre-biologico, non avendone mai avuto bisogno. Credo poi che questo diserbante, come del resto la quasi totalità a parer mio degli altri, oltre ad un impatto diretto sull’ambiente, porti anche sa formazione di resistenze e insorgenza di mutazioni favorevoli nelle infestanti, limitandone sempre di più la loro efficacia». È poi interessante capire come nell’azienda di Ottobiano, l’imprenditore gestisca le malerbe, sopratutto in presemina. «Io uso principalmente avvicendamenti, per gestire le infestanti. In presemina, per sostituire l’effetto del glifosate, utilizzo false semine che sono poi seguire, per il riso, da un accurata sommersione mantenuta per sopperire alle malerbe. L’alternanza di anni a riso e colture differenti in asciutta, come sovesci di loietto, mi hanno permesso di contenere la propagazione di malerbe specifiche da risaia, favorite in situazioni di monosuccessione. Mentre nelle annate di risaia, a sommersione mi permette di eradicarmi da infestanti da asciutta e non adatte alla situazione della camera da risaia». Autore: Emanuele Virota