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TORNA L’ALLARME ARSENICO

da | 21 Apr 2017 | Internazionale

La rivista tedesca “Öko-Test”, dedicata ai temi dell’ecologia, in una recente indagine ha evidenziato come nel riso integrale risulti una presenza di arsenico in misura maggiore rispetto al riso raffinato. L’arsenico inorganico viene considerato come sostanza cancerogena per gli esseri umani, sebbene sia noto che il riso ed i prodotti a base di riso contengano residui di arsenico, minerale la cui presenza nella crosta terrestre è da sempre conosciuta. L’Ente Risi ha affrontato il problema nel 2012 con una ricerca che illustra come si possa ridurre il contenuto di arsenico seguendo determinate pratiche agronomiche (LEGGI L’ARTICOLO).

I composti inorganici di arsenico vengono ritenuti cancerogeni per gli esseri umani, o, a livelli di assunzioni più bassi, possono danneggiare la cute, i capillari ed il sistema nervoso, nonché favorire l’insorgenza di malattie cardio-vascolari. Dal terreno qui migra, attraverso processi in parte naturali e in parte causati dall’uomo, poi nelle falde acquifere e nei corsi d’acqua. La pianta del riso, tuttavia, assorbe più arsenico rispetto ad altre piante; la sostanza viene assimilata attraverso l’acqua dalle radici, e si deposita poi, fra l’altro, negli strati esterni del chicco di riso. Per questo motivo, il riso integrale risulta più contaminato rispetto al riso lavorato. Sempre secondo Öko-Test, sei campioni su sette di riso integrale analizzati contengono “arsenico in dosi molto elevate”. I campioni non provengono solo dall’Asia, ma anche da paesi europei come l’Italia, la Spagna e la Francia. Il riso integrale, rispetto a quello bianco, contiene più vitamine, più minerali e più fibre, poiché questi elementi, preziosi per la salute, sono contenuti soprattutto negli strati esterni dei chicchi. Purtroppo, anche le sostanze nocive come l’arsenico si depositano in questi strati.

Per evitare si assumere troppo arsenico, la rivista consiglia di lavare a fondo il riso (bianco ed integrale) sotto acqua corrente prima di cuocerlo in acqua dosata (1:6). L’acqua residua (e l’arsenico ivi dissolto) deve quindi essere eliminata a fine cottura. Pare che in questo modo si possa ridurre il contenuto di arsenico del 60%. Dal 1° gennaio 2016, all’interno dell’UE sono in vigore valori limite per arsenico inorganico in riso e prodotti a base di riso. A seconda del tipo di prodotto, variano da 0,10 a 0,30 mg di arsenico per kg di alimento. Se un controllo ufficiale rileva quantitativi di arsenico superiori a dette soglie, il prodotto viene contestato e tolto dal commercio. Secondo la Commissione Europea, il contenuto di arsenico negli alimenti verrà monitorato più attentamente nel triennio 2016-2018.

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