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SI ALZA IL MURO CONTRO IL MERCOSUR

da | 26 Lug 2019 | Internazionale

riso

Il Copa-Cogeca, la federazione che riunisce i sindacati e le cooperative agricole a livello europeo, dice no all’accordo con il Mercosur:  il segretario generale Pekka Pesonen, confermando l’appoggio agli obiettivi previsti dalla Commissione europea in materia di commercio, sottolinea però che quello con il Mercosur è un caso a parte. Sia le organizzazioni agricole che cooperative hanno portato avanti una lunga campagna per spiegare tutte le dirette conseguenze di questo accordo. Tuttavia, sono state fatte notevoli concessioni nel capitolo agricolo, specialmente riguardo ad alcuni dei settori europei più sensibili, come quelli delle carni bovine, delle carni di pollame, dello zucchero, dell’etanolo, del riso e del succo d’arancia, per i quali sono stati proposti contingenti tariffari copiosi. Nonostante il riconoscimento del nostro sistema di indicazioni geografiche e l’accesso fornito ad alcuni prodotti trasformati, purtroppo la Commissione non ha curato a sufficienza i propri interessi offensivi, che avrebbero potuto minimizzare in parte le perdite nel capitolo agricolo. Di fatto, l’agricoltura è stata la moneta di scambio per facilitare i profitti di altri settori.

«Il Presidente Bolsonaro può congratularsi con i suoi negoziatori per il lavoro svolto  afferma il Segretario generale del Copa-Cogeca, Pekka Pesonen – Dal nostro punto di vista è difficile accettare che solo alcune settimane dopo le elezioni europee, la Commissione europea uscente abbia firmato un accordo che incoraggerà una politica commerciale a due pesi e due misure, che amplierà il divario fra quanto richiesto agli agricoltori europei e quanto tollerato nei confronti dei produttori d’Oltreocoeano. Non c’è in gioco soltanto l’economia qui. È la triplice linea di fondo della sostenibilità europea: sociale, economica e ambientale. Esortiamo i capi di Stato e di governo a prendere una posizione netta, nominando un nuovo Presidente della Commissione che sia in grado di richiudere il vaso di Pandora, di proteggere il settore agricolo europeo e di rispettare le aspettative della società civile dell’Ue».

Nei prossimi mesi il Consiglio e il Parlamento dovranno farsi sentire e fornire alla comunità agricola europea le soluzioni per mitigare gli impatti negativi del Mercosur. Dovranno farlo fornendo un bilancio più forte per la politica agricola, dispositivi per prevedere le distorsioni del mercato e strumenti di monitoraggio per minimizzare l’impatto cumulativo dei negoziati commerciali in corso e futuri. Nei mesi che seguiranno i team di tecnici di ambo i blocchi lavoreranno sui dettagli dell’accordo. Gli Stati membri dell’UE, nel frattempo, devono incaricare la nuova Commissione di assicurarsi che l’accordo includa disposizioni volte ad evitare accessi sul mercato dalla porta di servizio e ad alleviare gli effetti delle doppie norme. È inoltre molto importante che l’accordo sia applicato adeguatamente e che garantisca reciprocità alle imprese agroalimentari europee, in particolare alle piccole e medie imprese. Diversamente dall’Ue, che è il primo importatore di prodotti agroalimentari al mondo (116,6 miliardi di euro), il Mercosur non è un vero e proprio mercato unico, è molto protezionista ed erige molte barriere nei confronti dei prodotti europei. Ad esempio, il Brasile è uno dei principali fornitori di carne per l’Ue, ma impone restrizioni, che non sono in linea con le norme internazionali, su molti dei prodotti europei a base di carne. In un momento in cui il nuovo Parlamento europeo si sta insediando, è importante che gli eurodeputati chiariscano che non dovrebbe esserci alcuna applicazione dell’accordo Ue-Mercosur a titolo provvisorio. Ciò è particolarmente importante, considerati i gravi squilibri nel capitolo agricolo dell’accordo, nonché la mancanza di garanzie, fra le varie, circa il rispetto degli impegni in materia di ambiente e cambiamento climatico da parte dei paesi del Mercosur. Come il Copa e la Cogeca ripetono da alcune settimane, il “finale” dei negoziati con il Mercosur non dovrebbe rappresentare “la fine dei giochi” per il modello di produzione agricolo dell’Ue.

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