Tra gli allarmi lanciati a Napoli dalla Coldiretti – con il 61,5 per cento dei campioni risultati irregolari per la presenza di residui chimici il peperoncino proveniente dal Vietnam è il prodotto alimentare meno sicuro in vendita in Italia, eppure nel 2013 ne abbiamo importati ben 273.800 chili! – quello che ci preoccupa maggiormente è ovviamente relativo al riso. Nel Dossier “La crisi nel piatto degli italiani nel 2014”, presentato dalla Coldiretti in base alle analisi condotte dall’Agenzia europea per la sicurezza alimentare (Efsa) e presentate nel Rapporto 2014 sui Residui dei Fitosanitari in Europa, il riso d’importazione che proviene dall’India presenta il 12,9 per cento di irregolarità eppure si registra nel 2013 un quantitativo record di 38,5 milioni di chili. L’origine di queste contaminazioni è ovviamente l’utiilizzo in quel Paese di prodotti agrochimici vietati in Europa ed è un problema che accomuna il riso indiano a quello proveniente da altri paesi in via di sviluppo. Un ulteriore motivo per riflettere non tanto sulla necessità di aiutare i Paesi poveri a risollevarsi ma sulle soluzioni adottate. Per questo, la filiera del riso italiano sta insistendo con la Commissione europea, attraverso il Mipaaf, affinché si ponga un freno alle importazioni a dazio zero dai Pma, dopo che la Cambogia, sfruttando quest’accordo, ha invaso l’Ue di confezioni di riso lavorato. L’import è passato da 5,5 mila tonnellate 2009 a 230 mila nel 2013. Oggi la Cambogia produce 9,3 milioni di tonnellate e può esportarne 3,35 milioni (2,08 di prodotto lavorato) mentre in Europa il consumo di riso lungo B è di 1,6 milioni di tonnellate.La richiesta italiana è l’adozione di misure di salvaguardia ai sensi dell’art. 22 regolamento Ue n. 978/2012. (29.05.14)