Altro che collaborazione istituzionale. Il Ministero delle politiche agricole e la Regione Lombardia se le danno di santa ragione. Verbalmente, s’intende. L’oggetto del contendere è l’approvazione del Psr. La ragione è il primato lombardo. Già, perché l’assessore Gianni Fava (nella foto grande, a sinistra), di estrazione agricola e mantovana, il che lo rende un osso duro per un postcomunista bergamasco come il ministro Maurizio Martina (foto piccola), ha caricato a sistema il piano di sviluppo rurale che ha presentato a Bruxelles per primo e ha annunciato che farà partire i bandi prima di ricevere il visto europeo. Sottinteso: il Pirellone non aspetta i ritardatari, come invece vorrebbe il governo. Spiccio com’è, Fava boccia la regia di Martina e alla prima occasione rivela – l’ha fatto l’altro ieri – che hanno già ottenuto il via libera comunitario ben 18 Psr europei ma nessuno degli italiani e che la solita burocrazia romana cospira per far arrivare ultima anche la “locomotiva d’Italia”. «Apprezzo l’impegno del governo italiano a farci restare fra gli ultimi dell’Unione europea a non avere alcun PSR approvato – ha detto Fava – Una livella al ribasso che non incide su un paese già disperato di suo come l’Italia, ma che penalizza gli agricoltori lombardi, in attesa di poter accedere ai fondi comunitari». Lo spauracchio è che senza visto europeo i fondi del 2015 sfumino. «Mentre sempre più agricoltori europei potranno affrontare le crisi di mercato con gli strumenti messi a disposizione dall’UE, dagli Stati e dalle Regioni – ha avvisato l’assessore lombardo – inspiegabilmente l’Italia ha chiesto a Bruxelles di tenere ferme le autorizzazioni ai PSR fino al 15 maggio, con il rischio di perdere altri mesi, dopo che la programmazione è già slittata dal 2014 al 2015. Tenuto conto che oggi la Lombardia è l’unica Regione ad aver caricato a sistema il PSR l’atteggiamento adottato dal governo italiano è di palese ostilità nei confronti della prima regione agricola italiana e la prima agroalimentare d’Europa». Non è la prima volta che Fava pesta i calli a Martina. Qualche settimana fa aveva liquidato il vertice di Milano sull’Expo così: «solo banalità». Immaginatevi un ministro che è cresciuto politicamente a Milano – Martina era il pupillo di Filippo Penati –, che lega la sua carriera politica all’Expo e che con la Lega ci parla giusto giusto per dovere istituzionale: «Spiace che l’Assessore Fava continui a giocare allo scaricabarile. Se il programma della Lombardia non è stato ancora approvato, infatti, è perché la Commissione UE ha presentato osservazioni alle quali la Regione deve dar seguito in maniera puntuale per poter arrivare all’approvazione tempestiva, come meritano allevatori e agricoltori locali. E’ bene ricordare che il Ministero, in questa fase di negoziato diretto tra Regioni e Commissione, non ha alcun potere di autorizzazione»: questo giudizio al vetriolo non è firmato da Martina ma è stato fatto filtrare da “ambienti” del Ministero. La nota ufficiosa – apparsa sul sito Agricolae – non si ferma qui: «L’assessore Fava, poi, dovrebbe conoscere – sottolinea – le proposte avanzate dal Ministero per far partire i PSR già a marzo prossimo. Non si attenderà l’approvazione comunitaria dei programmi, visto che potrà avvenire solo quando le Regioni avranno completato la riscrittura delle varie misure richiesta da Bruxelles. La soluzione tecnica è stata già individuata con le Regioni dal Ministero per evitare ulteriori ritardi, come la stessa Lombardia sa bene. Meglio quindi sarebbe se l’assessore Fava si concentrasse sulle cose da fare. Le imprese agricole chiedono risposte concrete, non inutili palleggiamenti di responsabilità».A questo punto vi chiederete: ma a che punto è il Psr della Lombardia? Ambienti dell’assessorato (così ci uniformiamo anche noi allo stile comunicativo di questa vicenda) ci fanno sapere che le indiscrezioni ministeriali sono fuorvianti, che cioè non c’è nessuna controdeduzione europea al documento lombardo e che il Pirellone perseguirà la propria strategia: poiché si rischia di perdere i fondi Psr 2015, i bandi partiranno prima del visto, infischiandosene della “regia” ministeriale e compilando una classifica provvisoria, mentre i finanziamenti saranno erogati necessariamente solo quando arriverà il “bollo” europeo. Sperando che il visto non ritardi oltre giugno, un’eventualità che nessuno può escludere. Così come non si può escludere che l’Europa non blocchi alcuni dei Psr di cui oggi si dà per scontata l’approvazione, che sono quelli di Lombardia, veneto, Toscana e Provincia autonoma di Bolzano. Sembra che nel Psr veneto, in particolare, siano a rischio le misure che prevedono la partecipazione delle imprese contoterziste. Ma anche queste sono, ça va sans dire, voci di corridoio. (23.02.15)