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GUERRA DELL’ACQUA IN PAKISTAN

da | 20 Giu 2021 | Internazionale

irrigazione

La previsione 2020-2021 di esportazione del riso è che raggiunga una quantità equivalente al 2019/2020, ovvero 3.190.000 tonnellate di Non-Basmati più 960.000 tonnellate di riso Basmati, come spiega il rapporto The Rice, edito da Gaotrade. La Cina è stata un grande acquirente nei primi due mesi di quest’anno con 210.000 tonnellate esportate (Wrlg 5 % Sortex Dp – specifica di alta qualità).

I risicoltori del Sindh sono stati colpiti da un’acuta carenza d’acqua: come accaduto in molte parti della provincia non sono stati in grado nemmeno di avviare i vivai. Secondo un agricoltore locale, è ormai troppo tardi e ora non è possibile nemmeno pensare di coltivare il riso per quest’anno. L’imprenditore agricolo ha ricordato che in precedenza erano soliti ricevere l’acqua prima, in marzo e aprile, per preparare i vivai, ma ora i corsi d’acqua ricevono poca acqua una volta al mese, che non è sufficiente a salvare nemmeno il bestiame, figuriamoci a soddisfare i bisogni degli esseri umani, ha aggiunto.

Questo perché sulla costa, conferma il risicoltore, sono state avviate coltivazioni di cotone, che richiedono un’adeguata irrigazione una volta alla settimana, oltre che di paan (foglia di betel) su una vasta area, che potrebbero non salvarsi di fronte alla prolungata scarsità d’acqua.

I rapporti provenienti da altre aree risicole come Badin, Dadu, Jacobabad, Larkana e i distretti di Qambar-Shahdadkot mostrano come gli agricoltori siano in attesa di ricevere l’immissione dell’acqua nel sistema di irrigazione, dato che la stagione per avviare i vivai solito inizia in aprile e maggio; attualmente, però, tutto si è bloccato.

Scarsa disponibilità d’acqua in Pakistan

Jan Odhano, un attivista locale e agricoltore del distretto di Jacobabad afferma che in passato si riceveva l’acqua del fiume in aprile e i contadini della zona godevano di raccolti rigogliosi, come verdura e frutta, oltre a riso e grano, ma ora la situazione è cambiata e nessuno può pensare di coltivare il grano, perché non c’è sufficiente disponibilità di acqua. Perciò i contadini si affidano solo al riso, che anche quest’anno sembra in difficoltà. L’attivista aggiunge che sono finiti i giorni in cui gli agricoltori avevano grano e altre colture che consentivano loro di accumulare scorte alimentari diversificate per il proprio consumo e qualche extra da vendere al mercato. Seguendo una vecchia pratica, ha ricordato, i contadini, dopo aver raccolto il riso, coltivano verdure grazie all’umidità del terreno coltivato a riso e guadagnano qualcosa con la coltivazione di meloni, angurie e altre colture di breve durata.

Solo pochi risicoltori nel distretto di Jacobabad hanno installato pozzi per estrarre l’acqua sotterranea per preparare tempestivamente i vivai. Secondo i rapporti, sembrano pronti a trapiantare le piantine dopo aver ricevuto l’acqua del canale in giugno. Il distretto di Jacobabad riceve l’acqua per l’irrigazione attraverso il Begari Wah (canale), partendo dal Gudu Barrage. Nawab Zubair Talpur, presidente della Sindh Growers Alliance (SGA) la definisce una cospirazione per distruggere l’agricoltura del Sindh in un modo o nell’altro: a volte a causa di sementi di scarsa qualità,  che non possono germogliare, mentre altre volte a causa dell’interruzione del flusso dell’acqua, che interrompe le pratiche tradizionali.

Il Sindh, secondo la fonte locale, non stava ricevendo la sua giusta quota d’acqua perché il Punjab stava violando gli accordi; tuttavia, persone politicamente influenti nel Sindh, in combutta con il dipartimento di irrigazione, stavano anche creando problemi ai contadini, che pagano il prezzo di questa “questione politica” tra Sindh e Punjab. Ha osservato che certi funzionari, dopo essersi fatti “ungere”, permettono ai grandi proprietari di godere di più acqua, privando gli altri della loro parte.

I funzionari del dipartimento dell’irrigazione del Sindh si rendono conto che c’è più del 60% di carenza d’acqua in tutti gli sbarramenti come Gudu, Sukkur e Kotri, da dove partono tutti i canali per irrigare i terreni agricoli dell’intera provincia. A causa di questo, rilasciano poca acqua nei canali per salvare il bestiame e soddisfare solo le esigenze degli esseri umani. Ma gli agricoltori influenti prendono l’acqua da questi canali attraverso le pompe per salvare le loro coltivazioni. Gli anziani della comunità credono che durante i mesi di giugno e luglio riceveranno l’acqua irrigua per le colture con un miglioramento dei livelli d’acqua sotterranei, il che va a beneficio delle fonti tradizionali.

Si tratta di un problema comune per gli abitanti delle zone rurali. I corsi d’acqua li aiutano a ottenere l’acqua per uso domestico, perché quella sotterranea è diventata salmastra. Così, le strutture idriche tradizionali come i pozzi e le pompe a mano non servono più.

Ritardi nell’avvio delle colture

La questione della disponibilità idrica diventa sempre più pressante, non solo per l’agricoltura: si possono vedere in molte aree gruppi di donne che trasportano diversi tipi di brocche e lattine, mentre vanno a prendere l’acqua dai vicini corsi d’acqua sotto il sole cocente. Molte città e villaggi fiorenti ricevono anche l’acqua attraverso linee di rifornimento installate dal governo e provenienti da questi corsi d’acqua per l’irrigazione.

I risicoltori ritengono che l’avvio della coltura nel Sindh possa essere ritardata di un mese o più. Nello scenario attuale, sembra che gli agricoltori possano ricevere l’acqua a giugno per i vivai. inoltre gli agricoltori ritengono anche che vengano forniti loro semi di riso di bassa qualità, che faticano a germogliare, oltre ad essere privati della quota d’acqua che spetta loro. (Fonte: Gaotrade)

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