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FREGATURA IN SCATOLA

da | 30 Ott 2013 | NEWS

cia-logo-piccoloNonostante una produzione in flessione, i prezzi per le varietà da esportazione di risone, sono crollati del 25% da luglio, con una perdita tra il 15 e il 20% rispetto all’inizio della campagna precedente. Giovanni Daghetta, presidente del gruppo di interesse economico (Gie) riso della Cia Nazionale oltre che  del gruppo consultivo riso del Copa (il sindacato europeo degli agricoltori) e della Cia di Pavia ammette la sorpresa: “Eravamo  convinti  che per quest’anno  il settore avrebbe potuto avere problemi a causa del maltempo della primavera che aveva costretto a semine molto tardive con quindi possibili conseguenze negative sulla quantità e magari su rese e difetti. E invece ci troviamo ad affrontare un grave problema di mercato”. Una situazione che ha colto alla sprovvista anche l’industria di trasformazione. “Le cooperative dei produttori hanno  sottoscritto con l’industria  un contratto di conferimento – rivela – confermando come base di partenza il prezzo dello scorso anno.  Non ci si aspettava  l’improvviso aumento esponenziale delle importazioni a dazio zero da Birmania e Cambogia, ben 147.000 tonnellate di riso lavorato che si sono riversate negli ultimi mesi sul mercato europeo,  creando una situazione di forte competizione che ha causato un repentino abbassamento dei prezzi sul mercato, anche per il rischio che questo di importazioni continui nei prossimi mesi. Quello che preoccupa maggiormente è che potrebbe non  trattarsi  di una situazione eccezionale: in base all’accordo Eba (acronimo inglese per Tutto meno le armi) tra la Comunità europea e i paesi meno avanzati (PMA) non vi è un limite quantitativo alle importazioni in esenzione di dazio da questi Paesi. In altri termini le quantità importate potrebbero in futuro aumentare in modo rilevante creando forti tensioni sul mercato o addirittura condizioni di competitività non sostenibili dalla nostra risicoltura”. La Cia chiede alla Comunità europea di “attivare la  clausola di salvaguardia che consente di intervenire quando un regime di importazione crea forti turbative di mercato mettendo a rischio settori produttivi comunitari, come succede in questo caso” e di rivedere la politica delle concessioni, ma sottolinea anche il nodo Pac: “la risicoltura comunitaria è stata in equilibrio sinora combinando un sistema di dazi all’importazione con una compensazione pac alla produzione.  Il futuro del settore dipende quindi non solo dalla difesa del valore del dazio al massimo livello possibile, ma anche dalla conferma di una compensazione pac per il riso ad un livello che mantenga una sostenibilità economica alla coltura”. Il risicoltore ammette che in questa fare “pure l’industria nazionale è danneggiata, proprio perché il prodotto importato è riso lavorato e in buona parte addirittura importato  in piccole confezioni (l’ulitma rilevazione parla di 150mila tonnellate di riso in scatola destinato ai supermercati). Non dobbiamo dimenticare che un vantaggio competitivo della nostra industria sta  nella vicinanza con l’area di produzione del risone. E vantaggio competitivo significa maggiori possibilità e anche maggiori margini di mercato. Per l’industria nazionale sarebbe un grave problema un forte ridimensionamento della superficie a riso nelle nostre province”. (20.10.2013)

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