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IL NOME SUL CHICCO

da | 30 Ott 2013 | Riso in cucina

namePrima fu la Coca Cola, a chiamarci per nome. Poi la Nutella. Qualcuno sta pensando alla pasta battezzata” e qui la cosa complica maledettamente, perché provate voi a scrivere Paolo o Agnese su una penna rigata… Per non dire un fusillo: roba da contorsionisti. Perché ne parliamo? Perché la moda di scrivere il proprio nome su un chicco di riso l’abbiamo già vissuta e dimenticata. Roba da bancarelle cinesi negli anni Novanta, ricordate? Adesso è ancora possibile trovare qualcuno che prova a venderlo su internet ma non ha certamente la penetrazione di mercato di un Antonio sulla lattina o di una Susanna all’ora di merenda. Perché il problema di chi produce è precisamente quello di vendere ma il problema di chi consuma è di ricondursi alla realtà. Scegliere un prodotto non perché sia buono ma perché stimola pulsioni più profonde, colma lacune ancestrali, insabbia dubbi e paure, insomma, perché coccola la nostra psiche più che prendersi cura del nostro appetito è una devianza culturale prima ancora che alimentare. Piccola devianza, beninteso. Si può comprare il prodotto griffato con l’illusione che la marca non sia più Coca Cola o Ferrero, bensì Mario Rossi o Giovanna Bianchi, cioè che quel prodotto che acquisto sia proprio “mio” perché reca il mio nome, si può farlo senza essere migliori o peggiori di prima. Ma se si inizia a cercarlo, se non si compra altro allora la devianza si è già trasformata in psicosi. Per fortuna il nostro settooe è al riparo da simili trovate. Del resto, provate voi a serigrafare ogni singolo chicco di riso contenuto in una scatola… (28.10.2013)

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