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CENT’ANNI E NON SENTIRLI

da | 5 Feb 2023 | NEWS

«Queste ultime settimane hanno visto riaccendersi una polemica e riattizzarsi un rancore che da parecchi mesi cominciavamo a credere, con nostro sollievo, spento, tanto che molti di noi aprivano lieti l’animo alla speranza che si potesse, alla fine, salutare un accordo tra coloro che, legati ad una stessa sorte, ad una stessa terra, e ad una stessa passione, sono i veri benefattori del nostro circondario: gli agricoltori e gli industriali». Inizia così l’editoriale de L’Agricoltore, il bollettino dell’associazione fra gli agricoltori del Vercellese e sembra scritto oggi. Sembra, perché in realtà l’articolo è dell’agosto del 1922. Si è appena costituito il primo governo Facta, penultimo tentativo della Corona di evitare la deriva fascista, che avrebbe travolto il Paese di lì a pochi mesi, al termine del secondo governo Facta.

LA POLITICA NON C’ENTRA

Ma la politica in quest’articolo non c’entra. Anche se chi lo scrive non è tenero con «l’insipienza governativa» e non esita a denunciare «l’incompetenza paradossale di colore che decidono dall’alto le sorti di un prodotto che nessuno di essi, o dei loro satelliti, conosce».

Ciò che ci incuriosisce, però, è la preoccupazione con cui nel 1922, un altro anno gravemente siccitoso, si guarda agli scontri tra risieri e risicoltori. In quel caso non si parlava di prezzi, di cadmio e di navi approdate a Savona, come oggi, ma già cent’anni fa ci si sorprendeva – dolorosamente – per l’incapacità della filiera di comportarsi da filiera. Anche allora, come oggi, una voce fuori dal coro auspicava che si disponessero gli animi «ad accettare un sacrificio nella via degli interessi, dove, appunto, la conciliazione si deve concretare». Anche allora, come oggi, le due compagini consideravano i reciproci interessi alternativi e non complementari: allora, ad esser sinceri, c’era la lotta di classe e non c’erano i supermercati, i derivati e la globalizzazione, che oggi dovrebbero indurre a cercare accordi per una programmazione reale e vincente delle forniture e del reddito.

Uno che la filiera la conosce bene ci racconta che tempo fa il presidente dell’Ente Risi Paolo Carrà (che probabilmente smentirà) avrebbe proposto, in una riunione riservata, di realizzare davvero una filiera del riso italiano, sentendosi rispondere da un industriale: «ma no che va bene così, un po’ guadagniamo noi e un po’ guadagnano gli agricoltori». Intanto, continua a non piovere… Autore: Paolo Viana


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