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«SI LAVORA PER SUPERARE IL BLOCCO SUL BRUSONE»

da | 4 Lug 2016 | NEWS

rodolfiMarinella Rodolfi è la ricercatrice dell’Università di Pavia ehe da anni coordina il progetto Lotta al Brusone in Piemonte. L’abbiamo intervistata per capire se e come il blocco del monitoraggio imposto nel Vercellese dallo scontro tra Provincia e Regione possa avere delle conseguenze nel contenimento di questa malattia del riso.

Perché quest’anno il progetto si limita a monitorare il Novarese?

Il progetto “Lotta al Brusone” – risponde Marinella Rodolfi – è giunto all’ottava stagione consecutiva di attivazione, dimostrando di essere uno strumento ormai riconosciuto come effettivamente utile, in grado di affiancare i risicoltori da metà giugno a metà agosto. Purtroppo, diversamente da quanto accaduto negli ultimi anni, quest’estate la continuità territoriale di monitoraggio nelle aree risicole del Novarese e del Vercellese non sarà mantenuta. Le ben note vicissitudini che hanno gravato sulla complessa questione del riordino delle province non hanno consentito l’organizzazione del lavoro con le tempistiche necessarie per coprire anche l’area Vercellese. Una situazione non preoccupante, già accaduta in passato (nel 2013 si verificò la temporanea uscita dal monitoraggio del territorio Novarese) e che è da ritenersi transitoria: c’è una corale volontà di proseguire e rinforzare il progetto, e si sta già attivamente lavorando con questa finalità.

Sul piano scientifico quali conseguenze ha questo cambiamento?

Poichè il brusone è la malattia del riso per eccellenza “imprevedibile”, non avere i dati di un’intera campagna in uno dei territori risicoli più importanti per la produzione nazionale è certamente una perdita scientifica. Gli anni passati hanno dimostrato come ogni campagna possa essere diversa dalla precedente e come aree di coltivazione anche molto vicine fra loro possano essere sottoposte a rischi infettivi molto differenti. Tuttavia faremo il possibile per mantenere attiva una sorveglianza fitosanitaria diffusa, per continuare ad ampliare la collezione dei dati biologici preziosi per il perfezionamento del contrasto efficace dell’epidemia.

Dal 2009 a oggi come ha visto “cambiare” il brusone nelle nostre risaie?

Spesso, dovendo definire sinteticamente la problematica di questa malattia, ho utilizzato l’espressione di “enigma-brusone”. Abbiamo assistito ad un 2010 con un rischio limitato dal 10 al 20 agosto e solo per i risi più sensibili, ad un 2012 con un rischio diffuso nella prima metà di luglio e poi da fine luglio al 25 agosto, ad un 2013 in cui il bollettino è stato un costante segnale di rischio 0, ad un 2014 caratterizzato da 3 bollettini consecutivi a rischio 3 (rischio totale per tutti i risi) dal 7 al 14 agosto. Quest’anno le premesse per una campagna difficilmente prevedibile già si sono verificate, con variabilità meteorologiche che hanno e continuano a originare difficoltà nella gestione agronomica dei campi.

Negli ultimi anni sono aumentati i prodotti che lo contrastano: significa che è una malattia sempre più pericolosa o che si avvicina la resa dei conti?

Certamente significa che non possiamo abbassare la guardia, che dobbiamo sia continuare a sostenere le modalità tradizionali di controllo sia fare ricerca per potenziare o riformulare le strategie e i prodotti di contenimento dell’infezione. Ma significa anche che la risicoltura italiana è da intendersi come “eccellenza”, è un punto di riferimento per l’Europa intera. Senza l’ampio ed unico panorama di varietà coltivate in Italia probabilmente avremmo meno difficoltà a combattere questo fungo, che è un nemico abile, in grado di adattarsi alle novità varietali che anno dopo anno offriamo al consumatore.

Cosa consiglia ai risicoltori quest’anno per fronteggiare la malattia?

Consigliamo cautela, in ogni azione agronomica correlabile all’insorgenza della malattia (azotature in primis) e nelle tempistiche di azione. Consigliamo anche di ricordare sempre che la pianta del riso è veramente differente dalle altre colture, è una pianta che può recuperare molto bene, velocemente e che fasi inziali anche molto difficoltose possono portare a raccolti di successo.

Questo è un anno favorevole alla malattia?

Diciamo chiaramente che il primo brusone già c’è stato e non ce ne siamo accorti. La prima metà di giugno ha presentato tutte le caratteristiche ottimali per lo sviluppo della malattia: solo che il riso si trovava in uno stadio precoce per essere colpito in modo chiaramente evidente dal fungo. Non escludiamo che molte prime foglie (poi naturalmente ricambiate dalla pianta) siano state infettate e siano divenute sorgenti di inoculo. Infatti mai come quest’anno sin dal primo giorno di monitoraggio abbiamo conteggiato spore aeree in modo diffuso sul territorio: per questo consigliamo cautela. Molta cautela.

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