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RACCOLTO BUONO MA NON ECCEZIONALE

da | 28 Ott 2017 | Tecnica

I tratti più salienti del periodo oggetto del commento (16 agosto-15 ottobre) sono stati i seguenti: 1) una seconda quindicina d’agosto con piovosità inferiore alla norma e due ondate di caldo registrate nella seconda metà del mese d’agosto e culminate fra 16 e 18 e fra 26 e 28 agosto; 2) un mese di settembre con buona piovosità e temperature in prevalenza inferiori alla norma; 3) una prima quindicina di ottobre con temperature per lo più nella norma e scarsa piovosità.

Decorso circolatorio e termo-pluviometrico 

Per quanto attiene la seconda quindicina di agosto, La topografia media del livello di pressione di 850 hPa (figura 1a) mostra l’anticiclone delle Azzorre (indicato con A1) in posizione arretrata, in pieno Atlantico, mentre sull’Italia domina un promontorio dell’anticiclone africano (A2), struttura meteorologica che si è riproposta con una certa frequenza nell’estate 2017. Fra i due anticicloni subtropicali (Azzorre e Africano) e il ciclone d’Islanda (B1) si mantiene un regime di veloci correnti occidentali che nel loro flusso da ovest verso est trasportano le perturbazioni atlantiche, più attive a nord delle Alpi. Alla temporanea discesa a sud delle Alpi delle correnti atlantiche si deve la sola perturbazione importante del periodo, transitata fra il 18 e il 19 agosto e in coincidenza della quale le temperature si sono temporaneamente portate al di sotto della norma.

Per quanto riguarda settembre, il primo giorno del mese, in perfetta sincronia con l’inizio dell’autunno meteorologico, l’anticiclone africano ha ceduto definitivamente sotto la spinta di una saccatura atlantica. A tale rottura iniziale delle condizioni di stabilità estiva è seguito un mese all’insegna della variabilità a tratti perturbata. Lo conferma la topografia media mensile del livello di pressione di 850 hPa (figura 1b) che ci mostra l’anticiclone delle Azzorre in posizione arretrata, in pieno Atlantico, mentre sull’Italia domina un regime di correnti atlantiche a curvatura ciclonica e che isola sulla val Padana un minimo depressionario frutto dell’interazione delle correnti atlantiche con l’arco alpino.

Nel corso del mese abbiamo assistito al passaggio sulla nostra area di un totale di 5 perturbazioni, transitate rispettivamente fra 1 e 3, fra 6 e 10, fra 12 e 8, fra 19 e 20 e fra 23 e 26 del mese.

Il mese di ottobre, ha visto il prevalere di condizioni di tempo stabile e soleggiato, a tratti nebbioso a fine periodo. Fanno eccezione le due deboli perturbazioni transitate fra 2 e 3 ottobre e l’11 ottobre e l’episodio di foehn alpino registrato il 6-7 ottobre.

La figura 2 mostra l’andamento delle temperature medie dell’areale risicolo nel 2017 (linea sottile) e del trentennio 1987-2016 (linea più spessa). Le anomalie positive sono evidenziate riempiendo in rosso le aree comprese fra le due linee e quelle negative riempiendo in azzurro tali aree.

Lo stress da caldo e i riflessi sulla coltura del riso

Per quanto riguarda il rapporto fra condizioni meteorologiche e problemi di qualità delle cariossidi (cariossidi gessate o con microfessure) la letteratura scientifica indica come fattore predisponente il verificarsi di temperature medie giornaliere superiori ai 26°C nelle prime fasi di riempimento della granella. Al riguardo i dati in tabella 1 indicano che l’estate 2017, con una media di 16 giorni con temperature superiori alla soglia critica sul periodo che và da 20 luglio a 30 settembre, è risultata a criticità moderata, con livelli di criticità superati da altri 6 anni del periodo 2001-2017, per il quale gli anni più problematici in assoluto sono stati il 2003 e il 2015. Si tenga in ogni caso conto che le considerazioni ritraibili dall’indice utilizzato sono del tutto generali perché vi sono aspetti varietali e nutrizionali che agiscono in modo rilevante sui problemi di qualità delle cariossidi.

Numero di giorni con temperatura media superiore a 26°C registrati dal 2001 al 2017 sul periodo compreso fra 20 luglio al 30 settembre. Le annate più critiche rispetto alla 2017 sono evidenziate in rosso, quelle meno critiche in azzurro.

Alcune valutazioni preliminari sugli esiti della campagna 2017

In complesso a operazioni di raccolta ormai prossime alla conclusione (agevolata anche dalla pressoché totale assenza di precipitazioni nel periodo più recente), sembra che il profilo qualitativo della produzione sia complessivamente positivo. In genere le rese alla lavorazione industriale appaiono in linea con la media, con valori talvolta piuttosto elevati in particolare per quanto riguarda il “globale”. Anche i possibili difetti del granello risulterebbero complessivamente contenuti entro percentuali molto modeste, pur con qualche eccezione specie sui primi appezzamenti raccolti.

Sul piano quantitativo, in attesa dei dati ufficiali forniti dall’Ente Nazionale Risi, la campagna 2017 sembra prospettarsi come un’annata complessivamente buona, anche se probabilmente non eccezionale. A fronte di una moderata “pressione” delle patologie fungine, il fattore discriminante sul piano produttivo (a parte le perdite dovute alle grandinate, che sono state piuttosto diffuse, anche se su superfici in genere abbastanza circoscritte), risulta quello della disponibilità e regolarità della dispensa irrigua. Infatti ove l’acqua irrigua è stata carente, specie nel periodo compreso tra metà luglio e prima settimana di agosto, si sono riscontrati cali produttivi anche significativi mentre nei comprensori in cui la disponibilità irrigua è risultata normale le produzioni appaiono generalmente in linea con quelle medie dell’ultimo biennio, pur con alcune eccezioni a livello di singola varietà o di singola azienda.

Fonti dei dati

L’analisi è basata su dati meteorologici provenienti dagli archivi della NOAA (ente statunitense per la meteorologia e gli oceani). Dalla stessa NOAA provengono le carte circolatorie consultate. I dati termici e pluviometrici medi dell’areale risicolo del Nord Italia sono espressi come media delle 4 stazioni aeroportuali di Torino Caselle, Novara Cameri, Milano Linate e Verona Villafranca. Autori: Luigi Mariani, Università degli Studi di Milano – Disaa, e Flavio Barozzi, Società Agraria della Lombardia.

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