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NATURA 2000, OCCASIONE PERDUTA

da | 10 Mar 2017 | Norme e tributi

Quale ruolo per le aree di Natura 2000? Il Copa – Cogeca, la Cepf, la Confederazione europea dei proprietari forestali, quella dei cacciatori e l’Organizzazione dei proprietari fondiari hanno accolto con favore oggi a Bruxelles la nuova relazione della Corte dei conti europea, che mostra l’enorme potenziale di Natura 2000 nella protezione della biodiversità, ma ne denunziano uno scarso ricorso, in quanto la rete non viene gestita in maniera appropriata ed è difficile avere accesso ai fondi. Natura 2000 è una rete ecologica individuata su tutto il territorio dell’Unione Europea, destinata alla conservazione della biodiversità ed in particolare alla tutela di una serie di habitat e di specie animali e vegetali rari e minacciati, che nasce da due norme comunitarie denominate Direttiva “Uccelli” (1979) e Direttiva “Habitat” (1992).  La relazione afferma che la rete Natura 2000 è un elemento chiave della strategia della Ue per fermare la perdita di biodiversità e ricopre un ruolo fondamentale nella protezione di quest’ultima. Essa però ha anche rivelato che occorre ancora fare grossi progressi se si intende raggiungere gli obiettivi dell’Unione.

«La relazione indica che i fondi Ue sono insufficienti ed è difficile accedervi – conferma Pekka Pesonen, segretario generale di Copa – Cogeca, le organizzazioni che rappresentano gli agricoltori europei e le loro cooperative – inoltre, vi sono troppi oneri amministrativi e burocrazia attorno a queste misure. Anche se vi sono fondi disponibili nell’ambito del progetto Life, ad esempio, gli agricoltori stessi, che sono ammissibili teoricamente, di rado riescono ad accedervi nella pratica. Gestire la rete Natura 2000 giova a tutta la società e i benefici economici si stimano intorno ai 200-300 miliardi di euro per incentivare il turismo, una migliore efficienza nell’uso delle risorse e altri effetti. Questi benefici sono dovuti al buon lavoro di agricoltori, proprietari terrieri e proprietari forestali, che sono i protettori chiave della biodiversità. Tuttavia, le perdite finanziarie che subiscono come risultato di queste misure sono spesso molto più alte delle compensazioni ricevute, secondo quanto mostra la relazione».

Thierry de l’Escaille, Segretario generale dell’Elo, l’Organizzazione europea dei proprietari terrieri, ha aggiunto che i terreni che rientrano nella rete Natura 2000 perdono già molto del loro valore semplicemente venendo designati come aree Natura 2000. «Sono molti i costi legati alla rete a non essere coperti dall’Ue e dagli Stati membri. Gli agricoltori, i proprietari terrieri e i proprietari forestali hanno un enorme potenziale per fare sì che funzioni, ma devono ricevere il giusto sostegno per poterlo fare. Le spese attuali e i finanziamenti futuri vanno anche stimati più accuratamente in situ, secondo la relazione», ha insistito de l’Escaille.

Stessa posizione per Emma Berglund, Segretario generale della Cep, la Confederazione dei proprietari forestali europei: «La relazione indica che le misure avrebbero maggior successo nel lungo termine, se vi fosse una fonte di finanziamenti più duratura, anziché limitarli, ad esempio, a 4 anni, come accade in alcuni casi. Gli agricoltori, i proprietari terrieri e i proprietari forestali sono responsabili della produzione di foreste e terreni agricoli ad alto valore naturale e andrebbero premiati per questo, al fine di garantire il proseguimento delle loro importanti attività. I decisori politici devono riconoscerlo in futuro e trovare modi per attuare approcci fattibili e più semplici, per assicurare una migliore applicazione delle misure». In fine, Ludwig Willnegger, segretario generale della Face, la Federazione delle associazioni di caccia e conservazione della fauna selvatica dell’Ue, ha affermato: «All’interno della rete Natura 2000, conosciamo molti esempi in base ai quali gli agricoltori, i proprietari forestali e altre parti interessate rurali, quali i cacciatori, sono stati penalizzati. La rete è spesso stata imposta alle comunità locali, il che non promuove una conservazione basata sulla comunità stessa. È chiaro che gli Stati membri devono investire di più sulla comunicazione e l’incentivazione degli utilizzatori dei terreni, che hanno contribuito in primis alla qualità di queste aree».

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