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LA PAC RILANCERÀ L’ASCIUTTA

da | 20 Ott 2019 | Non solo riso

Cambiamenti climatici, un tema caldo anche nella Ue, come ha dimostrato la riunione informale dei ministri a Helsinki il 24 settembre per discutere il sequestro del carbonio nel suolo come azione per il clima in agricoltura. La discussione, presieduta dal ministro dell’agricoltura e delle foreste finlandese Jari Leppä si è incentrata sul sostegno al sequestro del carbonio attraverso la politica agricola comune: un tema in cui la filiera risicola può diventare protagonista, poiché come noto le risaie sono tra le maggiori produttrici di gas serra, le cui emissioni possono essere fortemente ridotte attraverso buone pratiche agricole. L’entità delle emissioni di gas a effetto serra in risaia dipende come viene utilizzato il terreno; se e quali altre piante vengono coltivate in rotazione con il riso; quali organismi che vivono nel suolo; proprietà chimiche e fisiche del suolo, e clima.

Sequestro e cambiamento

Il sequestro del carbonio nel suolo su terreni agricoli è uno dei mezzi chiave per mitigare i cambiamenti climatici. Le buone tecniche agricole possono aiutare i terreni agricoli ad assorbire più carbonio dall’atmosfera e queste tecniche possono essere sostenute attraverso la Pac. Secondo Leppä, il sequestro del carbonio nel suolo rende gli agricoltori fornitori di soluzioni chiave: «Oltre a mitigare i cambiamenti climatici, l’accumulo di carbonio nel suolo ne migliora la struttura e la qualità, aiutando l’agricoltura ad adattarsi ai cambiamenti climatici. Il terreno in buone condizioni è anche più produttivo e porta vantaggi economici». I ministri hanno ascoltato le opinioni delle parti interessate nel settore agricolo e delle organizzazioni ambientaliste, nonché della Commissione europea e del Parlamento europeo sul tema e l’azione per il clima in agricoltura. Secondo i ministri, la Pac offre una capacità sufficiente per aumentare il sequestro del carbonio, ma occorre garantire finanziamenti per la politica agricola.

Le esigenze locali

Il dibattito ha evidenziato la necessità di considerare le esigenze speciali locali e regionali. I metodi per misurare il carbonio devono essere migliorati, la ricerca deve essere aumentata e tradotta in pratica e lo sviluppo di innovazioni deve essere supportato. Praterie, rotazione delle colture, ridotta lavorazione del terreno, semina diretta, rimboschimento e agroforestazione sono stati evidenziati come azioni concrete in numerosi discorsi. La riforma della PAC è considerata un’opportunità per gli Stati membri di sostenere il sequestro del carbonio nel suolo e altre misure ambientali in agricoltura attraverso misure di sostegno nazionali.

Uno studio sulla risaia

Ha qualcosa da dire anche la risicoltura, come dimostra un recente studio pubblicato da Marcello Pagliai e Alessandra Lagomarsino sul sito dell’Accademia dei Georgofili: «E’ ormai evidente che una reale protezione dell’ambiente si attua a partire da una corretta gestione del suolo. E’ altrettanto noto che una delle emergenze ambientali è rappresentata dall’aumento della concentrazione dei gas serra nell’atmosfera e, quindi, anche l’agricoltura è chiamata a contribuire al contenimento di tali emissioni. I principali gas ad effetto serra emessi dagli ecosistemi agricoli sono l’anidride carbonica (CO2), il metano (CH4) e il protossido di azoto (N2O), che contribuiscono rispettivamente per il 60, 15 e il 5 %, al riscaldamento globale.

Sotto accusa

Fra le attività agricole, la coltivazione del riso è causa del 18 % delle emissioni antropogeniche di CH4, prodotto in condizioni di sommersione dalla decomposizione anaerobica della sostanza organica ad opera di microorganismi metanogeni. Recenti studi, tendenti anche a mettere a punto una metodologia per la misura di tali emissioni basata su un protocollo internazionale proposto dall’Università di Davis (California, USA) che prevede il campionamento periodico dei flussi in pieno campo mediante camere chiuse e la successiva analisi gascomatografica, hanno evidenziato che differenti pratiche di gestione idrica dei campi coltivati a riso possono portare a forti differenze nella quantità e nella qualità delle emissioni gassose. Infatti, la coltivazione del riso in condizioni di semisommersione o in asciutta ha dimostrato di ridurre in maniera rilevante (fino all’80 %) le emissioni di CH4, pur mantenendo produttività simili. Tuttavia, è stato evidenziato come condizioni aerobiche, o l’alternanza tra condizioni di sommersione e asciutta, possano favorire le emissioni di N2O e CO2 prodotti durante i processi di nitrificazione, denitrificazione e decomposizione aerobica della sostanza organica. In particolare, il N2O è risultato avere un forte impatto sul bilancio complessivo delle emissioni, a causa del suo elevato potenziale di riscaldamento (circa 300 volte superiore a quello della CO2).

Servono i dati

Al fine di valutare in maniera completa l’impatto ambientale e le potenzialità di mitigazione degli ecosistemi agrari, si sottolinea quindi l’importanza della quantificazione di tutti i gas prodotti ed emessi, in modo da considerare eventuali compensazioni tra i flussi dovute alla prevalenza di processi diversi. Inoltre, date le numerose interazioni tra i diversi processi e la scarsità di dati, soprattutto per l’Europa del sud, sono necessari studi specifici al fine di individuare le pratiche di gestione che possano massimizzare le potenzialità di mitigazione di tali sistemi». Secondo quest’analisi, assolutamente fondata, la Pac potrebbe rilanciare l’asciutta per il suo ruolo climatico, laddove, come si sa, questo metodo di semina produce seri problemi sul fronte idrico e idrogeologico.

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