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LA CRISI IDRICA VISTA DAL PAVESE

da | 29 Set 2022 | NEWS

L’attuale annata agraria è stata in modo innegabile una delle più difficili. La vasta carenza idrica e i grandi caldi di luglio e agosto, hanno impattato negativamente sui raccolti dell’intero Belpaese. In particolare, la risicoltura, che come si sa fa dell’acqua il centro nevralgico, ha risentito di questa drammatica stagione con perdite di raccolta anche del 100%. Vi sono importanti cali produttivi che senza dubbio andranno a incidere sul rincaro dei risoni gravando così sul consumatore finale.

La parola definitiva però, verrà data al termine di tutti i raccolti. Nel frattempo abbiamo deciso di intervistare alcuni agricoltori, per evidenziare i deficit e le problematiche emerse durante l’annata e al raccolto ormai ben avviato.

INTERVISTA NEL PAVESE: CASCINE CALDERARI

La prima intervista è con Giovanni Premoli, risicoltore pavese di Cascine Calderari (un piccolo paese alle porte di Pavia) che con dedizione e passione conduce da 60 anni l’azienda e i terreni di famiglia. Molto legato alla propria terra, il signor Tremoli, spiega con molta chiarezza l’annata agraria trascorsa e la relativa crisi idrica vissuta.

«La nostra azienda si estende su una superficie di 140 ettari. Di questi 110 sono destinata alla coltivazione del riso- introduce Giovanni Premoli – le varietà coltivate sono unicamente due, il CL Barone e il CL 388, che negli anni sono andate a sostituire la nostra varietà cardine coltivata, il Vialone Nano, di cui eravamo i principali produttori in provincia di Pavia».

«Non tutti i 140 ha- continua il signor Tremoli -sono destinati a riso per problemi legati all’irrigazione. Irrigazione che comunque nelle mie risaie non è mai stata continua per tutta la stagione. L’acqua è da sempre gestita mediante turni e orari, per poter così svolgere una sommersione turnata».

SOLO 12 GIORNI PER LA RACCOLTA IN CASCINE CALDERARI

Riguardo all’annata trascorsa, Premoli evidenzia i problemi riguardanti la disponibilità di acqua nella sua zona, sostenendo che aziende limitrofe alla sua abbiano perso la totalità del raccolto.

«Delle mie risaie il 35% è andato perso per la mancanza di acqua, tant’è che per fortuna con mio figlio- sottolinea- abbiamo deciso di sottoscriverci ad una polizza assicurativa. La decisione è arrivata dopo aver visto che la situazione con i laghi non andava a migliorarsi nè tanto meno quella climatica. Infatti, le piogge tardavano sempre ad arrivare. Del restante 65%, lo scarso approvvigionamento idrico da parte dei canali ha fatto sì che alla raccolta si sia registrata una perdita del 20% rispetto alla normalità degli anni passati. Tant’è- continua – che la stagione della raccolta si è dimezzata, passando da 25 giorni- che trascorrevano tra trebbia, carro ed essicatoio – agli odierni 12 giorni, nonostante mantenga sempre una capacità di essicazione di 400 quintali e con tempistiche di essicazione sempre uguali».

HA PATITO ANCHE IL BRUSONE

Termoli continua sottolineando inoltre come, entrambe le varietà da lui coltivate abbiano sofferto al deficit idrico, senza che una sia riuscita comunque a sopportare la mancanza di acqua. Allo stesso tempo, afferma, «le ridotte rese sono però soddisfacenti, la qualità dei due risoni è ottima. Questa annata particolare, che oltre alla scarsità di acqua ha visto giornate con temperature limite, ha fatto sì che il brusone colpisse poco le mie risaie, permettendo così di avere una resa di qualità».

Attribuendo tutte le colpe di perdita di resa unicamente alla mancanza di acqua, il signor Premoli evidenzia come in un’annata sfortunata almeno la qualità della granella è buona. Nonostante le problematiche però, ribadisce come sia sua intenzione mantenere i 110 ha tradizionali destinati alla coltivazione del riso, evitando di ridurne la superficie.

LA GESTIONE IDRICA

Riguardo alla gestione della situazione idrica l’argomento si amplia e diventa spinoso. La mancanza di acqua nei fontanili e la riduzione del 35% delle falde è legata ad una mal gestione, oltre che a problematiche ambientali, come raccontano gli agricoltori pavesi.

«Ciò ha fatto sì che negli anni abbandonassi nella mia realtà la semina sommersa- continua Premoli sottolineando come un ricircolo di acqua nei canali durante tutto l’anno possa migliorare la situazione –. Fare agricoltura significa produrre cibo, e ciò è alla base della vita. L’acqua è essenziale per permettere una buona resa. La giusta disponibilità  di acqua è possibile solo mediante un ciclo. Il ciclo si deve svolgere tutto l’anno, e soprattutto facendo sì che i fondi vengano destinati alla manutenzione dei canali esistenti e non per la creazione di nuovi fontanili o laghi. Questi ultimi potrebbero impattare ulteriormente sulle falde. La manutenzione e il miglioramento permetterebbero di indirizzare più acqua ai nostri campi».

Infine, l’agricoltore pavese racconta come anni fa nei Navigli l’acqua era perennemente presente tutto l’anno. Oggi, invece, tende a mancare per 8 mesi, lasciandone il letto secco. Autore: Emanuele Virota

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