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IMPORT SELVAGGIO, AIRI CERCA UNA VIA D’USCITA

da | 9 Ott 2015 | NEWS

produzione riso

ue2Recentemente, l’Associazione Industrie Risiere ha chiesto un incontro al Commissario Ue al Commercio, Cecilia Malmstrom, per difendere la richiesta dell’adozione della clausola di salvaguardia per azzerare i dazi all’importazione dalla Cambogia e dal Myanmar. Lo rivela Il Risicoltore che però nello stesso numero pubblica un’intervista all’europarlamentare Paolo De Castro chiarisce che «la strada della clausola di salvaguardia del regolamento EBA non si è rivelata efficace» gelando gli entusiasmi. Insomma, gli industriali cercano e ricercano uno spiraglio in Europa ma Bruxelles sembra essere sorda. Se ne è parlato anche l’8 ottobre nel corso di un incontro a Malpensa tra le industrie risiere dei Paesi produttori aderenti a FERM, la Federazione europea del settore, per fare il punto della situazione delle importazioni a dazio zero da Cambogia e Myanmar e «decidere la strategia futura» come recita una nota dell’Airi. Secondo l’associazione, «Grecia, Portogallo, Spagna e Italia hanno condiviso le preoccupazioni rappresentate dalla crescente importazione di riso lavorato da quei Paesi a prezzi, esenti da dazi, che non consentono di essere competitivi con il riso comunitario, e hanno ribadito l’intenzione di mettere a punto una strategia per correggere lo squilibrio che si sta determinando sul mercato. La campagna 2014/15 si è chiusa con un ulteriore forte aumento delle importazioni dai Paesi Meno Avanzati, raggiungendo le 262.678 t dalla Cambogia e 76.712 t da Myanmar, un ulteriore aumento del 24% rispetto al record della campagna precedente e un aumento del 82% negli ultimi tre anni. A nulla sono servite le missioni della Commissione Europea in quei Paesi nel maggio scorso per cercare di indurre Amministrazioni e società a contenere le loro esportazioni. Come previsto con largo anticipo da AIRI, i prezzi bassi dell’indica hanno indotto gli agricoltori a ridurre fortemente le superfici di riso indica negli ultimi tre anni, calate del 27% nell’UE e addirittura del 53% in Italia. Per un segmento di mercato già fortemente deficitario per l’UE, un ulteriore calo produttivo acuisce la dipendenza dall’estero e squilibra la produzione comunitaria: il tasso di autoapprovvigionamento è calato in 3 anni dal 42% al 27%. Nel contempo, anche il totale delle importazioni UE è fortemente aumentato (+39% in quattro anni), smentendo la Commissione Europea che da tempo sostiene come le importazioni dai PMA, almeno in parte, sostituiscano quelle da altre provenienze. In controtendenza invece le superfici di riso japonica, preferito dai risicoltori di tutta l’UE, sia per l’alta remuneratività delle ultime campagne che per la sfiducia sul riso indica. Il risultato è un record assoluto di superfici di japonica sia nell’UE che in Italia, lasciando prevedere una eccedenza di oltre 100 mila tonnellate difficilmente collocabile, tenuto anche conto che la Turchia, maggior acquirente extra UE di riso italiano, quest’anno non ha sofferto per la siccità e ha aumentato le superfici risicole interne. In generale uno scenario che non evidenzia ancora in modo netto un danno economico per il comparto ma che lo lascia fortemente presagire, con il rischio che anche il riso di tipo japonica perda la remuneratività per gli agricoltori e che si vada incontro ad un calo delle superfici totali nelle prossime campagne». Il documento si conclude spiegando che «le industrie risiere dei Paesi produttori hanno deciso di mantenere un contatto frequente, in vista della predisposizione di una nuova richiesta di clausola di salvaguardia, non appena si evidenzieranno ulteriori elementi di crisi del settore». (08.10.2015)

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