Il risotto del carcerato alla panna. Lo abbiamo scoperto nel libro "Ricette di evasione" (Cucina & Vini Editrice, www.cucinaevini.it) a cura di Clara Ippolito e Daniela Basti. E’ un’affascinante raccolta di storie di vita, di sogni e di cucina, nate intorno a un progetto realizzato nella Casa di Reclusione Maschile di Rebibbia. Dalla ricerca emerge che nelle cucine del carcere abbonda la panna, che diventa cos l’ingrediente prediletto "dietro le sbarre". Nel libro scorrono tante storie: da Ciro, napoletano verace, a Santo, che porta dentro di s ancora il richiamo della sua Sicilia e dei piatti della nonna, o di Franco, che lungo il filone e i profumi di un cibo rievoca le donne della sua vita, la madre e la moglie. Il dolore, la solitudine, la nostalgia che accompagnano le interminabili ore del carcere si mescolano cos al profumo di soffritto, mentre lungo i profumi di un rag – preparato magari con ingredienti eterogenei – si pu realizzare un’evasione virtuale, un ritorno a quella sottovalutata felicit quotidiana fatta di cose semplici e meravigliose. Da fuori possono arrivare in ciascuna delle sei visite al mese non pi di cinque chili di vestiario o di cibo, un’occasione per rivivere e socializzare il legame con la propria terra, dal pane carasau alle salsicce. E vediamo come si prepara il "Riso insolito" dei carcerati: il principio della ricetta di realizzare un piatto buono col poco che c’. E allora, si fa soffriggere aglio, olio e peperoncini rossi tritati dentro una pentola. In un altro pentolino si fa del brodo con un dado. Poi si fa un risotto magro, aggiungendo volta a volta il brodo fino a farlo consumare tutto. Quando siamo a cottura quasi ultimata si aggiunge panna da cucina e si mescola bene. E se non c’ panna? Va bene il latte, fatto cuocere a lungo affinch si rapprenda. Buon appetito!