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IL PSR LOMBARDO SI ARENA A BRUXELLES?

da | 28 Set 2014 | NEWS

«Saranno 55 i milioni di euro che andremo a stanziare nel prossimo Psr sul tema della consulenza: abbiamo scelto di portare al massimo le risorse, perché siamo convinti che per sostenere un’agricoltura che cresce devono essere a disposizione professionisti che evolvono, per accompagnare le imprese in modo adeguato». Lo ha detto ieri mattina l’assessore regionale all’agricoltura Gianni Fava (foto piccola) intervenendo al convegno “Programma di sviluppo rurale 2014-2020, scommesse per l’innovazione del sistema agroalimentare lombardo”, organizzato dalla Federazione regionale degli ordini dei dottori agronomi e forestali della Lombardia. Il ruolo degli agronomi e forestali, dice Fava, «viene riconosciuto in questo Programma di sviluppo rurale che ora è in fase di esame a Bruxelles». Le risorse, un miliardo e 157 milioni di euro fino al 2020, 133 milioni di euro in più rispetto alla precedente programmazione, «non sono esigue e permettono agli agricoltori lombardi di pianificare un percorso di crescita e di investimenti negli ambiti dell’innovazione, della competitività, dell’aggregazione delle filiere e anche nella tutela del territorio, che necessitano dell’apporto di professionisti come voi». Sulla tempistica Fava ipotizza che “il via libera definitivo dalla Commissione europea potrebbe arrivare tra novembre e dicembre, in modo che i primi bandi possano essere emanati tra gennaio e febbraio». Buone notizie per gli agronomi, dunque, ma non del tutto buone per gli agricoltori. Fava ha rivelato infatti che il Psr lombardo – da cui ci si attende qualche opportunità di “recuperare” almeno una parte degli aiuti sottratti dalla riforma della Pac – non piace all’Europa. Sembra infatti che a Bruxelles siano stati fatti dei rilievi su due aspetti: 1- verrebbe criticata l’eccessiva destinazione di risorse alle imprese agricole e la scarsità di fondi destinati ad altri soggetti, in primis enti pubblici; 2- verrebbe criticata la mancata attivazione della misura per l’ adozione della “banda larga”. Inutile dire che sul secondo rilievo dalla platea si sono levati alcuni risolini mentre il primo è decisamente più problematico: «Una delle critiche ricorrenti al precedente PSR era proprio di aver destinato troppi fondi a soggetti esterni alla produzione agricola – conferma l’agronomo (e risicoltore) Flavio Barozzi -: a puro titolo d’ esempio,nel documento che come Ordine Agronomi abbiamo fatto a giugno scorso scrivevamo “è stato inoltre rilevato come il precedente strumento programmatorio e normativo (PSR 2007-13) abbia destinato una parte non del tutto trascurabile delle sue risorse finanziarie (derivanti dalla “modulazione” degli aiuti PAC trattenuti a tutti i produttori) ad un numero ristretto di soggetti “collaterali” al mondo agricolo inteso in senso stretto, con risultati non sempre in linea con le attese. Per contro non sono sempre apparsi sufficienti gli interventi per il miglioramento delle strutture aziendali (ad esempio per dotare le aziende singole o associate di strutture di stoccaggio/conservazione dei prodotti)…”. (28.09.14)

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