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I TECNICI DANNO I VOTI AL SOVESCIO DELL’ENTE RISI

da | 15 Gen 2021 | NEWS

incolto

L’Ente Risi ha pubblicato i risultati di una sperimentazione sul rapporto tra le tecniche di lavorazione del terreno e la fertilità del suolo. I  diversi suoli sono stati anche suddivisi in base alle pratiche agronomiche (definite virtuose) contemplate: la rotazione, l’utilizzo del sovescio, l’interramento dei residui colturali e l’ammendamento con letame, liquame, digestati, fanghi e compost. Come abbiamo riferito, dall’analisi dei risultati «sovescio e ammendamento sono da considerarsi con particolare attenzione».

I pareri degli esperti sul sovescio dell’Ente Risi

Poiché sull’argomento la discussione è quanto mai aperta abbiamo interpellato gli esperti, a partire da Flavio Barozzi, agricoltore, agronomo e Presidente della Società Agraria di Lombardia, il quale già nel 2015 aveva esposto, presso il Padiglione WAA-Conafci di Expo Milano, uno studio su questi temi, dal titolo “Utilizzo di Vicia villosa da sovescio in risicoltura: aspetti agronomici, ambientali ed energetici” in cui affermava: «La tecnica del sovescio di Vicia villosa in risaia ha dato interessanti indicazioni sia sul piano agronomico che su quello ambientale e paesaggistico in un’ ottica di sostenibilità della produzione agricola. In particolare si sono osservati : incrementi di produttività, riduzione nel fabbisogno di fertilizzanti azotati di sintesi, miglioramento del paesaggio, incremento biodiversità e limitazioni dovute a  possibili ristagni idrici».

Una posizione chiaramente positiva nei confronti di questa tecnica, riguardo alla quale oggi Barozzi aggiunge: «La mia esperienza personale in materia di sovescio mi porta a considerarlo una pratica davvero virtuosa per il terreno risicolo, laddove sia fattibile. Le migliorie che apporta riguardano sia il mantenimento della sostanza organica che la gestione della risaia, per la quale si ottengono miglioramenti nell’alternanza tra fase aerobica ed anaerobica, a livello strutturale e, in alcuni casi, nella gestione delle infestanti. Ovviamente sono tutte tecniche che vanno calate nella realtà aziendale e devono essere proporzionate alle proprie necessità agronomiche ed operative. La rotazione, ad esempio, in Italia la ritengo inattuabile su circa 130mila ettari di terreno a risaia, soglia di superficie destinata a riso sotto la quale storicamente non si è mai andati e che ritengo sia la quota di terra in cui la monocoltura riso è l’unica pratica agricola attuabile. Riguardo agli ammendanti organici, argomento molto vasto e complesso, dico solamente che un buon sovescio, a mio modo di vedere, assicura garanzie migliori rispetto ad ammendanti organici di incerta provenienza».

Quanto poi al fatto che gli studiosi ritengano che «solo assicurando favorevoli processi a carico della frazione organica, potrà essere migliorata la sostenibilità agroambientale e la redditività dell’attività risicola», Fabio Lanfranchini, tecnico dello studio Pulsar di Borgolavezzaro (NO), precisa che «riguardo alla rotazione, pratica virtuosa riconosciuta da secoli in agricoltura, va considerato che essa è applicabile solo in contesti risicoli marginali, ad esempio le zone golenali di Sesia e Ticino. Come dico sempre, i terreni veramente da riso si possono utilizzare per la risicoltura, per fare un parcheggio o per fare mattoni.- afferma sorridendo Lanfranchini- Il sovescio e l’utilizzo di ammendanti che reintegrino la sostanza organica sono due pratiche fondamentali nella risicoltura odierna. La risaia, infatti, è spesso carente in sostanza organica, lavorando in anaerobiosi in terreni sommersi ed avendo spesso difficoltà ad attuare la rotazione. Seguo molte aziende che, applicando la misura 10.3 del Psr,  utilizzano il compost e dopo 5 anni di utilizzo si notano miglioramenti sostanziali nella recettività di suolo e coltura agli interventi ammendanti, esempio di come l’utilizzo di sostanza organica sia fondamentale».

Anche Dante Boieri sostiene la virtuosità di alcune tra le tecniche analizzate, dicendo: «La rotazione è indubbiamente una pratica importante per la fertilità del suolo, ma è condizionata da alcuni fattori come l’obbligatorietà della monocultura riso in certi terreni. Il sovescio si è dimostrato negli anni una tecnica capace di migliorare la dose di sostanza organica e la sua qualità nel terreno, grande vantaggio per il suolo. La concimazione organica è qualcosa di molto complesso che necessità di attenzione nella scelta del prodotto da utilizzare, su cui dare un giudizio univoco mi risulta complesso». Si dimostra più critico Giuseppe Sarasso, agronomo vercellese, che analizza nella sua interezza lo studio, spiegando: «Ho dei dubbi sul metodo di presentazione dei risultati per zone, dal momento che suoli distanti poche decine di metri possono presentare caratteristiche molto differenti. L’unico elemento agronomico  che può essere avvalorato dalla diminuzione del rapporto C/N (fattore positivo in un suolo) nella zona di Pavia, Milano e Lodi è l’utilizzo della semina interrata (utilizzata massicciamente in queste zone), che permette un’evoluzione migliore della sostanza organica nel suolo, innescando l’anaerobiosi dovuta alla sommersione della camera alcune settimana dopo rispetto alla semina in acqua. Riguardo alle conclusioni, ho notato che le affermazioni fatte non sono consolidate dai risultati ottenuti, a dimostrazione di come anche la ricerca scientifica oggigiorno sia influenzata dal politicamente corretto. Per ottenere i fondi necessari alla realizzazione di uno studio scientifico spesso bisogna interpretare  la realtà, finendo per affermare quanto richiesto dall’istituzione politica che finanzia anche laddove i risultati non lo dimostrino. Si tratta di una tendenza in crescita nell’ambito scientifico odierno, che ne favorisce la sua stessa decadenza agli occhi dell’opinione pubblica, come si può notare anche nella gestione della pandemia».

Viene da pensare, in seguito alle parole di Sarasso ed alle conclusioni dello studio, che i finanziamenti provenienti dalle istituzioni politiche spesso perdono di vista le reali necessità dell’agricoltura, inseguendo il consenso della maggioranza ed influenzando gli studiosi, che necessitano di fondi per poter lavorare. Nei prossimi anni questa tendenza probabilmente aumenterà, a causa dell’enorme spinta politica proveniente soprattutto dai paesi del nord Europa, che spesso non conoscono a fondo  le realtà agricole della zona mediterranea, ed è lecito aspettarsi che porti a degli svantaggi economici sostanziali per i nostri produttori agricoli. Finché l’Ue sosterrà il reddito degli agricoltori con dei contributi capaci di far fronte alle perdite e ai costi da lei imposti in nome della sostenibilità questo rischio potrà essere attenuato, ma se ciò non avverrà, sarà impossibile essere competitivi con mercati, come quelli asiatici, che forniscono riso lavorato a 35-40 €/quintale. Autore: Ezio Bosso

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