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ENTRIAMO NELLE RISAIE GRANDINATE

da | 28 Set 2020 | NEWS

grandine

Un’annata che aveva ottime premesse, quella del 2020, non ancora inficiata da eventi meteorologici di grande entità. Giovedì 24 settembre, tuttavia, un evento grandinigeno di straordinaria violenza si abbattuto per 36 minuti a partire dalle 17.30 al confine tra le province di Pavia e Novara, danneggiando pesantemente numerosi appezzamenti, soprattutto di varietà Indica. Nella maggior parte dei casi risulta antieconomica l’eventuale trebbiatura e risultano evidenti i danni da sgranamento e il decadimento qualitativo dovuto alla perdita delle cariossidi che erano ormai prossime alla raccolta. 

Abbiamo fatto il punto con Piero Actis, ispettore tecnico ed agente assicurativo Generali: «A seguito dell’evento grandinigeno, noi tecnici siamo nel pieno delle nostre operazioni, tanto è vero che siamo al lavoro anche la domenica per non fare perdere tempo a chi deve mietere. I due eventi grandinigeni, di rilevante entità, si sono verificati uno il 24 di settembre interessando i Comuni di Confienza e Palestro per quanto riguarda la provincia di Pavia e Vinzaglio e Granozzo con Monticello per quanto riguarda la provincia di Novara. In alcuni casi i danni sono anche totali: nei campi di Confienza, per esempio, i danni sono intorno al 94%. Il danno nell’altro areale è purtroppo di entità ben più importante ed è relativo all’evento del mattino del 25 che ha interessato praticamente tutta la provincia di Vercelli a macchia di leopardo e con diversi gradi di intensità, con i maggiori danni nella parte della Baraggia. La medesima situazione si registra in quasi tutta la provincia di Novara, anche a nord del capoluogo. Invece, per quanto riguarda la provincia di Pavia, si registra una zona con dei danni importanti pari a circa metà raccolto, anche in alcuni casi intorno ai comuni di Sannazzaro de’Burgondi e di Scaldasole, ma la provincia di Pavia è stata tutto sommato quella più risparmiata».  I risi di varietà Indica sono stati i più colpiti ma sono di rilevante entità anche i danni sulle varietà Japonica: «Tecnicamente i danni maggiori sono sicuramente sui risi di tipo Indica» continua Actis «proprio perché purtroppo presentano la peculiarità, a fronte di un evento grandinigeno, del facile distacco delle cariossidi. Altri danni si sono avuti sul riso Japonica, ormai prossimo alla raccolta e quindi duramente colpito dalla grandine, non a livello degli Indica ma in certi casi in maniera sostanziale. D’altro canto i risi un po’ più indietro nel ciclo vegetativo, cioè quelli che saranno raccolti tra una ventina di giorni, sono quelli che hanno sofferto di meno l’impatto dell’evento. Ovviamente le rese alla lavorazione e la qualità di questi prodotti saranno sicuramente inferiori perché la parte migliore è quella che viene quasi sempre inficiata dalla grandine. In provincia di Vercelli e Novara i risi raccolti prima dell’evento del 24 settembre erano circa il 20% mentre, per quanto riguarda la provincia di Pavia, i risi non colpiti perché già raccolti erano pari al 20 – 30%».

Anche Alberto Lasagna, direttore di Confagricoltura Pavia, comunica: «Le segnalazioni parlano di gravissimi danni concentrati nella parte nord ovest della Lomellina, con alcune aziende di Palestro e Confienza duramente colpite, oltre a gravi danni nel sud novarese. Allo stato attuale i danni locali sono ingenti ma diventa difficile, visto lo stato della raccolta, capire se e come questo influisca complessivamente. Certamente una grandinata di simile intensità nella terza decade di settembre è un evento eccezionale e, dove colpisce, i danni sono inevitabilmente ingenti, stante lo stadio di maturazione del raccolto. Come Confagricoltura Pavia siamo attivi da subito nel dare tutto il supporto agli associati colpiti». 

Il panorama delle segnalazioni pare allargarsi con la testimonianza di Paolo Dellarole, di Coldiretti Vercelli: «Ho ricevuto segnalazioni di danni da tutte le parti della provincia sia di Vercelli che di Biella. Parliamo della zona di Baraggia, Salussola e la Baraggia Vercellese, quindi nella zona di Arborio e dintorni. Poi ci sono segnalazioni anche dalla zona di Fontanetto Po e Saluggia, quindi non solo nell’area risicola. La zona colpita sembrerebbe dunque molto vasta, con danni anche importanti che però al momento è difficile quantificare».

Claudio Melano mette in evidenza anche i danni della seconda ondata grandinigena, quella del giorno successivo (25 settembre): «Se la grandinata del giorno 24 ha colpito gravemente le zone di confine tra il novarese e il pavese, con danni che vanno dal 90 al 100%, la seconda grandinata, quella del 25 mattina, ha colpito a macchia di leopardo, perché associata a raffiche di vento, interessando parecchi comuni del novarese con danni dal 40 al 50%». Giovanni Daghetta (CIA Lombardia), sottolinea la drammaticità a livello personale di eventi di questa entità, i quali tuttavia, se visti in una prospettiva globale, inficiano l’economia risicola solo in minima parte: «Sebbene sia ancora difficile fare stime precise dei danni, è evidente che le ripercussioni a livello personale di una perdita di raccolto di questo tipo e vicina al 100% del raccolto sono inestimabili. È pur vero, tuttavia, che la grandine in questo periodo fa enormi danni a livello personale ma a livello di economia del riso i danni sono quasi del tutto irrilevanti. Alcune zone sono state falcidiate mentre altre sono state colpite in maniera limitata. Ovviamente chi è colpito personalmente ed ha lavorato tutto l’anno resta deluso proprio nei giorni in prossimità del raccolto o a raccolto iniziato, ma da un punto di vista globale i danni sono circoscritti seppur di rilevante entità». Come spesso accade, infatti, la grandine non ha colpito in maniera uniforme bensì con diversi livelli di intensità, anche in zone immediatamente limitrofe.  Particolarmente drammatica la situazione nel novarese, a Granozzo con Monticello, dove hanno sede l’Azienda Agricola Carmagnola Valerio e l’Azienda Agricola Comazzi Giuseppe che hanno riportato danni pari al 98%.

Federica Carmagnola, dell’Azienda Agricola Carmagnola Valerio (Granozzo con Monticello, Novara), racconta: «La nostra zona non è per nulla soggetta a grandinate e l’ultima grandinata dannosa è stata il 14 agosto del ’92. Eppure, quella che si era presentata inizialmente come una pioggia sottile verso le 17.30, si è poi trasformata in grandine e soprattutto vento forte, che ha portato a questo disastro. Questa è stata veramente una bellissima annata, come ho avuto modo di osservare grazie allo smart scouting in campo a cadenza settimanale, monitorando la crescita delle spighe che, dopo questa grandinata, sono veramente irriconoscibili. Gli assicuratori hanno stimato un danno del 98% e questo significa che la spiga è completamente vuota. In foto si vede quello che dovrebbe essere un mazzo di spighe di riso di più varietà e sono quasi completamente spoglie. Con tutta probabilità in alcuni campi non entreremo nemmeno a raccogliere con la mietitrebbia bensì si entrerà a dicembre con la trincia. L’Azienda Agricola Comazzi Andrea è stata colpita ancora più duramente, trovandosi proprio nella direzione della grandine e anche le zone colpite marginalmente dalla grandine hanno rilevato danni non inferiori al 40 – 60%. Ora ciò che preoccupa è soprattutto il fatto che l’anno prossimo ci sarà una grande quantità di semi per terra che germineranno, quindi le aziende saranno costrette a seminare la stessa varietà che avevano coltivato l’anno precedente e soprattutto si dovrà tenere in considerazione che, dato il grande quantitativo di piante che cresceranno, ci sarà una forte lotta per gli elementi nutritivi del terreno. Abbiamo iniziato la raccolta di quel poco che è rimasto e stiamo facendo dei rilievi da satellite, dato che si nota anche da satellite il disastro accaduto». 

Anche il risicoltore Alessandro Depaoli di Bellinzago Novareseesprime grande preoccupazione sia per quanto riguarda la qualità del prodotto rimanente sia per quanto riguarda la prossima stagione: «La grandine appiana le differenze tra raccolti belli e raccolti brutti. Demoralizza gli agricoltori che lavorano bene da coloro che lavorano di sussidi che la invocano. Nella mia azienda di famiglia si fa riso da seme, quindi si cerca di lavorare il meglio possibile: non nego che una grandinata di media entità come quella capitata venerdì in tarda mattinata demoralizza parecchio perché si  è lavorato duramente un anno per vedere svanire (sebbene assicurati) i profitti ma soprattutto le soddisfazioni e gli investimenti per i quali si è lavorato l’anno in corso e i precedenti. La grandine, nel nostro caso specifico,  porta ad altre conseguenze che non vengono in nessun modo retribuite: in primis si avranno sulla qualità del prodotto rimanente, che verrà scelto solo se estremamente necessario e, in secondo luogo, ci sarà necessità di un ulteriore lavoro per la  divisione In lotti, per separare partite con presunte problematiche germinative (in quanto le cariossidi  migliori son cadute a terra). Ciò, di conseguenza, porta a contenziosi con le Assicurazioni sulla qualità. Una grandinata di tale rilevanza, inoltre, condiziona il futuro, in quanto per continuare a fare seme  bisogna riseminare le stesse varietà  senza poter apportare modifiche sulla superficie coltivata in vista dei trend di mercato e delle richieste delle ditte sementiere». Autore: Milena Zarbà

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