La fase del diserbo è una delle più delicate della risicoltura. L’Ente Nazionale Risi ha diffuso recentemente un’analisi di Cristian Mancuso (Centro ricerche sul riso) che elenca le principali operazioni e i prodotti utilizzati. Si parte dalla applicazione di erbicidi di pre-semina/pre-emergenza utilizzando principi attivi che agiscono sui semi in via di germinazione (prodotti antigerminello) come flufenacet, oxadiazon, pendimethalin, clomazone, o su piantine sviluppate come glyphosate, cycloxydim, propaquizafop (tecnica della falsa semina). “Il principio attivo utilizzato sulla quasi totalità della superficie coltivata a riso in pre-semina è l’oxadiazon – scrive Mancuso su Il Risicoltore, mensile dell’Ente Risi – che è fondamentale per il contenimento dell’eterantera, ha una buona efficacia anche su diverse altre infestanti da seme. Può essere impiegato con dosaggi molto variabili sia nelle semine in acqua sia in quelle interrate a file e viene normalmente miscelato con gli altri principi attivi”. Contro il crodo nel caso della semina in acqua, si può applicare il flufenacet, ad azione antigerminello: ha efficacia anche su altre infestanti da seme quali giavoni, alismatacee e alcune ciperacee. Per completarne lo spettro d’azione, si utilizza in miscela con oxadiazon. Il pendimethalin invece viene esclusivamente utilizzato nelle semine interrate: inibisce la germinazione dei semi delle infestanti e lo sviluppo del germinello. Agisce su infestanti graminacee annuali come Echinochloa crus-galli, Setaria spp. ed Panicum dichotomiflorum nonché su alcune dicotiledoni tipiche dei terreni non sommersi. Viene frequentemente miscelato con oxadiazon e/o clomazone a seconda del tipo di infestanti presenti storicamente nella camera di risaia. Il clomazone è utilizzato sia negli interventi di pre-semina/pre-emergenza sia in quelli di post-emergenza precoce, osserva Mancuso. “Viene assorbito attraverso le radici ed i germogli andando ad inibire la sintesi della clorofilla e dei carotenoidi nei tessuti fogliari. E’ attivo principalmente su graminacee quali giavone, digitaria e setaria. Ha un’azione residuale e a volte può provocare leggeri sbiancamenti alla coltura senza che però venga influenzata la produzione. Nella lotta al riso crodo con la tecnica della falsa semina, si impiegano glyphosate, cycloxydim e propaquizafop” annota l’esperto. Il glyphosate viene esclusivamente assorbito per via fogliare e non presenta nessuna azione residuale, ha un dosaggio di impiego variabile a seconda della concentrazione presente nei preparati in commercio, nonché a seconda di quali infestanti devono essere controllate. I dosaggi minimi possono essere sufficienti per le graminacee e vanno aumentati per il controllo delle piperacee e delle infestanti a foglia larga. Mancuso sottolinea che “il graminicida più diffuso per la lotta al riso crodo nelle semine in sommersione è il cycloxydim, assorbito per via fogliare deve essere impiegato alla dose di etichetta (4 l/ha) su risaia sgrondata con infestanti emerse. E’ possibile miscelare il cycloxydim con altri principi attivi per completarne lo spettro d’azione su alismatacee e ciperacee oppure per dare residualità al trattamento. Trascorse 48-72 ore dal trattamento è necessario ripristinare il livello iniziale dell’acqua per massimizzare l’efficacia. Vista la scalarità di nascita del riso crodo è possibile miscelare il cycloxydim con il flufenacet”. Un altro graminicida che agisce inibendo l’ACCasi (come il cycloxydim), è il propaquizafop. Essendo assorbito per via fogliare e in maniera inferiore attraverso le radici, il trattamento va eseguito con infestanti sviluppate. Possibili le miscele con glyphosate. Infine, Mancuso segnala che quest’anno si potrà utilizzare in deroga il pretilachlor, efficace contro diverse infestanti resistenti, in particolare i giavoni. (22.04.14)
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Bando per l’acquisto di tre mila tonnellate di riso italiano.