Proseguono avvistamenti, segnalazioni ed allerte per il “rischio brusone” che incombe sulle nostre risaie. In un contesto climatico già molto delicato per la coltura (medie termiche sotto la norma, ridotta eliofania, con qualche manifestazione di sterilità fiorale già segnalata sulle poche risaie attualmente in fioritura), con precipitazioni diffuse, elevata umidità relativa dell’ aria e prolungate bagnature delle foglie, il rischio di infezione da Pyricularia grisea è effettivamente presente, e potrebbe aumentare se le temperature dovessero crescere verso i limiti ottimali per il patogeno (27-30°C con l’ 80-90% di UR dell’ aria).(*)
Non è il caso di fare eccessivi allarmismi, ma di monitorare con la massima attenzione la coltura e le condizioni climatiche ed ambientali, per cercare di prevenire un’ esplosione di patologie fungine che in altre colture come la vite ha già assunto dimensioni preoccupanti. Un valido aiuto, anche nell’ ottica della”difesa integrata”, viene dai servizi di monitoraggio ed allerta messi a disposizione degli agricoltori dall’ Ente Risi, tramite il SAT di Vercelli, che il 31 luglio ha emesso una “allerta 2”, corrispondente ad un rischio brusone medio-alto. Ugualmente valido, basato su osservazioni capillari e verifiche scrupolose (le allerte vengono emesse dopo che i campioni di riso sospetto sono stati analizzati in laboratorio dall’ Università di Pavia) oltre che particolarmente immediato essendo basato su messaggi SMS, è il servizio messo a disposizione da Dow AgroSciences, che da circa un mese segnala la presenza di focolai su diverse varietà ed in diversi areali.
Un metodo empirico ma abbastanza efficace di “monitoraggio fai da te” può essere rappresentato dall’ osservazione di alcune infestanti di bordo e di campo particolarmente sensibili a Pyricularia (come alcune specie di Panicum o lo stesso riso crodo) oppure dalla semina di qualche “pianta spia” di una varietà suscettibile (tipicamente Vialone Nano) che è la prima a segnalare la presenza del patogeno.
Per il trattamento si dispone di tre principi attivi. Quello più specifico e di più ampio impiego è il Triciclazolo, autorizzato in Italia per il 2014 con registrazione di emergenza. Giova ricordare che l’ autorizzazione di emergenza scade il 28 agosto (per cui eventuali giacenze a tale data dovranno essere smaltite a norma di legge) e che il tempo di carenza è di 54 giorni (per cui una risaia trattata al 6 agosto non potrà essere raccolta prima del 30 settembre). Il Triciclazolo è un fungicida sistemico con azione essenzialmente preventiva e la sua dose di impiego è di 300-600 gr per ettaro a seconda delle strategie di difesa e del rischio di infezione (che, come noto aumenta in presenza, oltre che delle condizioni climatiche predisponenti, anche in caso di concimazioni azotate abbondanti o squilibrate e di elevate densità di investimento). Oltre al Triciclazolo sono disponibili prodotti a base di Azoxystrobin, una strobilurina che agisce a livello mitocondriale bloccando la respirazione del patogeno, che si impiega alla dose di 1 litro per ettaro. Inoltre è registrato un prodotto a base di Flutriafol, un triazolo che agisce come inibitore della biosintesi dell’ ergosterolo (un componente essenziale della membrana cellulare dei funghi), esercitando quindi anche una certa azione eradicante in caso di infezioni in atto e di sintomatologie evidenti; la sua dose di etichetta è di 0,6-0,75 litri per ettaro. Entrambi i principi attivi sono sistemici, hanno un periodo di carenza di 28 giorni, e possiedono uno spettro di azione piuttosto ampio (agiscono quindi anche su elmintosporiosi).
Anche per quanto riguarda l’ elmintosporiosi è opportuno un attento monitoraggio, specie in situazioni a rischio come quelle legate a terreni “leggeri” o comunque con ridotta capacità di scambio cationico, con squilibri nutrizionali o fattori di stress colturale. Oltre ad Azoxystrobin e Flutriafol hanno azione specifica su Drechslera oryzae (l’agente patogeno dell’ elmintosporiosi) anche i principi attivi Propiconazolo (un triazolo sistemico da impiegarsi prima della completa eserzione della pannocchia alla dose di 0,4-0,6 litri di f.c. per ettaro) ed Iprodione (un fungicida di contatto e copertura che si può impiegare in fioritura alla dose di 1 kg per ettaro di f.c. ed ha un periodo di carenza di 28 gg.). Nell’ ottica di un approccio “integrato” alla difesa della coltura, le strategie e modalità di intervento andranno ovviamente calibrate caso per caso, attraverso un’ attenta analisi dei fattori di rischio (sensibilità varietale nelle diverse fasi del ciclo, condizioni meteo, concimazioni e stato nutrizionale della coltura, governo delle acque, ecc.), valutando anche l’ impiego di pù principi attivi in miscela o l’opportunità di effettuare un doppio trattamento. (*) Bibliografia: A.M.Picco, D.Rodino, M.Rodolfi, F.Sala “Biologia di pyricularia grisea”, Università di Pavia. Autore: Flavio Barozzi (foto piccola). (04.08.14)