Le risaie bolognesi rinascono come ecosistema. Furono bonificate nel secolo scorso e per anni sono state coltivate solo a riso, da Bentivoglio fino a San Pietro in Casale. Terre difficili, paludose, portatrici di malaria, con boschi e roveti impenetrabili tanto che, nella seconda guerra mondiale, erano diventate persino rifugio dei partigiani. Poi, con il boom degli anni Sessanta, sono state abbandonate dai contadini che preferirono la fabbrica al lavoro dei campi. Oggi si stanno ricreando le valli bentivogliesi, grazie al Wwf. Dal 1981 la sezione Wwf pianura centrale bolognese si attiva con tutte le forze per stimolare amministratori, sensibilizzare studenti e associazioni di caccia e pesca perch appoggino il progetto dell’oasi. La zona era ormai quasi completamente disabitata. Siepi, alberi e pioppeti abbandonati erano stati ricoperti da una vegetazione spontanea. In molti terreni era tornata l’acqua o era predisposta per riceverla. Era spontaneamente ritornato un ambiente adatto alla presenza di animali, soprattutto uccelli ma con libero accesso a cacciatori, bracconieri, auto e moto. Oggi queste risaie che da Bentivoglio arrivano fino a San Pietro in Casale, sono diventate un’oasi protetta con percorsi riparati da siepi di canne con feritoie che permettono le visita e l’osservazione degli uccelli senza disturbarli. La Provincia di Bologna sta reintroducendo con successo la Cicogna bianca. E’ presente anche la rara testuggine d’acqua e sono stati contati tra stanziali, svernanti, migratori, nidificanti, 213 specie diverse di uccelli, alcuni molto rari e di cui si erano perdute le tracce.
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Bando per l’acquisto di tre mila tonnellate di riso italiano.